Un hub di popolazione fuori dall'Africa può spiegare la presenza di linee est asiatiche in Europa 45.000 anni fa

Università degli Studi di Bologna 11 Apr 2022

 

I resti del più antico Homo sapiens “europeo”, rinvenuti nella grotta di Bacho Kiro oltre 45.000 anni fa, appartenevano ad individui geneticamente più simili alle moderne popolazioni dell’Asia orientale che agli europei moderni. Un nuovo studio ha cercato di risolvere questo mistero contestualizzando questi individui nell’ambito degli altri genomi eurasiatici del Paleolitico e analizzando congiuntamente genetica ed evidenze archeologiche.


La colonizzazione dell'Eurasia, da parte di Homo sapiens, è avvenuta attraverso almeno tre ondate di espansione a partire da un hub fuori dall'Africa. I resti umani rinvenuti nella grotta di Bacho Kiro (nell'attuale Bulgaria) ed analizzati circa un anno fa hanno mostrato un risultato sorprendente: questi individui erano geneticamente più simili alle moderne popolazioni dell’Asia orientale che agli europei moderni. Nonostante siano stati proposti vari scenari per spiegare la scoperta, questo risultato inaspettato ha finora sollevato più domande che risposte riguardo agli antichi movimenti di popolazione che potrebbero spiegare la presenza di individui con tali caratteristiche genetiche nell’Europa di 45.000 anni fa.


Un nuovo studio - pubblicato su Genome Biology and Evolution con il titolo “Genetics and material culture support repeated expansions into Paleolithic Eurasia from a population Hub out of Africa” - ha cercato di risolvere questo mistero da un lato contestualizzando questi individui nell’ambito degli altri genomi eurasiatici del Paleolitico e dall’altro analizzando congiuntamente genetica ed evidenze archeologiche. La ricerca è stata condotta dal Dr. Leonardo Vallini e dal Professor Luca Pagani del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova, in collaborazione con la Dr.ssa Giulia Marciani e il Professor Stefano Benazzi dell'Università di Bologna.

Nello scenario proposto dagli autori, la colonizzazione dell'Eurasia è stata caratterizzata da ripetuti eventi di espansione ed estinzione locali a partire da un hub di popolazione, dove gli antenati di tutti gli eurasiatici hanno abitato dopo essersi avventurati fuori dall'Africa circa 70-60.000 anni fa.
Una prima espansione di Homo sapiens, che non ha lasciato discendenti, avrebbe avuto luogo prima di 45.000 anni fa e non è ancora chiaro quanto sia stata ampia dal momento che finora è stato identificato geneticamente un solo rappresentante di questa migrazione – scoperto nella grotta di Zlatý kůň (nell’attuale Repubblica Ceca) – e non assimilabile né alle popolazioni europee né a quelle asiatiche. "Successivamente intorno a 45.000 anni fa – dice Leonardo Vallini, primo autore dello studio – una nuova espansione associata a una modalità di produzione di strumenti in pietra nota come Paleolitico Superiore Iniziale si propagò dall’hub e colonizzò una vasta area che andava dall'Europa all'Asia orientale e all'Oceania".


Un destino differente è toccato ai discendenti di questi antichi coloni in Asia ed Europa: mentre i primi hanno prosperato e ancora oggi abitano quelle regioni, i secondi si sono gradualmente estinti in gran parte d’Europa, lasciandosi alle spalle solo poche tracce in siti come Bacho Kiro, Oase in Romania e pochi altri. "È curioso notare che, più o meno nello stesso periodo, anche gli ultimi Neanderthal si estinsero", afferma Giulia Marciani, ricercatrice dell'Università di Bologna e coautrice dello studio. "Infine, un'ultima espansione avvenne prima di 38.000 anni fa e ricolonizzò l'Europa a partire dalla stessa popolazione hub e la cui localizzazione è ancora da chiarire", riassume Luca Pagani, coordinatore dello studio. "Sebbene anche in Europa ci siano
state interazioni occasionali con alcuni superstiti dell'ondata precedente, una mescolanza estesa e generalizzata tra le due ondate ha avuto luogo solo in Siberia, dove ha dato origine ad una popolazione nota come Ancestral North Eurasian, che in seguito contribuirà al genoma dei nativi americani".


Questa espansione è associata ad un diverso tipo di cultura materiale denominato Paleolitico Superiore che caratterizza i principali siti paleolitici europei. "È degno di nota il fatto che, da un punto di vista culturale, questi nuovi strumenti di pietra – sottolinea Telmo Pievani dell'Università di Padova e coautore dello studio – sono spesso stati interpretati come il risultato di uno sviluppo indipendente piuttosto che uno sviluppo locale di tecnologie preesistenti in Europa: è incoraggiante vedere che le conclusioni genetiche e culturali possono essere conciliate in uno scenario globale". Gli autori concludono che ulteriori sforzi dovrebbero essere diretti a chiarire la collocazione geografica dell'hub, nonché a identificare le cause interne ed esterne alla base di questi antichi movimenti di popolazione, così come le dinamiche culturali ad essi associate.

Ultima modifica il Lunedì, 11 Aprile 2022 08:18
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