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L’azione dell’ascolto non è una cosa banale, come invece si può pensare, soprattutto per quanto riguarda la musica, perché in verità ascoltare musica significa compiere un atto di civiltà. È proprio così, perché la musica porta un messaggio lontano (che pure è attuale), ed ascoltarla davvero significa entrare nella mente e nell’animo di un altro (nel caso, il compositore), e quindi accoglierlo, prestargli attenzione, volergli bene. E se poi quella musica ci muove delle emozioni, ci commuove, ci esalta, o anche solo ci piace, vuol dire che lui stesso ha comunicato con noi. Quindi ascoltare è comunicare.
Ruolo del recettore GPR17 nei processi riparativi dopo danno ischemico
17 Dic 2008 Scritto da Davide Lecca, Paolo Gelosa, Marta Fumagalli, Luigi Sironi, Patrizia Rosa, Annalisa Buffo, Claudia VerderioAbstract
Un gruppo di ricercatori italiani, coordinato dalla Prof.ssa Maria Pia Abbracchio dell’Università degli Studi di Milano, ha recentemente individuato un possibile rimedio alla perdita cellulare conseguente a ictus cerebrale. La scoperta si basa sulla possibilità di sfruttare la capacità del cervello di autoripararsi reclutando cellule progenitrici immature ancora presenti nel cervello adulto, e “indirizzandole” a generare nuove cellule neurali.
Quando il cervello va in tilt: quali possibilità di ‘ricambio’ dei neuroni dopo un ictus?
21 Lug 2009 Scritto da Roberto NataliniUna ricerca internazionale di prossima pubblicazione su PLoS ONE ha individuato alcuni fattori che impediscono la formazione di nuovi neuroni, ad opera di staminali cerebrali, dopo un episodio di ischemia cerebrale. Un modello matematico ha permesso di confermare il ruolo dei fattori di inibizione e di simulare l’attività di queste cellule durante la crisi, aprendo la strada anche a una sperimentazione più affidabile di nuovi farmaci che siano in grado di potenziare l’azione delle staminali ‘riparatrici’.
Durante un'ischemia cerebrale, quando il sangue non arriva più a una porzione del cervello, per esempio a causa dell'ostruzione di un vaso sanguigno, alcuni neuroni cominciano a morire per mancanza di ossigeno e altri elementi nutritivi necessari al metabolismo della cellula cerebrale. L’ischemia, nei casi più gravi, può portare all’ictus, una malattia che in Italia colpisce ogni anno 200 mila persone ed è la terza causa di morte. Ma possono nascere nuovi neuroni, al posto di quelli ‘morti’? In teoria sì, ma in pratica le cose sono molto più complesse. Infatti, nonostante l’intensa attività di ricerca degli ultimi dieci anni sulla possibilità di generare nuovi neuroni in un cervello adulto, restano ancora da capire molte cose in questo campo.
Pigmenti naturali e inibizione dell'aggregazione di peptidi B-amiloidi implicati nel Morbo di Alzheimer
17 Dic 2008 Scritto da Antonella SgarbossaAbstract
Understanding the molecular process at the basis of polymerization processes of neurotoxic beta-amyloid can give important contributions for designing new therapies for Alzhemier Disease. In this perspective, we have performed an in vitro study of the effects on B-amyloid fibrillogenesis of the natural pigment hypericin extracted from Hypericum perforatum (St. John’s worth). Our results show that, thanks to its structural characteristics and peculiar spectroscopic features, hypericin can be easily used to in vitro monitor the appearance of early aggregation states of B-amyloid peptides during the polymerization process and, more importantly, that hypericin can significantly affect and interfere with the early stages of polymerization process, playing the role of an effective aggregation inhibitor.
