Era il 1880, quando l’eccentrica nobildonna inglese Ada Wilbraham, sposa di Onorato Caetani, spesso lasciava Roma e faceva una sosta a Cisterna (dove venivano allevati i cavalli per il Quirinale) per poi raggiungere la splendida tenuta di Fogliano, dove tuttora sopravvive un grande parco-giardino in stile vittoriano.
Durante questi soggiorni, capitava spesso che i coniugi Caetani accompagnassero i loro ospiti a Ninfa, un luogo abbandonato da secoli, che allora “doveva avere il sapore un po’ proibito di una vera e propria avventura”.
L’intrepida signora era solita andare in gita in questo luogo misterioso anche per far trascorrere alcune ore di svago ai suoi figli.
Il giardino di Ninfa nasceva così, quasi per gioco. Gelasio Caetani riscopriva, con opere di bonifica, le rovine di una città feudale sepolta; suo fratello Roffredo studiava e inventava l’entrata delle acque del lago, incanalandole in una fuga incrociata di ruscelli; Margherite Chapin, la moglie americana, si circondava di ciliegi e rododendri; Donna Ada, abile e appassionata giardiniera, curava con attenzione l’amministrazione della proprietà, trasmettendo ai figli “la forza e la volontà dei suoi avi”.
“A Ninfa – scriveva Iris Origo – Margherite e sua figlia Lelia hanno creato un giardino di una bellezza incantevole, mura e torri sono ricoperti di rose rampicanti, di clematidi e gelsomini (…). Interi verzieri d’alberi da frutta giapponesi, mimose, camelie, magnolie fioriscono nella bella stagione e più tardi grappoli di lillà e delfinium, grandi mazzi di peonie, mentre gli iris sbocciano nella terra paludosa (…) e il fossato diventa una foresta di calle” .
Oggi il visitatore, percorrendo i sinuosi viali, avverte tra il giallo dorato e il rosso arancio delle foglie il ritratto evanescente ma vitale di un’antica aristocrazia, che ha voluto lasciare alla natura di questi luoghi il messaggio di un mondo straordinariamente colto e idealista.
L’antico municipio divenne la “casa” aperta agli ospiti della famiglia Caetani e molti intellettuali e artisti trovarono in essa un angolo di libertà, in un clima politico e culturale che diventava sempre più difficile. Ninfa divenne così un rifugio incantato per un periodo di evasione, lontano dai rumori e dal chiacchiericcio monotono della mondanità.
Oggi questa oasi è a disposizione di tutti e ognuno può trarne la lezione che desidera, sia percorrendo un viale costeggiato di rose, sia uscendo da una piccola chiesa, dove un immenso albero di Juglans nigra sovrasta una piccola valle di betulle, oppure camminando tra i cespugli per raggiungere le magnolie e il gigantesco leccio, o andando incontro agli alberi della seta, mentre respiriamo l’odore pungente di un Pinus montezuma, oppure osserviamo la schiera di rari esemplari di Hibiscus syriacus, che fanno compagnia ad un immenso Fagus selvatica purpurea, le cui foglie ramate contrastano la rosea fioritura di un Prunus o l’azzurro del Ceanothus impressus, senza dimenticare il rosso regale dei rigogliosi melograni.
Anche la luce solare concorre ad esaltare la poesia autunnale di questo giardino: c’è la Rosa filipes che avvolge il cipresso, la folta edera che ricopre la cattedrale e l’imponente Cedrus atlantica che invita al cammino lungo un sentiero di lavanda, delimitando l’ampio piazzale della Gloria e poi il viale dei cipressi.
Ed ecco il fiume, il grande protagonista, lungo il quale si sviluppa l’architettura di questa oasi paradisiaca.
La visione diventa suggestiva, le immagini di tutte le piante vi si riflettono con tonalità diverse; il ponte romano ridisegna un paesaggio romantico, mentre le enormi piante di Gunnera manicata non distraggono lo sguardo dalla ciclopica Rupe dell’antica Norba.
Non molto lontano, un bosco di bambù cresce fitto e vigoroso attorno ad una sorgente, quasi a difesa di tanta acqua purissima, mentre una solitaria panca di ferro invita a contemplare piante di ogni tipo in libertà. Una magnolia chiude con i suoi rami il sentiero che conduce alla casa, là dove un glicine si arrampica al gelsomino e l’arancio con la cedrina offrono il profumo per ogni stagione.
