
Redazione
Abstract
The SARS-CoV-2 pandemic is one of the greatest global medical and social challenges that have emerged in recent history. Human coronavirus strains discovered during previous SARS outbreaks have been hypothesized to pass from bats to humans using intermediate hosts, e.g. civets for SARS-CoV and camels for MERS-CoV. The discovery of an intermediate host of SARS-CoV-2 and the identification of specific mechanism of its emergence in humans are topics of primary evolutionary importance. In this study we investigate the evolutionary patterns of 11 main genes of SARS-CoV-2. Previous studies suggested that the genome of SARS-CoV-2 is highly similar to the horseshoe bat coronavirus RaTG13 for most of the genes and to some Malayan pangolin coronavirus (CoV) strains for the receptor binding (RB) domain of the spike protein.
Uno studio dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) evidenzia una significativa diminuzione di inquinanti, come il biossido di azoto, nell’aria di Roma e del Lazio nei mesi di marzo e aprile 2020. I dati sono frutto della combinazione delle osservazioni spaziali del sensore TROPOMI con le misure acquisite a terra e sono stati pubblicati su Springer Nature
Le restrizioni nazionali imposte per limitare la diffusione del SARS-CoV-2 e di conseguenza contenere la COVID-19 hanno portato ad una diminuzione della concentrazione degli inquinanti come il biossido di azoto (NO2) nella città di Roma e nell’area nord-occidentale della regione Lazio, fino a quasi dimezzarsi nei mesi del lockdown (marzo-aprile 2020) rispetto allo stesso periodo del 2019. È quanto emerge dallo studio realizzato e pubblicato su Springer Nature dai ricercatori Cristiana Bassani, Francesca Vichi, Giulio Esposito, Mauro Montagnoli, Marco Giusto e Antonietta Ianniello dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) combinando le osservazioni del sensore TROPOspheric Monitoring Instrument (TROPOMI) a bordo del satellite Sentinel 5P con le misure acquisite a terra nelle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria (Arpa) e nella stazione di monitoraggio A. Liberti del Cnr-Iia collocata presso l’area di ricerca Rm1 del Cnr.
Lucia Manni
Team di ricerca internazionale svela come un organismo costituito da molte cellule e organi possa originare da poche cellule staminali.
Una delle domande più affascinanti che tutti noi ci poniamo è come un organismo costituito da molte cellule diverse e da molti organi possa svilupparsi a partire da una singola cellula fecondata.
La domanda diventa ancora più intrigante se lo stesso organismo, con le stesse cellule e gli stessi organi, può formarsi anche a partire da poche cellule staminali. Questo è quello che succede nella riproduzione asessuata che caratterizza le specie animali coloniali.
Un gruppo di ricerca guidato dalla professoressa Lucia Manni del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Stanford, ha provato a indagare i meccanismi molecolari e morfologici che determinano lo sviluppo sessuato e asessuato di un piccolo invertebrato marino, Botryllus schlosseri, che si trova facilmente anche nella Laguna di Venezia.
Le colonie di Botryllus possono essere formate da centinaia di individui, geneticamente uguali tra di loro. Questi sono raggruppati a formare piccole unità a forma di fiore: ogni petalo è un individuo adulto. Grazie alle cellule staminali della colonia, ogni adulto può formare più gemme per riproduzione asessuata, che crescono diventando nuovi individui.
Conterrà i rifiuti radioattivi, per la maggior parte provenienti da usi civili e sanitari
La Sogin, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.
Un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni, che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo.
La pubblicazione della Cnapi, con l’elenco dei 67 luoghi potenzialmente idonei (che non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche), di fatto dà l’avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale. Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere.
Pubblicato il nuovo studio globale del WWF "Fronti di deforestazione: cause e risposte in un mondo che cambia"
Dal 2004 al 2017 persi 43 milioni di ettari in 24 principali fronti fra Asia, America Latina e Africa
Circa due terzi della deforestazione globale, tra il 2000 e il 2018, sono avvenuti in aree tropicali e sub-tropicali. A confermarlo il nuovo studio globale pubblicato dal WWF dal titolo: “Fronti di deforestazione: cause e risposte in un mondo che cambia”, che identifica e analizza i 24 principali fronti di deforestazione concentrati in 29 Paesi di Asia, America Latina e Africa, e che custodiscono una superficie forestale di 377 milioni di ettari (circa un quinto della superficie forestale totale ricompresa nei paesi delle zone tropicale e sub-tropicale).
