Coinvolgenti e toccanti le immagini esposte lungo il percorso della mostra. Le foto mostrano i luoghi in cui si sono consumati gli efferati delitti mafiosi, le vedove che piangono i propri figli ed i propri mariti. Ed ancora i funerali dei numerosi appartenenti alle forze dell'ordine, come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dei molti magistrati, come Rosario Livatino, il cosiddetto "giudice ragazzino", e dei comuni cittadini, come Peppino Impastato, nei confronti dei quali le cosche hanno emesso sentenze di morte inappellabili, e la cui unica colpa è stata quella di servire lo Stato, compiere il proprio dovere o non lasciarsi sottomettere da umilianti e degradanti consuetudini.
La speranza. La speranza di poter vincere la mafia. Anzi la certezza che questa "è un fatto umano e come ogni fatto umano ha avuto un inizio ed avrà una propria fine", usando le parole di Giovanni Falcone, è trasmessa da altre foto che testimoniano le numerose occasioni in cui la società civile si è ribellata ed in cui lo Stato ha vinto.
Alcune foto, dunque, ritraggono le manifestazioni dei cittadini contro l'oppressione della malavita organizzata, i processi giudiziari che hanno indebolito le cosche, gli arresti dei boss mafiosi e gli uomini che hanno fatto della lotta alla mafia una ragione di vita.
Immagini che devono e non possono che far riflettere ognuno di noi. Immagini che ogni giovane studente dovrebbe conoscere perchè germogli in lui il seme di valori come la legalità, la libertà, la giustizia, senza i quali istruzione e didattica perdono di senso.
Investire per promuovere la cultura della legalità è la via più complessa, lunga e dispendiosa ma è, congiuntamente all'operato delle forze dell'ordine e della Magistratura, l'unica percorribile. In epoche diverse e con differenti modalità, la Monarchia Savoia, il regime fascista e lo Stato democratico hanno combattuto, non senza evidenti responsabilità, la malavita organizzata, riportando alcune vittorie ma soprattutto molte sconfitte. Per vincere questa guerra contro un nemico che nasce nel Meridione ma che trova ovunque in Italia terreno fertile per diffondere il proprio sistema malavitoso, un sistema che forse rappresenta la prima causa della mancata modernizzazione del nostro Paese, sarà necessario uno sforzo comune in nome non della vendetta o del risentimento ma solo, come è stato per Falcone, Borsellino e molti altri ancora, dell'amore per la libertà, la giustizia e soprattutto per la nostra terra.
Fabrizio Giangrande
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