Un risultato lusinghiero che però non fa altro che confermare quanto di buono la scienza italiana ha recato quale contributo alla conoscenza dello spazio: “Un un gran bel risultato per i ricercatori italiani e per l'Agenzia” è stato il soddisfatto commento di Enrico Flamini a capo dell’Unità Osservazione dell'Universo dell’ASI che ha ricordato il ruolo che l’Italia e l’ASI ha da sempre nell’ambito della ricerca spaziale e che è stato recentemente ribadito nell’ultimo vertice ministeriale dell’ESA dove l’Italia ha segnato la propria leadership nell’ambito dell’esplorazione robotica dell’Universo.
L’Agenzia Spaziale Italiana è infatti il filo conduttore della ricerca spaziale, i programmi premiati vedono protagonisti diversi enti di ricerca e ambiti scientifici. E il 2009, già contrassegnato dall’essere l’anno dell’astronomia, delle celebrazioni galileiane, dei quarant’anni dallo sbarco sulla luna, potrebbe riservarci ulteriori sorpresa dal forte contributo italiano, a partire da Marte.
Di certo l’avvio è stato promettente: Il satellite della NASA Fermi, come gli americani hanno ribattezzato il satellite Swift proprio su sollecitazione dell’ASI, riconoscendo al nostro paese di fatto una leadership nell’ambito dell’astronomia delle alte energie, ha appena compiuto la prima “impresa” del 2009, portando alla rivelazione di 12 nuove pulsar. Un successo non di poco conto se si pensa che fino a questo momento le pulsar conosciute erano solo 5. Detto questo cerchiamo di fare ordine ai “successi” dell’astrofisica di casa nostra:
- la scoperta dei geyser d'acqua su Encelado effettuatta dalla sonda Cassini, una missione congiunta NASA-ASI-ESA, con un contributo determinante dello spettrometro italiano VIMS;
- la scoperta di depositi di ghiaccio al di fuori dei poli fatta da ambedue i radar dell’ASI, Marsis a bordo della sonda europea Mars Express, e SHARAD, sulla sonda NASA Mars Recoinassance Orbiter;
- la determinazione delle strutture delle nubi di Venere che ha visto il sostanziale contributo dello strumento VIRTIS, evoluzione di VIMS, sulla sonda europea Venus Express;
- l'osservazione, fatta da Swift, missione NASA con un fondamentale contributo italiano,del più brillante Gamma Ray Burst mai osservato proveniente da un oggetto distante 7 miliardi di anni luce o, in altri termini, da sette miliardi di anni fa quando l'universo aveva solo la metà della sua età odierna;
- l'evidenza di un eccesso di elettroni, con energia di centinaia di GeV, nei raggi cosmici misurata della missione Pamela, in collaborazione russa Roscomos e che è correntemente interpretata come possibile evidenza dell'annichilazione di particelle pesanti della materia oscura.
Insomma bei successi ed era solo il 2008, chissà che le premesse del 2009 non sorprendano anche i più ottimisti.
Francesco Rea