Individuato il meccanismo chiave attraverso cui il cervello traduce alcuni segnali periferici di sazietà. È il risultato di una ricerca svolta da Università di Firenze e Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma, in collaborazione con il Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza Università di Roma. Il titolo del lavoro, pubblicato su Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), è “Satiety factor oleoylethanolamide recruits the brain histaminergic system to inhibit food intake”.

È quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto di neuroscienze del Cnr e dall’Università di Padova e pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. La ricerca ha evidenziato come seguire questo stile alimentare assicuri una minore prevalenza di disabilità, depressione e dolore

È noto che la Dieta mediterranea ha effetti positivi sulle malattie neurodegenerative, metaboliche e cardiovascolari. Per la prima volta, ora, una ricerca pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che la Dieta mediterranea ha effetti positivi anche sulla qualità di vita e sui parametri connessi, come disabilità, presenza di dolore, depressione. Lo studio, nato dalla collaborazione tra l’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) e Nicola Veronese dell’Università di Padova, ha preso in considerazione 4.470 americani con un’età media di 61 anni.“È la prima volta che in uno studio di questo genere vengono prese a campione popolazioni con regimi dietetici lontani da quello mediterraneo e con una prevalenza di malattie cardiovascolari e metaboliche più elevata rispetto a quelle del Vecchio Continente”, spiega Stefania Maggi della Sezione invecchiamento dell’In-Cnr.

La monografia si struttura in 3 parti. Inizia con la descrizione del longininfismo nelle popolazioni ancestrali africane dei Boscimani/Ottentotti , che presentavano questo tratto come caratteristica ereditaria (il “grembiule”). Questi, nella loro migrazione spinti “ a tergo” da neo-negridi, con cui si ibridarono, attualmente sono ormai scomparsi come popolazioni pure.

 

Il disturbo non riguarda solo le difficoltà di lettura ma anche la motricità. Lo rivela una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, condotta in collaborazione con l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, pubblicata sulla rivista Human Movement Science.

Lo studio ha misurato il ritmo di scrittura di 77 bambini di cui 38 con dislessia.

 

Milano, 6 luglio 2015 – I disturbi tipici della dislessia non riguardano soltanto la lettura ma anche la motricità, cioè l’esecuzione di movimenti ritmici e coordinati. È il risultato al quale sono arrivati i ricercatori del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca che sono partiti da un esperimento di misurazione del ritmo di scrittura su 77 bambini.

La ricerca (“Dyslexic children fail to comply with the rhythmic constraints of handwriting”;  doi:10.1016/j.humov.2015.04.012, i cui autori sono Elena Pagliarini, Maria Teresa Guasti, Carlo Toneatto, Natale Stucchi del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e Elisa Granocchio, Federica Riva, Daniela Sarti, Bruna Molteni dell’Istituto Neurologico Carlo Besta) pubblicata sulla rivista Human Movement Science ha mostrato che nei bambini affetti da dislessia evolutiva la durata relativa di scrittura di ciascuna singola lettera che compone una parola non è costante ma varia in funzione della dimensione e velocità della parola scritta.

Lo studio è stato condotto dal gruppo di ricerca coordinato da Maria Teresa Guasti, ordinario di Glottologia e Linguistica, e Natale Stucchi, ordinario di Psicologia Generale, entrambi dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con il Servizio per i disturbi del linguaggio e dell’apprendimento dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano.

 

Laurea magistrale honoris causa in Biostatistica a Marcello Pagano per le sue ricerche biostatistiche nel campo della diffusione delle grandi epidemie, dello sviluppo di sistemi di sentinella per la rilevazione di attacchi bioterroristici e per il miglioramento delle procedure di screening e di sicurezza delle banche di sangue.

 

Milano, 4 giugno 2015 - L’Università di Milano-Bicocca ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Biostatistica a Marcello Pagano, docente di Statistica Computazionale ad Harvard.

 

La laurea a Pagano è stata assegnata, su proposta del Dipartimento di statistica e metodi quantitativi dell’Ateneo, per «aver contribuito in modo determinante allo sviluppo e innovazione della biostatistica nella ricerca epidemiologica e in sanità pubblica. Rilevante è stato in particolare il suo contributo allo studio dell’epidemia dell’AIDS, alla biosorveglianza e allo sviluppo di metodi statistici per ottimizzare la precisione dei test di screening. Ha svolto il ruolo di guida per molti studenti di dottorato e ha dimostrato nei decenni una forte leadership nelle attività di ricerca e di didattica. Il suo testo di biostatistica, tradotto in diverse lingue, è utilizzato in moltissime scuole di medicina e sanità pubblica di tutto il mondo», come riportato nella motivazione del conferimento.