8.000 anni fa, circa la metà della superficie terrestre era occupata da foreste. Oggi quest’area si è ridotta al 30% e la deforestazione continua a ritmi vertiginosi, soprattutto nei luoghi che ospitano alcune delle comunità umane più vulnerabili al mondo e dove si concentra una elevata biodiversità in pericolo. Tra il 2004 e il 2017 oltre il 10% della superficie forestale entro i confini dei 24 fronti di deforestazione è andato perduto, si tratta di circa 43 milioni di ettari (ndr, l’Italia è grande circa 30 milioni di ettari); mentre quasi la metà della foresta ancora in piedi - circa il 45% - ha subito frammentazioni. Solo nel Cerrado brasiliano, che ospita il 5% delle specie animali e vegetali del pianeta, ad esempio, i terreni sono stati rapidamente deforestati per l'allevamento del bestiame e la produzione di soia con la conseguente perdita di un terzo (il 32,8%) della sua superficie forestale tra il 2004 e il 2017.
La scoperta di nuove forme bidimensionali dei nitruri apre nuove prospettive per l’elettronica ultra-veloce e ad alta efficienza energetica. Uno studio pionieristico dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi del Cnr di Catania pubblicato su Advanced Materials
L’emergenza ambientale a livello globale richiede il passaggio verso forme di energia rinnovabili e l’adozione di metodi efficienti per la distribuzione, la conversione e l’utilizzo dell’energia elettrica. In questo contesto, gli straordinari progressi ottenuti nel corso degli ultimi anni nella tecnologia dei materiali semiconduttori ad ampia banda proibita, quali il carburo di silicio (SiC) e il nitruro di gallio (GaN), sono stati alla base della transizione verso una elettronica ad alte prestazioni e ad alta efficienza energetica, in grado di rispondere all’emergenza posta dal riscaldamento globale.
La recente dimostrazione di nuove forme bidimensionali del GaN e di altri nituri (InN ed AlN) apre nuove prospettive per l’applicazione di questi materiali nella micro e nanoelettronica. Uno dei primi studi in questa direzione, realizzato dai ricercatori dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Imm) di Catania, in collaborazione con l’Università di Linkoping in Svezia e con l’MFA-EK di Budapest, nell’ambito del progetto europeo Grifone, è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Advanced Materials.
CORONAVIRUS E TECNOLOGIA: DALLA DAD AI SOCIAL. I CONSIGLI DEGLI ESPERTI DEL BAMBINO GESU’
04 Gen 2021
A causa del coronavirus il tempo trascorso davanti a uno schermo è sensibilmente aumentato. Nel nuovo numero di “A Scuola di salute” i consigli per sfruttare al meglio il web e i suoi strumenti, evitandone i rischi
Didattica a distanza, social media e videogiochi. Durante l'emergenza Coronavirus, il tempo che bambini e ragazzi trascorrono davanti agli schermi e in rete è sensibilmente aumentato. In che modo la tecnologia influenza la vita di bambini e ragazzi? Nel nuovo numero di “A Scuola di salute”, il magazine digitale a cura dell’Istituto per la Salute del Bambino Gesù, diretto dal prof. Alberto G. Ugazio, gli esperti dell’Ospedale si propongono di aiutare genitori e insegnanti a essere consapevoli di regole e caratteristiche della rete e dello spazio digitale per sfruttare il web per le sue caratteristiche migliori, evitando i rischi connessi all'uso di queste piattaforme.
