Ma perché questa associazione? “Un’adeguata durata del sonno”, precisa il ricercatore dell’Isa-Cnr, “è considerata una componente essenziale del benessere individuale e numerose evidenze sperimentali indicano che essa influenza positivamente lo stato di salute. In concomitanza con l’aumento della prevalenza del sovrappeso osservata negli ultimi anni è stata documentata una riduzione della durata media del tempo trascorso dormendo. Alcuni studi, inoltre, hanno dimostrato un legame significativa tra i due fenomeni: chi dorme più a lungo durante la notte è meno esposto al rischio di sovrappeso rispetto a chi riposa solo poche ore a notte. Non solo, chi dedica meno ore al sonno ha anche un rischio maggiore di alterazioni del metabolismo: la durata del riposo notturno può infatti modificare l’assetto ormonale dell’individuo. Leptina, grelina, insulina, cortisolo e ormone della crescita sono tra gli ormoni i più sensibili alla durata del sonno e sono tutti potenzialmente in grado di influenzare il livello di adiposità”.
Esaminando alcuni dei risultati del progetto Idefics, si scopre che i bambini dormono da una media di 9,5 ore in Estonia a 11,2 ore in Belgio; in Svezia, Belgio, Estonia e Germania i piccoli dormono circa un’ora in più che in Italia, Spagna, Ungheria e Cipro. Tra i 2 e i 6 anni di età, poi, si dorme di più che tra i 6 e i 9 anni, in media si perdono circa sei minuti a notte per ogni anno di età, così se si hanno, ad esempio, cinque anni di più si dorme circa 30 minuti in meno.
Nello studio, emergono differenze nella durata del sonno anche tra bambini normopeso e in sovrappeso: i normopeso che dormono più di 11 ore a notte sono circa il 20% mentre, tra i bimbi in sovrappeso, solo il 9% raggiunge questa soglia ottimale di riposo.
“I piccoli che dormono 9 ore o meno per notte”, sottolinea Barba, “hanno un rischio di sovrappeso circa tre volte maggiore rispetto a quelli che dormono almeno 11 ore per notte. L’analisi stratificata per paese di appartenenza ha confermato un pericolo doppio di sovrappeso nei bimbi in cui la durata del sonno è insoddisfacente, ossia inferiore a 9 ore per notte, e questo legame è evidente soprattutto in quanti frequentano la scuola primaria. In sostanza, si può concludere che i risultati di questo studio non indicano un ‘valore normale’ per la durata del sonno, ma documentano l’importanza di questo parametro nel mantenimento di un buon stato di salute in età pediatrica. Essi mostrano, inoltre, che il passaggio dalla scuola dell’infanzia a quella primaria rappresenta una fase critica della crescita, in cui la relazione inversa tra adiposità e sonno si accentua, probabilmente per la simultanea comparsa della tendenza a dormire meno e ad assumere abitudini alimentari e stili di vita ‘da adulti’, elementi questi che possono spingere sinergicamente all’aumento del rischio di sviluppo di sovrappeso”.
I risultati ottenuti da Idefics – primo progetto ad analizzare in un campione ampio e con rigore sperimentale l’associazione sonno-obesità - dimostrano che la durata del sonno è associata al sovrappeso indipendentemente da fattori geografici, culturali e ambientali ed è piuttosto legata a meccanismi biologici e ormonali.
Rita Bugliosi