Il sole è nuovo ogni giorno. Osservato un nuovo brillamento.

 

Eraclito, grande filosofo e pensatore presocratico, affermava nel suo libro Sulla natura (Perì physeōs) che Il sole è nuovo ogni giorno. Niente di più vero. Negli ultimi giorni abbiamo sentito parlare spesso delle tempeste solari che partono dalla nostra stella e possono arrivare fino alla Terra. Quando parliamo di tempeste solari descriviamo in realtà più fenomeni. Uno di questi è il brillamento solare o flare, un improvviso aumento di luminosità dovuto al rilascio di energia magnetica accumulata negli strati atmosferici del sole. I fenomeni violenti del Sole sono, infatti, collegati al suo campo magnetico, che varia nel tempo seguendo un ciclo di ventidue anni. Le prime osservazioni di questa variazione sono state effettuate già da Galileo, notando un cambiamento nel numero di macchie solari visibili nel corso degli anni. Quando sul Sole non sono visibili macchie il suo campo magnetico è simile a quello di una calamita con due poli. Se le macchie aumentano di numero anche il campo magnetico diventa sempre più complesso e si “aggroviglia”. Sono proprio le linee di campo magnetico che emergono in zone diverse dai poli solari a causare le macchie. Quando in alcune zone la complessità del campo aumenta troppo questo tende a riordinarsi rilasciando grandi quantità di energia sotto forma di luce visibile, raggi x e particelle accelerate. Un fenomeno associato ai brillamenti più intensi è l’emissione di massa coronale, in cui parte del gas che forma la corona solare viene accelerato verso lo spazio dal rilascio di energia del brillamento. Proprio questo gas magnetizzato, quando colpisce la Terra, causa intense tempeste geomagnetiche.

 

Proprio ieri un brillamento di media intensità è stato rilevato nel laboratorio di Fisica Solare dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, diretto dal Prof. Francesco Berrilli. Il telescopio utilizzato per lo studio permette di fotografare il Sole in una particolare lunghezza d’onda (H-alfa), in cui l’emissione di luce del brillamento è più evidente. Il video è stato realizzato dal Dott. Luca Giovannelli e dal Dott. Roberto Piazzesi, dottorandi presso il laboratorio, a partire da una sequenza di immagini che coprono circa un’ora di osservazione. Il sistema utilizzato presso il laboratorio è usato per la didattica del corso di Astrofisica. Gli studenti, grazie a questo strumento, hanno la possibilità di effettuare una prima misura scientifica di un fenomeno astrofisico.

 

I modelli per questo ciclo solare prevedono che si raggiungerà il massimo di attività nella prima metà del 2013. Si attende, quindi, un aumento di intensità e di frequenza di questi fenomeni nel prossimo anno. I flare più intensi possono causare danni, anche importanti, alla nostra società tecnologica. Le particelle in arrivo dal Sole durante queste tempeste, infatti, possono disturbare le comunicazioni radio, danneggiare satelliti ed arrivare persino a causare estesi black out energetici. Questi danni si possono evitare con degli accorgimenti, ad esempio spegnendo preventivamente i sistemi elettronici per evitare sovraccarichi. Per questo motivo è importante continuare ad osservare il Sole in modo tale da prendere le opportune precauzioni durante le tempeste.

 

Brillamento in luce H-alfa associato al flare di classe M1.4 registrato il 14 marzo 2012 alle 16.26 nel Laboratorio di Fisica Solare dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Credits: Luca Giovannelli e Roberto Piazzesi

 

 

A cura di Ilaria Berlingeri

 

Ultima modifica il Martedì, 27 Giugno 2017 15:29
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