La ricerca delle Università di Pisa e L’Aquila e dell’Aoup sulla rivista Pharmaceuticals.
L’analisi di 20mila campioni di plasma provenienti dall’Aoup ha mostrato che un terzo dei pazienti affetti da disturbo bipolare e trattati con litio e acido valproico hanno una concentrazione plasmatica di questi farmaci più bassa rispetto a quella consigliata. La notizia pubblicata sulla rivista Pharmaceuticals arriva da uno studio di cinque anni delle Università di Pisa, dell’Aquila e dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana (Aoup).
“Dalla nostra analisi emerge come livelli tossici di litio e acido valproico siano stati trovati molto raramente - spiega il professore Marco Scarselli (foto) del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Ateneo pisano - mentre una percentuale rilevante di pazienti, circa un terzo, aveva valori di concentrazione sub-terapeutici, cioè più bassi rispetto a quelli consigliati”.
Secondo i ricercatori, le possibili spiegazioni di questi risultati potrebbero essere un’aderenza farmacologica non ottimale da parte di alcuni pazienti, ma anche una maggiore attenzione da parte dei medici specialisti nell’evitare effetti avversi, con la tendenza a mantenere dosi basse di questi farmaci quando possibile, soprattutto durante il trattamento cronico. Infine, l’utilizzo della politerapia nel trattamento del disturbo bipolare, con l’aggiunta per esempio di farmaci come gli antipsicotici, potrebbe spiegare una certa tendenza a utilizzare i farmaci a dosaggio inferiore rispetto alle monoterapie.
“Il monitoraggio farmacologico - conclude Scarselli - è dunque uno strumento molto efficace e utile per gli specialisti per verificare possibili concentrazioni sub-terapeutiche ed eventualmente intervenire di conseguenza con un l’assestamento del dosaggio”.