Osservata nell’universo ancora giovane (1,25 miliardi di anni dopo il Big Bang), grazie al James Webb Space Telescope, la galassia GS-9209 ha una massa stellare simile a quella della Via Lattea e ha già terminato la formazione di stelle: le sue caratteristiche fanno luce sulla nascita delle galassie sferoidali e la connessione con i buchi neri di grande massa
Una collaborazione tra studiosi dell’Università di Edimburgo (Regno Unito) e dell’Università di Bologna ha identificato la più antica galassia quiescente – cioè che non forma più stelle – finora conosciuta. La galassia – chiamata GS-9209 – è stata osservata 1,25 miliardi di anni dopo il Big Bang: un’epoca che corrisponde a circa il 9% dell’età attuale dell’Universo. E a quel punto la formazione di nuove stelle al suo interno si era già fermata da circa mezzo miliardo di anni.
La scoperta – pubblicata sulla rivista Nature – è stata possibile grazie al James Webb Space Telescope e ci offre nuovi indizi per comprendere i processi fisici che guidano la formazione e l’evoluzione delle galassie. In particolare, lo studio ha permesso di evidenziare la correlazione tra la presenza di buchi neri supermassicci e l’inibizione della capacità delle galassie di formare nuove stelle.

 


Un nuovo studio coordinato dal Dipartimento di Fisica della Sapienza rivela la possibilità di programmare il movimento di microrobot da sfruttare nel campo biomedico e diagnostico. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Advanced Functional Materials.


L’intelligenza artificiale ha raggiunto un livello di prestazioni tale da poter sostituire l’attività umana in un’ampia gamma di lavori, dalle catene di montaggio ai laboratori di ricerca biomedica. In quest’ultimo campo negli ultimi anni si è assistito a un grande sforzo verso la miniaturizzazione dei processi mediante strumenti avanzati, specifici per la diagnostica e la terapia a livello delle singole cellule.


La sonda lanciata il 14 aprile, arriverà a destinazione dopo otto anni di crociera. A bordo importanti strumenti finanziati e sviluppati sotto la guida dell'Agenzia Spaziale Italiana con la partecipazione di un team scientifico a cui ha preso parte anche la Sapienza
Giove e le sue lune ghiacciate - Ganimede, Europa e Callisto - saranno il fulcro dell'indagine della sonda JUICE (Jupiter Icy Moon Explorer), lanciata con successo oggi, 14 aprile alle 14.15 ora italiana, dalla Guyana francese.

 

A dicembre 2021 il Governo italiano ha affidato all’Agenzia Spaziale Europea l’impegnativo incarico di sviluppare il sistema IRIDE. L’ESA ha raggiunto il primo degli obiettivi programmatici imposti dal PNRR, ovvero l’aggiudicazione di tutti i contratti entro il termine del 31 marzo 2023. Il programma è dotato di un budget complessivo di circa 1.1 miliardi di euro e sarà completato entro la metà del 2026.


IRIDE, uno tra i più importanti programmi spaziali satellitari europei di Osservazione della Terra – sarà realizzata in Italia sotto la gestione dell’ESA – European Space Agency e con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). La costellazione, insieme ad altri sistemi spaziali nazionali ed europei, è concepita per servire le Amministrazioni Pubbliche, quali la Protezione Civile e molte altre, per contrastare il dissesto idrogeologico e gli incendi, tutelare le coste, monitorare le infrastrutture critiche, la qualità dell’aria e le condizioni meteorologiche. Fornirà, infine, dati analitici per lo sviluppo di applicazioni commerciali da parte di startup, piccole e medie imprese e industrie di settore. In particolare IRIDE offrirà 8 macro servizi relativi al monitoraggio marino e costiero, alla qualità dell’aria, al monitoraggio dei movimenti del terreno, alla copertura del suolo, all’idro meteo clima, al monitoraggio delle risorse idriche, alla gestione delle emergenze e alla sicurezza.

 

Un team di astronomi guidato dal ricercatore Luca Di Mascolo dell’Università degli Studi di Trieste ha osservato per la prima volta le fasi iniziali di formazione di un ammasso di galassie.

Gli ammassi di galassie sono le strutture cosmiche gravitazionalmente legate più grandi dell’Universo e, come suggerisce il nome, contengono fino a diverse migliaia di galassie, oltre che materia oscura e un alone diffuso di gas caldo, il cosiddetto "Intracluster medium" (ICM). Si tratta di un gas che di fatto ha una massa che supera notevolmente quella delle galassie stesse e ne permea lo spazio tra l’una e l’altra.

 

“Tutto è pronto, mancano pochi secondi al Lancio. Inizia il conto alla rovescia: ‘Dieci… nove…motto…’ I motori del Lanciatore Spaziale si sono accesi e il satellite si aggrappa strettissimo al suo amico razzo. In un bagliore scintillante attraversa velocissimo il cielo, supera la stratosfera ed entra nello spazio!”
Scrivere un libro per bambini non è certo impresa facile. Deve essere semplice, ma non banale, divertente ed essere capace di accendere l’immaginazione del piccolo lettore. Le meraviglie del Lancio Spaziale scritto da Andrea Papa per Carmignani scienze contiene tutti questi elementi. Il libro approfondisce il tema dei satelliti iniziato su “Lo Zio Orso racconta i Satelliti” e ne descrive anche le fasi di integrazione, lancio e messa in orbita.