LA SOCIALIZZAZIONE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Bambini e ragazzi, anche in mancanza di un ritrovo come la scuola, hanno trasferito buona parte della loro socialità sul web, attraverso social network e piattaforme di messaggistica istantanea. Secondo un recente report del Parlamento Europeo, la crescita dell’uso degli strumenti digitali per stare insieme agli altri può però avere conseguenze negative: in primo luogo, la possibile perdita di alcune relazioni e la sostituzione di relazioni esistenti. In altre parole, rifugiarsi negli strumenti digitali per stare con gli altri, potrebbe portare bambini e adolescenti a trascurare gli affetti di tutti i giorni, per esempio con i familiari o con gli amici più vicini a casa. Non solo. Secondo alcuni studi l’uso dei social network può portare a sensazioni di isolamento e solitudine negli adolescenti.
Diretto dal regista Matteo Rovere (Veloce come il vento, Il primo Re, Romulus) con la casa di produzione Groenlandia e con protagonista l’attrice Greta Scarano (Suburra, La Linea Verticale, Il Nome della Rosa), il video spot di Greenpeace realizzato dall’agenzia creativa DLV BBDO ha lo scopo di denunciare e sensibilizzare il pubblico sul tema dell’inquinamento dei mari e del Pianeta, focalizzandosi sulla presenza di ingredienti in plastica nei più comuni prodotti di make-up come mascara, rossetti, lucidalabbra, fondotinta, ciprie e illuminanti. Insieme al video l’organizzazione ambientalista mette a disposizione di tutte le persone una guida su come riconoscere gli ingredienti in plastica più utilizzati.
Scoperto il meccanismo con cui la mutazione del gene ETNK1 causa la leucemia mieloide cronica atipica
27 Nov 2020
Una nuova scoperta – effettuata da un team italiano coordinato dai professori Rocco Piazza, professore associato di Ematologia presso la facoltà di Medicina dell’Università di Milano-Bicocca, Carlo Gambacorti-Passerini, professore ordinario di Ematologia presso la stessa facoltà direttore del reparto di Ematologia dell’ospedale San Gerardo – fornisce un contributo importante alla comprensione della patogenesi della Leucemia Mieloide Cronica Atipica (LMCa) e potrebbe nel futuro cambiare il destino dei pazienti affetti da questa malattia. I risultati di questo lavoro di ricerca, condotto sotto il patrocinio della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e dell’Associazione “Antonio Castelnuovo”, sono stati pubblicato sull’autorevole rivista “Nature Communications”. L’8 dicembre, inoltre, lo studio sarà presentato dalla dottoressa Diletta Fontana, ricercatrice presso l’Università di Milano-Bicocca e primo autore della pubblicazione, al congresso della Società Americana di Ematologia in sessione plenaria, dove è stato selezionato, insieme ad altri 5 lavori scientifici provenienti da tutto il mondo, nella prestigiosa categoria dei “Late-breaking abstracts”.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Clinical Cancer Research, risultato della collaborazione tra il Dipartimento di Medicina Sperimentale e la Harvard Medical School, ha individuato una molecola in grado di rallentare la crescita tumorale dei linfomi. Il test clinico del farmaco, sviluppato con la casa farmaceutica statunitense miRagen Therapeutics, sta entrando nella seconda fase della sperimentazione
Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che l’uso di un farmaco ad azione anti-miRna-155 rallenta in modo importante la crescita tumorale sia in vitro che in vivo nei linfomi più aggressivi. Lo studio è il risultato della collaborazione tra il gruppo del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza (Eleni Anastasiadou, primo autore dello studio, Cinzia Marchese e Pankaj Trivedi) e la Harvard Medical School ed è stato appena pubblicato sulla rivista Clinical Cancer Research.
Alla base della scoperta c’è la possibilità per i ricercatori di spegnere a scelta un gene specifico, come un oncogene oppure un oncomiRna, il motore responsabile della proliferazione delle cellule tumorali. I microRNA (miRNA) sono piccole molecole di RNA che, sebbene non codifichino per nessuna proteina, hanno un ruolo fondamentale nella regolazione di processi biologici fondamentali come sviluppo, differenziazione, proliferazione e morte cellulare. Di queste molecole ne esiste un tipo, i miRna oncogenici, in grado di spegnere i geni che ci proteggono dal cancro. Altamente espressi nelle cellule tumorali, questi miRna sono un bersaglio importante delle nuove terapie contro il cancro.