L’indagine ha evidenziato, inoltre, come la scala territoriale intermedia (province e città metropolitane) sia la più rappresentativa non solo per descrivere il fenomeno della diffusione, ma anche per indirizzare politiche di prevenzione e governo del territorio in occasione di possibili fenomeni sanitari analoghi al Covid-19.
Spiega a questo riguardo Giuseppe Borruso, docente di Geografia economico – politica all’Università di Trieste: “E’ emersa la necessità di coordinare in modo integrato le politiche territoriali in tema di urbanistica, pianificazione, trasporti e salute, scegliendo la provincia come unità territoriale cui indirizzare le azioni. Opportuno anche dare maggiore peso alle realtà territoriali confinanti (nazionali e internazionali), rispetto a ragionare in maniera omogenea all’interno della Regione come contenitore amministrativo.
Ad esempio, è più facile trovare delle similitudini riguardo relazioni e comportamenti tra Trieste e i comuni sloveni confinanti rispetto a Trieste e Pordenone. Allo stesso modo, Pordenone ha maggiori relazioni e similitudini nelle interazioni sociali ed economiche con le province del vicino Veneto, piuttosto che con Trieste e Gorizia”.
L’analisi ha utilizzato dati relativi alla prima fase pandemica in Italia: ciò ha consentito di osservare il fenomeno senza le influenze esterne delle politiche di contenimento e della campagna di vaccinazione, ed è partita dalle osservazioni di una precedente analisi sviluppata dallo stesso gruppo di ricerca (“Why Italy First”, pubblicata sulla rivista Sustainability).
Nelle ricerche sviluppate in precedenza, un apposito indicatore di mortalità da SARS-Cov-2 a livello provinciale aveva confermato un indice di decessi superiore alle attese nel Nord Italia e nelle province padane con valori, al contrario, in linea con le attese, se non inferiori, nel resto d’Italia.
Al gruppo di lavoro hanno partecipato ricercatori nel campo della geografia umana ed economica (Giuseppe Borruso, Università di Trieste), dell’urbanistica e della pianificazione (Ginevra Balletto, Università di Cagliari; Beniamino Murgante, Francesco Scorza, Angela Pilogallo, Università della Basilicata; Lucia Saganeiti, Università dell’Aquila) e della epidemiologia e della medicina (Paolo Castiglia, Marco Dettori e Antonella Arghittu, Università di Sassari).