L’electrofreezing o elettrocongelamento (cioè la cristallizzazione di una sostanza indotta da campi elettrici) è noto per essere rilevante in molti processi naturali, che spaziano dalla dinamica troposferica alla chimica degli alimenti. Sebbene l’electrofreezing sia un fenomeno studiato già più di un secolo fa, fino ad ora non ci sono prove a sostegno della sua realizzazione. Da un punto di vista fondamentale, lo studio dimostra che, esattamente come regimi estremi di temperatura e pressione, anche campi elettrici intensi possono essere utilizzati come strumento chiave per accedere a regioni precedentemente inesplorate nei diagrammi di fase della materia.
“Questa scoperta ha rilevanza nel campo delle scienze planetarie, identificando la possibilità che strutture solide dell’ammoniaca non note possano essere trovate in condizioni planetarie dove campi elettrici intensi sono onnipresenti, soprattutto in prossimità di minerali che costituiscono l’interno dei giganti ghiacciati e dei pianeti rocciosi”, afferma Giuseppe Cassone ricercatore del Cnr-Ipcf e corresponding author della pubblicazione scientifica. “Inoltre, la possibilità di realizzare fasi solide di ammoniaca tramite l’applicazione di campi elettrici apre la strada allo sviluppo di strategie di stoccaggio e di trasporto sicure per la produzione di idrogeno del quale l’ammoniaca è precursore”. L’idrogeno liquido deve essere immagazzinato a condizioni molto più criogeniche dell’ammoniaca, la quale risulta dunque meno energivora. Ciononostante, l’ammoniaca in fase liquida è pericolosa da maneggiare e trasportare: “L’aver dimostrato la possibilità di mantenere solida questa sostanza a temperature e pressioni a cui normalmente si trova allo stato liquido apre dunque nuovi scenari che possono accelerare l’utilizzo estensivo dell’ammoniaca come precursore dell’idrogeno”, conclude Franz Saija, ricercatore del Cnr-Ipcf e co-autore dell’articolo.