Ghiacciai Italiani Contaminati: La Mappa che Rileva Inquinanti Organici e Metalli Pesanti

Alessia Di Gioacchino 28 Set 2025

 

L’Università Statale di Milano e One Ocean Foundation, un'organizzazione non profit che opera a livello internazionale per la tutela dell’ambiente marino, presentano la prima mappa su ampia scala dello stato di contaminazione dei ghiacciai italiani. Questa indagine rivela la presenza diffusa di inquinanti organici e metalli pesanti.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Archives of Environmental Contamination and Toxicology, evidenzia anche l’interconnessione tra i sistemi montani e quelli marini: la fusione dei ghiacci, accelerata dal riscaldamento globale, determina il rilascio degli inquinanti nei corsi d’acqua, i quali possono potenzialmente raggiungere gli ecosistemi marini.

Il rapido arretramento dei ghiacciai, dovuto all’aumento delle temperature globali, non implica solo una riduzione delle riserve idriche e l’innalzamento del livello dei mari, ma anche un nuovo rischio: il rilascio degli inquinanti accumulati nel corso dei decenni.

Questo è quanto dimostrato da uno studio condotto dal gruppo di ricerca dell’Università Statale di Milano, guidato da Marco Parolini, professore presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, con il sostegno di One Ocean Foundation e Giorgio Armani SpA. L'indagine si inserisce nel più ampio progetto “Il mare inizia da qui” della Fondazione.

L’indagine, pubblicata sulla rivista scientifica Archives of Environmental Contamination and Toxicology, ha coinvolto 16 ghiacciai italiani, mappando la presenza di inquinanti organici e inorganici e formulando ipotesi sulle rispettive fonti di contaminazione. I risultati mostrano come i ghiacciai, a lungo considerati i “congelatori” del Pianeta, siano in realtà oggi delle vere e proprie sentinelle ambientali: accumulano sostanze inquinanti prodotte dall’essere umano e, con la loro fusione accelerata dal cambiamento climatico, rilasciano tali composti nei corsi d’acqua.

Ghiacciai e Inquinamento Globale
Queste sostanze, tra cui figurano metalli pesanti, composti organici persistenti (POP) come DDT e PCB, e altri contaminanti emergenti, vengono trasportate per via atmosferica o derivano da fonti locali riconducibili a diverse attività antropiche, rimanendo poi intrappolate nel ghiaccio per anni. Il loro rilascio durante la fusione minaccia la qualità delle acque e la salute degli ecosistemi a valle, sottolineando l’interconnessione tra gli ecosistemi montani e quelli vallivi attraverso il ciclo dell’acqua.

«Con il progetto “Il mare inizia da qui” intendiamo dimostrare concretamente come il ciclo dell’acqua sia un sistema unico e interconnesso: ciò che accade sulle cime delle montagne ha effetti diretti sugli ecosistemi vallivi e marini», ha dichiarato Jan Pachner, Segretario Generale di One Ocean Foundation. «Inoltre, il progetto si affianca alle attività della Fondazione nel Mar Mediterraneo, dove monitoriamo gli stessi inquinanti analizzati nei ghiacciai, evidenziando ancora una volta la profonda connessione tra ambienti solo apparentemente distanti».

La Ricerca: Metodi e Analisi
Tra il 2020 e il 2021, i ricercatori hanno raccolto campioni di detrito sopraglaciale da 15 ghiacciai alpini e dall’unico ghiacciaio appenninico, il Calderone.

Nei laboratori dell’Università Statale di Milano, i campioni sono stati analizzati per identificare la presenza di elementi in traccia, tra cui alcuni metalli pesanti (Fe, Al, Mn, Pb, Cd, Hg, Zn e altri) – sostanze presenti in natura ma potenzialmente problematiche ad alte concentrazioni – e composti organici persistenti (DDT, PCB, HCB), sostanze chimiche di origine antropica.

I dati hanno riscontrato una contaminazione diffusa da elementi in traccia, con concentrazioni che variano da ghiacciaio a ghiacciaio. Alcuni, come l’Ebenferner, mostrano livelli più elevati di metalli pesanti e potenzialmente tossici (Cd, Hg, Pb, Zn), probabilmente legati alla presenza di attività antropiche locali. In altri casi, come il Preda Rossa, la contaminazione è attribuibile invece a caratteristiche geologiche locali.

«Raccogliere campioni di detrito sopraglaciale ci ha permesso di ottenere una fotografia unica dell’attuale stato di contaminazione» ha affermato Marco Parolini, primo autore dello studio. «Questo approccio non solo consente di misurare con precisione i livelli dei contaminanti, ma anche di comprendere meglio i meccanismi attraverso cui vengono trasportati, accumulati e rilasciati negli ecosistemi a valle».

Conclusioni e Prospettive
Lo studio conferma il duplice ruolo dei ghiacciai italiani: da un lato accumulano e conservano contaminanti derivanti da attività passate e presenti, dall’altro li rilasciano con la loro fusione, contribuendo al rischio ambientale a valle. Questa dinamica evidenzia come l’inquinamento sia un problema comune che attraversa gli ecosistemi: le sostanze intrappolate nei ghiacci raggiungono i corsi d’acqua e, infine, il mare, collegando ambienti apparentemente lontani ma in realtà profondamente interdipendenti.

Le evidenze raccolte sottolineano l’importanza di un monitoraggio costante non solo delle sostanze “storiche”, ma anche dei contaminanti emergenti, per valutare gli effetti sulla qualità delle acque e sugli ecosistemi acquatici.

In questo scenario, il progetto Il mare inizia da qui si inserisce in una visione olistica promossa da One Ocean Foundation, che connette la salute dei ghiacciai a quella del mare. Questo approccio integrato, che combina ricerca, educazione e sensibilizzazione, rappresenta uno strumento fondamentale per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico e l’inquinamento ambientale.

Ultima modifica il Giovedì, 25 Settembre 2025 10:18
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