Il nuovo protocollo, pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment, rappresenta un passo avanti cruciale: a differenza delle analisi chimiche standard (che misurano solo presenza e quantità), l'analisi isotopica permette di ottenere una "firma isotopica" specifica per i PFAS. Questa firma, unica per ogni processo di produzione o sorgente, consente di differenziare e tracciare l'origine esatta dei composti, anche in scenari di inquinamento diffuso con molteplici fonti.
Lo studio ha già evidenziato significative differenze isotopiche tra PFAS di diversa provenienza. Questa metodologia innovativa, che fornisce il primo tracciante di sorgente per questi pericolosi contaminanti, è parte di un progetto pilota avviato in collaborazione con il CNR per l'analisi di campioni prelevati nella zona di contaminazione in provincia di Vicenza.