L’Università di Milano-Bicocca conferirà giovedì 4 giugno la laurea magistrale honoris causa in Biostatistica a Marcello Pagano, docente di Statistica Computazionale ad Harvard, «per aver contribuito in modo determinante allo sviluppo e innovazione della biostatistica nella ricerca epidemiologica e in sanità pubblica».

Marcello Pagano è riconosciuto a livello internazionale per il contributo dato allo sviluppo e all’applicazione di procedure statistiche per lo studio della diffusione di epidemie globali, come quelle del virus HIV e H1N1, per lo sviluppo di sistemi di sentinella per la rilevazione tempestiva di attacchi bioterroristici e per i metodi statistici applicati alla medicina per migliorare le procedure di screening e di sicurezza delle banche del sangue. Inoltre, il suo libro “Principles of Biostatistics”, è stato tradotto in 7 lingue e il suo corso in e-learning in Biostatistica ed Epidemiologia ha permesso a oltre 75 mila studenti di seguire lezioni in modalità free.

I ciechi vedono il tempo su una linea spaziale, esattamente come i vedenti. Lo rivela uno studio dell’Università di Milano-Bicocca condotto in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e l’Istituto dei Ciechi di Milano, pubblicato sulla rivista Cognition. Tra le applicazioni, la possibilità di realizzare strumenti più efficaci per l’ausilio alle persone non vedenti.

Milano, 13 maggio 2015 – Anche il cervello dei non vedenti rappresenta il tempo su una linea spaziale. Lo rivela uno studio dell’Università di Milano-Bicocca, condotto in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e l’Istituto dei Ciechi di Milano, pubblicato sulla rivista Cognition (Space and time in the sighted and blind, doi:10.1016/j.cognition.2015.04.004).

La crescente diffusione del cancro, pure in una società che per certi aspetti sta cercando di limitarne le cause esogene, obbliga a guardare con sempre maggiore attenzione alla prevenzione come strategia efficace per contrastare questa malattia.

 

Nell’ambito delle attività organizzate dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COI), il giorno 27 ottobre u.s., ha promosso un importante evento di Medicina Aeronautica che ha affrontato la tematica dell’evacuazione medica nei Teatri Operativi. All’Evento hanno partecipato più di cento tra medici, veterinari ed infermieri civili e militari provenienti da tutta Italia.

La Difesa ha già organizzato analoghe iniziative nelle Basi Aeronavali della Stazione Elicotteri di Luni-Sarzana (2008 e 2009) e presso l’Aeroporto di Grottaglie (2010) quest’ultima aperta dall’allora Comandante in Capo della Squadra Navale Amm. Binelli Mantelli. L’evento ha avuto luogo a Roma nella sede del COI inserita nella prestigiosa cornice del più antico aeroporto italiano, oggi dedicato al Pilota Francesco Baracca. Le massime autorità militari e sanitarie delle FA/Arma CC, dei Corpi Ausiliari e dello Stato Maggiore della Difesa insieme al Capo Dipartimento della Protezione Civile ed al Direttore Generale del Centro Nazionale Trapianti hanno fatto parte del prestigioso Comitato d’Onore.

Quando un danno al tessuto muscolare si cronicizza, come nel caso delle distrofie muscolari o dell’invecchiamento, il processo di riparazione diventa incontrollato e causa la sostituzione delle fibre muscolari con una massa fibrotica. La scoperta, pubblicata oggi suCell Death and Disease, è di un gruppo di ricercatori dell’ Università di Milano-Bicocca.

Milano, 30 gennaio 2014 – Durante il processo di riparazione muscolare, se il danno è persistente, le cellule staminali vascolari subiscono un cortocircuito e iniziano a depositare materiale fibroso sul tessuto muscolare, danneggiandolo. È la conclusione alla quale è arrivato lo studio (Macrophages commit postnatal endothelium-derived Q1 progenitors to angiogenesis and restrict endothelial to mesenchymal transition during muscle regenerationdoi:10.1038/cddis.2013.558) coordinato da Silvia Brunelli, docente di Biologia applicata presso il Dipartimento di Scienza della Salute dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con l’IRCCS dell’Ospedale San Raffaele di Milano e pubblicato oggi su Cell Death and Disease.

 

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