All’uscita, oltre il piazzale del castello, l’ombra misteriosa della torre si riflette nel lago e si avverte la magia del posto…
“C’è qualcosa di struggente, come se alcuni sentimenti umani, nobili e molto intensi, fossero stati trasmessi alle cose per essere comunicati nel tempo” .
Infatti, lungo le alte mura ricoperte dal rosso drappo della Vitis vinifera si apre il grande portale dell’hortus conclusus, creato secondo lo stile rinascimentale dell’epoca, che racconta la sua storia: il fascino della corte di palazzo, ancelle che si rincorrono, annunci di messaggeri, deliziosi suoni di cembali, richiami di falconieri, letture di novelle. E l’incanto di una leggenda si rinnova…
Si è fatto tardi, un capanno di paglia è in attesa per un piacevole ristoro di tradizionali sapori locali, mentre il leone di pietra del vecchio comune pazientemente guarda da lontano tra i lunghi rami ora spogli della Rosa schablikin e sembra che dica “arrivederci in Aprile”, quando Primavera esulta con i suoi colori e con i suoi profumi.
Si accendono i motori, è il momento di far ritorno in città.
Si ringraziano il Direttore dei “Giardini di Ninfa”, dott. Lauro Marchetti, l’Associazione Amarilli che ha curato l’iniziativa “I Giardini nascosti”, e l’organizzazione Slow Food.
I Giardini di Ninfa sono la penultima tappa della terza edizione dell’iniziativa I Giardini Nascosti, promossa dall’Associazione Amarilli in collaborazione con la Regione Lazio, che nei fine settimana di ottobre e novembre ci ha accompagnato alla scoperta di cinque autentici gioielli botanici del Lazio, normalmente inaccessibili al pubblico. I Giardini Nascosti, infatti, “apre” eccezionalmente ai visitatori i cancelli di giardini storici privati, che fanno da cornice ad antichi castelli e residenze signorili.
Hortus Unicorni, Castello Massimo Ad Arsoli, Castello Ruspoli di Vignanello, Giardini di Ninfa e Tenuta San Liberato sono gli itinerari di un percorso che dischiude ai visitatori appassionati, o semplicemente curiosi, un mondo ricco di suggestioni, di “corrispondenze di amorosi sensi” fra la mano sapiente dell’uomo e l’indomabile potenza della natura.
Le visite guidate raccontano la storia dei giardini, la passione e gli sforzi dei loro creatori, e offrono idee, aneddoti e spunti interessanti su una ricchissima varietà di piante.
Link consigliati:
http://www.giardininascosti.it/
http://www.fieradeifiori.it/index.asp
http://www.slowfood.it/
http://www.giardinidininfa.it/
Elisabetta Zaralli
- Della cittadina medievale sono testimonianza le rovine del castello, le mura, la chiesa e il municipio, ora completamente restaurato.
Ninfa risale all’VIII secolo d.C., quando fu donata a Papa Zaccaria dall’imperatore di Bisanzio, Costantino V Copronimo. Il borgo raggiunse il massimo splendore sotto la famiglia Caetani, durante il pontificato di Bonifacio VIII.
Incendiata e saccheggiata sul finire del ‘300, in seguito a sanguinose lotte intestine, Ninfa fu abbandonata dagli abitanti e cadde lentamente in rovina, diventando una città fantasma, tanto che nell’800 prese il nome di “Pompei del Medioevo”.
Negli anni’20 del secolo scorso fu riscoperta dai discendenti della famiglia Caetani . Gli interventi di bonifica e ristrutturazione dei fratelli Gelasio e Roffredo Caetani trasformarono le antiche rovine della città in un incantevole Monumento Naturale.
Protetti a nord dalla rupe di Norma, i giardini di Ninfa godono di un microclima particolarmente favorevole, grazie al quale trovano dimora anche varietà rare di fiori e piante provenienti da tutto il mondo [Ndr]. - Marella Caracciolo, Marella Agnelli, Giuppi Pietromarchi, “Il giardino di Ninfa”, Allemandi editore. Fotografie di Marella Agnelli.
- Ibid.