 

Lo studio pubblicato su «PNAS» dal team di ricerca guidato dall’Università di Padova mostra, per la prima volta, come gli atomi di alcuni vetri, esposti a raggi X, si spostano in risposta a tante piccole “molle cariche” che si accendono in maniera casuale nel materiale. L’effetto medio è che gli atomi si muovono con una serie di accelerazioni improvvise, un po’ come biglie in un flipper.
La ricerca mostra una possibile nuova strategia per modificare, e dunque alla fine controllare, le proprietà fisiche dei vetri. Un vetro può essere realizzato raffreddando rapidamente un liquido - si pensi ad un comune oggetto di vetro ottenuto per raffreddamento del fuso. In conseguenza di questa procedura, nello stato vetroso gli atomi si trovano in una forma disordinata, come in un liquido. A differenza di quest’ultimo, però, la loro configurazione resta pressoché fissa, vale a dire che gli atomi sono vincolati alla loro posizione di equilibrio e possono spostarsi all’interno del materiale solo in tempi estremamente lunghi (comunque troppo estesi anche per un osservatore molto paziente).
Recentemente si è rilevato che, esponendo i vetri a un fascio di raggi X di intensità sufficiente, è possibile indurre spostamenti degli atomi all’interno dei vetri: sottoposti ai raggi X i vetri fluiscono, come i liquidi.



Il 21 maggio 2019 i due interferometri LIGO, negli USA, e Virgo, in Italia, hanno rivelato un segnale gravitazionale straordinariamente intenso, ma estremamente breve. Una sorta di potentissimo gong cosmico, chiamato GW190521, dalla data della sua rivelazione. L’onda gravitazionale era stata generata dalla fusione di due buchi neri a miliardi di anni luce di distanza dalla Terra e, in seguito a quel fragoroso scontro, è stato prodotto un buco nero di oltre 150 masse solari, il buco nero più massiccio osservato fino ad oggi da LIGO e Virgo.

 GW190521 è stata un’osservazione eccezionale e per molti versi enigmatica, che ha stimolato gli astrofisici a immaginare possibili scenari cosmici che spieghino il meccanismo di formazione della coppia binaria e le caratteristiche della sua violenta fusione. Giovedì 17 novembre, un gruppo di ricerca composto da scienziati della sezione di Torino dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, insieme ai colleghi dell’Università di Torino e dell’Università Friedrich Schiller di Jena (Germania), ha pubblicato un importante studio su Nature Astronomy, intitolato 'GW190521 as a dynamical capture of two nonspinning black holes', in cui prova a interpretare la natura enigmatica di questo segnale gravitazionale anomalo.

 

L’esperimento è stato lanciato tramite razzo vettore sulla International Space Station per osservare gli effetti della microgravità sulle funzioni endocrine di cellule ovariche bovine. I risultati serviranno a comprendere alcuni aspetti della riproduzione sulla Terra, ma anche in vista di missioni spaziali di lunga durata ed eventuali insediamenti umani in altri pianeti
Il 7 novembre alle ore 5.35 del mattino sulla costa est degli USA, è stato lanciato con successo il razzo NG-18/Antares dalla base NASA Wallops Flight Facility (Virginia).

Il razzo vettore ha lanciato la navicella Cygnus che ha portato sulla International Space Station rifornimenti e alcuni esperimenti scientifici. Fra questi, l’esperimento del progetto OVOSPACE, finanziato e coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e ideato da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza guidati dal Mariano Bizzarri.

Molecole di ammoniaca nella fase liquida (sinistra) che vengono ordinate in una nuova fase solida cristallina dall'applicazione di campi elettrici intensi (destra) in istantanee raccolte da simulazioni di dinamica molecolare ab initio.

 

Un gruppo di ricerca dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ipcf), usando metodi avanzati di simulazione al supercalcolatore, ha dimostrato per la prima volta che si possono ottenere fasi solide di ammoniaca tramite l’applicazione di campi elettrici intensi, con implicazioni che spaziano dalle scienze planetarie alla produzione dell’idrogeno. Lo studio è pubblicato su The Journal of Physical Chemistry Letters.

L’ammoniaca è una delle sostanze più abbondanti del nostro sistema solare. In molti laboratori all’avanguardia è possibile produrre campi elettrici molto intensi che consentono di indagare diversi fenomeni tramite varie tecniche chimico-fisiche. Tuttavia, finora non erano mai stati studiati gli effetti prodotti dai campi elettrici sull’ammoniaca liquida. In uno studio pubblicato su The Journal of Physical Chemistry Letters, rivista della American Chemical SocietyACS, un gruppo di ricerca dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ipcf) di Messina, in collaborazione con l’Accademia delle scienze della Repubblica Ceca di Brno, usando metodi avanzati di simulazione al supercalcolatore, ha dimostrato per la prima volta che campi elettrici intensi sono capaci di indurre una transizione strutturale dal liquido verso una nuova fase solida dell’ammoniaca.

 

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