Astrofisica (53)
I risultati del cacciatore di antimateria AMS, acronimo di Alpha Magnetic Spectrometer, saranno da oggi i protagonisti della tre giorni “AMS days at CERN”, che vede coinvolti alcuni tra i più importanti fisici teorici e sperimentali a livello mondiale. Il cacciatore di antimateria è installato sulla Stazione Spaziale Internazionale dal 2011 e sarà al centro delle giornate per i suoi recenti risultati. C’è infatti una nuova evidenza di un eccesso di antiparticelle nei raggi cosmici: in particolare, AMS presenta la nuova misura di precisione del rapporto tra il flusso di antiprotoni e di protoni nei raggi cosmici, risultato che mostra per la prima volta una inattesa abbondanza di antiprotoni ad energie di centinaia di GeV. Questa misura risulta complementare alla misura di precisione del flusso di antielettroni (positroni) pubblicata da AMS nel 2014, che evidenzia anch’essa un eccesso di antimateria ad alta energia.
La Particella di Dio sfugge, non è stata trovata, ma ha lasciato delle tracce!
13 Dic 2011 Scritto da Nicola A. CosanniI nuovi dati restringono il campo per la ricerca del bosone in uno stretto margine a energie minori del previsto, è quanto rendono pubblico gli italiani Fabiola Gianotti e Guido Tonelli dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). L'esistenza del bosone di Higgs, ipotizzato dal fisico britannico Peter Higgs oltre 40 anni fa, rende possibile la massa. In pratica i nuovi dati restringono il campo per la ricerca del bosone a energie minori del previsto si spera di fugare ogni dubbio entro la fine del 2012, quando sarà completata l'analisi degli esperimenti in corso.La famosa particella di Dio, il bosone di Higgs, non è stato trovato. Però sono state trovate tracce del suo passaggio in due importanti esperimenti di fisica nucleare che si stanno svolgendo a Ginevra, al Cern, attorno al Large Hadron Colllider, il più grande acceleratore di particelle oggi esistente.
Editoriale
Voglio che qualcuno fermi quei neutrini nella loro corsa folle per arrivare presto, molto presto, quasi subito, al traguardo. Per arrivarci – come sembra – prima della luce, che pure tanto piano non andava. Voglio che qualcuno li fermi, o quanto meno provi a intralciarli e rallentarli un po', così da farli arrivare con calma. Lo voglio per una serie di motivi, ma soprattutto perché sono stanco. Un po' anziano e stanco. Vi state chiedendo che c'entra la mia stanchezza con la corsa a precipizio dei neutrini? Be', se avrete la pazienza di arrivare in fondo a questo articolo lo capirete.
Tutto nasce dal fatto che della scienza mi sono innamorato presto, nella mia vita. Probabilmente in qualche indefinibile momento durante il corso del mio iter scolastico, verso i tredici o quattordici anni. Mi ricordo in particolare di un libro responsabile di questo innamoramento, un libro dove si parlava di natura, cioè di come sono fatti il mondo e l'essere umano, ma anche di scienza vera e propria, cioè di come si fanno le ricerche, gli studi, gli esperimenti, per scoprire come sono fatti il mondo e l'essere umano. E quella è stata la mia prima impressione della scienza che, come il primo amore, non si scorda mai: una serie di informazioni e di dati, strettamente unita alla conoscenza degli esperimenti eseguiti per raccoglierli, delle idee che li hanno guidati, e dei metodi che sono stati seguiti.
Crescendo, tutti questi concetti sono divenuti più dettagliati, completi, numerosi, e in pochi anni mi son fatto un'idea – credo – abbastanza buona di come è fatto il mondo e di come si fa ricerca: quanto meno in certi campi, perché per tutto sarebbe impossibile. Ma a questo punto è cominciata a succedere una cosa strana. Dapprima sporadicamente, poi sempre più spesso, alcune delle conoscenze certe già acquisite hanno cominciato a vacillare, a sfocarsi, a dissolversi, a trasfigurarsi, lasciando intravedere la necessità di essere sostituite da altre "nuove" o "più esatte". Diverse. E io, in buon ordine, mi sono adeguato.
Altro che buco nero. Alla fine a fermare (temporaneamente) LHC, o Large Hadron Collider, il super acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, non sono state le bizzarre vicende giudiziarie che ne hanno preceduto l’entrata in funzione, ma una fuoriuscita di elio dall’impianto di raffreddamento. L’eccessivo surriscaldamento ha costretto i tecnici del CERN a fermare le macchine dopo appena una settimana dall’attesissimo avvio dell’esperimento.
Verso l'alba dei tempi
Fino a qualche secolo fa, lo studio sull'origine e l'evoluzione dell'Universo era considerato un argomento che solo pochi scienziati erano in grado di affrontare proprio perchè mancavano gli strumenti necessari che potessero fornire dati attendibili dalle osservazioni. Oggi, la situazione è alquanto diversa e la cosmologia, che cerca appunto di spiegare come ha avuto origine e come evolve l'Universo, è diventata uno dei campi di ricerca più importanti tra le scienze astronomiche.