Nuove frontiere nella terapia con insulina per i pazienti neurochirurgici
22 Apr 2009 Scritto da Federico Bilotta, Remo Caramia, Giovanni RosaAbstract
La ricerca scientifica, da alcuni anni, si occupa della gestione della glicemia nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. L’obiettivo è quello di controllare al meglio le variazioni del metabolismo glucidico e prevenire, o quanto meno limitare, i danni causati dalla cattiva regolazione del controllo glicemico. In particolare, nei pazienti neurochirurgici, la gestione della glicemia richiede maggiore attenzione considerando la grande suscettibilità del cervello ai cambiamenti dei livelli di glucosio plasmatico. La terapia con insulina risulta di fondamentale importanza nel controllo della glicemia. Recenti acquisizioni hanno suggerito nuove strategie da adottare nell’impiego della terapia insulinica, e sempre più centri, in ogni parte del mondo, utilizzano un’infusione endovenosa continua di insulina per controllare la glicemia nei pazienti critici. Nei pazienti neurochirurgici è raccomandato valutare i possibili rischi e benefici della terapia insulinica intensiva.
E’ della metà di gennaio, pubblicata sull’ultimo numero di 'Proceedings of the National Academy of Sciences', la notizia che una ricerca made in italy, chiarisce l’origine dei danni alla memoria nel morbo di Alzheimer.
Nel mondo il 5% delle persone con più di 60 anni soffre di Alzheimer, una patologia che si manifesta con disorientamento spazio-temporale, amnesia, incapacità di riconoscere oggetti o di compiere azioni comuni come lavarsi i denti, cucinare, telefonare o scrivere. Questa malattia rende inermi e dipendenti dagli altri, incapaci di sopravvivere se lasciati da soli e spesso nell’impossibilità di riconoscere parenti e amici andando verso un progressivo e assoluto isolamento. Le origini di questa malattia non sono ancora state chiarite, mentre si sa molto di più sul funzionamento del processo di degenerazione: i neuroni cerebrali iniziano a produrre una proteina (beta-amiloide) che genera placche all'interno della cellula e dei grovigli neurofibrillari. Questa modificazione cellulare, da inizio ad una serie di eventi che portano prima ad una perdita della funzionalità sinaptica, che è probabilmente connessa con la proteina beta-amiloide la quale, in seguito, conduce alla morte del neurone.
Da oltre vent’anni all’Ospedale San Raffaele di Milano, Giampaolo Perna è responsabile del Centro per i Disturbi d’Ansia e del Day Hospital Psichiatrico. È uno dei ricercatori più conosciuti a livello internazionale per quanto concerne le tematiche dei disturbi d’ansia e ha pubblicato oltre 100 articoli su riviste internazionali e nazionali. Fra pochi giorni partirà con la spedizione Oltre, Beyond the Edge, alla volta del Polo Nord. Lo abbiamo raggiunto nel suo studio milanese, in tempo per la partenza.
Guardare i movimenti altrui attiva le aree deputate alla programmazione e alla rappresentazione del movimento
30 Giu 2009 Scritto da Federica Riva e Alice Mado ProverbioIn uno studio condotto dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del CNR, sono state indagate le risposte neurali all’osservazione di persone coinvolte in attività richiedenti notevole sforzo fisico, quali ad esempio correre, saltare, tuffarsi ecc..
Studi precedenti (Paccalin and Jeannerod, 2000) avevano investigato le risposte fisiologiche di osservatori assolutamente immobili mentre guardavano un altro individuo correre su un tapis-roulant. I dati hanno evidenziato dei sensibili cambiamenti nell’attività del SNA (Sistema Nervoso Autonomo) dell’osservatore, rilevando un aumento del battito cardiaco e della frequenza respiratoria. Tale tipo di effetti è stato registrato anche in persone ferme che immaginavano di compiere sforzi fisici (Decety, et al., 1991).
Il compositore della bellissima “Rapsodia in blue”, dell’opera “Porgy and Bess”, e di tante bellissime canzoni e colonne sonore di film americani, soffrì moltissimo a causa di un brutto male al cervello che lo colpì quando aveva meno di 39 anni.
L’intervento che non gli salvò la vita fu lungo e difficile, e presentò molti inconvenienti di natura medica e chirurgica, nonostante ad eseguirlo fosse un neurochirurgo americano d’indubbia fama ed esperienza.