Doveva essere un semplice collaudo. Invece è stato un successo oltre ogni attesa. CaSSIS, la camera stereo ad alta risoluzione a bordo del Trace Gas Orbiter (TGO) della missione europea ExoMars, reduce dalle prime orbite attorno al Pianeta rosso, ha inviato a Terra immagini che hanno lasciato gli astronomi a bocca aperta per la loro qualità. «Sono veramente spettacolari», commenta soddisfatto Nick Thomas, direttore del dipartimento di fisica dell’università di Berna e principal investigator dello strumento.
1915-2015: 100 anni della Relatività Generale. Due giornate tra Fisica, Filosofia e ... Cinema
22 Ott 2015 Scritto da Ufficio Stampa Università di Milano-BicoccaLa teoria della Relatività Generale di Einstein, una delle conquiste più alte del pensiero umano, compie 100 anni. Il Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca vuole ricordare questa rivoluzionaria scoperta in due giornate articolate in incontri, talk e conferenze a cura di studiosi ed espoerti con un taglio scientifico-divulgativo.
Si racconterà, anche attraverso letture dei suoi scritti, di come Einstein arrivò a formulare questa teoria di grande bellezza e di come oggi grazie ad essa descriviamo l'Universo, dal big bang alle stelle, ai buchi neri. Verranno poi raccontate le sfide che ci attendono: onde gravitazionali, materia ed energia oscura per risalire alla natura della spazio-tempo. Si esplorerà inoltre il percorso ancora incompleto per unificare la gravità e il mondo dei quanti.
L’instancabile satellite scientifico Agile (Astrorivelatore Gamma a Immagini Leggero) dell’Agenzia Spaziale Italiana compie otto anni: era nato per una vita operativa di due anni, ma è tuttora pienamente efficiente e ancora non si è stancato di studiare l’Universo.
Un team internazionale guidato da ricercatori dell'Università di Zurigo, con la partecipazione dell’Università di Leichester e del NAOC di Beijing, ha sviluppato una nuova tecnica nella rilevazione di materia oscura nell’Universo. Il principale risultato dello studio conferma la presenza di un’enorme zona di materia oscura vicino al Sole. Ecco gli estremi dell’articolo: Silvia Garbari, Chao Liu, Justin I. Read, George Lake, A new determination of the local dark matter density from the kinematics of K dwarfs, “Monthly Notice of the Royal Astronomical Society”, 9 August, 2012.
La natura della materia oscura è ancora, per molti aspetti, un mistero: si tratta di una sostanza invisibile e misteriosa che può essere individuata solo indirettamente, grazie alla forza gravitazionale che essa esercita. Gli studi sugli ammassi di galassie condotti negli anni trenta da F. Zwicky e S. Smith ne hanno evidenziato per la prima volta l’esistenza. Un ammasso è un aggregato di molte galassie separato da grandi spazi vuoti: F. Zwicky e S. Smith hanno osservato che le velocità degli aggregati sono decisamente superiori a quelle previste per un sistema gravitazionale standard – intendendo con questo termine un sistema in cui la cui massa totale è identica a quella della materia visibile. L’esistenza di una materia non visibile (dunque oscura) rappresenta una larga percentuale della massa-energia totale dell’Universo (a seconda delle interpretazioni, questa massa oscilla tra il il 72% e il 90% circa).
Il sole è nuovo ogni giorno. Osservato un nuovo brillamento.
15 Mar 2012 Scritto da Ilaria Berlingeri
Eraclito, grande filosofo e pensatore presocratico, affermava nel suo libro Sulla natura (Perì physeōs) che Il sole è nuovo ogni giorno. Niente di più vero. Negli ultimi giorni abbiamo sentito parlare spesso delle tempeste solari che partono dalla nostra stella e possono arrivare fino alla Terra. Quando parliamo di tempeste solari descriviamo in realtà più fenomeni. Uno di questi è il brillamento solare o flare, un improvviso aumento di luminosità dovuto al rilascio di energia magnetica accumulata negli strati atmosferici del sole. I fenomeni violenti del Sole sono, infatti, collegati al suo campo magnetico, che varia nel tempo seguendo un ciclo di ventidue anni. Le prime osservazioni di questa variazione sono state effettuate già da Galileo, notando un cambiamento nel numero di macchie solari visibili nel corso degli anni. Quando sul Sole non sono visibili macchie il suo campo magnetico è simile a quello di una calamita con due poli. Se le macchie aumentano di numero anche il campo magnetico diventa sempre più complesso e si “aggroviglia”. Sono proprio le linee di campo magnetico che emergono in zone diverse dai poli solari a causare le macchie. Quando in alcune zone la complessità del campo aumenta troppo questo tende a riordinarsi rilasciando grandi quantità di energia sotto forma di luce visibile, raggi x e particelle accelerate. Un fenomeno associato ai brillamenti più intensi è l’emissione di massa coronale, in cui parte del gas che forma la corona solare viene accelerato verso lo spazio dal rilascio di energia del brillamento. Proprio questo gas magnetizzato, quando colpisce la Terra, causa intense tempeste geomagnetiche.