
Storia (64)
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Valeteviatores, le epigrafi latine digitalizzate diventano un video-gioco storico
28 Dic 2020 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Il progetto, coordinato dall'Università di Navarra, si propone di acquisire le scansioni in 3D di una selezione di iscrizioni latine conservate in varie città romane, dal Portogallo a Roma, passando per la Francia e la Spagna, che saranno poi montate in un video-gioco storico
La Commissione europea, nell’ambito dalla Call EACEA/28/2019 del programma Creative Europe - Media (Bridging culture and audiovisual content through digital), ha cofinanziato, per un totale di 311.108,07 euro, il progetto Valete vos viatores: travelling through Latin inscriptions across the Roman Empire.
Il progetto, che prevede un anno e mezzo di lavoro, da gennaio 2021 a giugno 2022, è coordinato dall’Universtià di Navarra e si propone di acquisire le scansioni in 3D di una selezione di iscrizioni latine conservate in varie città romane, dal Portogallo a Roma, passando per la Francia e la Spagna, da inserire poi in un videogame (che sarà sviluppato da una società specializzata). Tema del gioco sarà un viaggio dai confini al centro dell’Impero Romano, con una speciale attenzione per la documentazione epigrafica, che del paesaggio antico costituiva una componente importante, spesso non adeguatamente valorizzata.
“Razza e Istruzione. Le leggi antiebraiche del 1938”, on line i documenti raccolti col progetto di ricerca
11 Nov 2020 Scritto da Università degli studi di Milano Bicocca
Tenere viva la memoria di una pagina orribile della storia italiana, quella scritta con la promulgazione delle leggi razziali, per poter cambiare l’esistente. Questo l’intento del progetto di ricerca “Razza e Istruzione. Le leggi anti-ebraiche del 1938” che, sostenuto dall’Università di Milano-Bicocca e dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, è stato reso possibile grazie a un Comitato scientifico nazionale – coordinato dalla professoressa Marina Calloni – in collaborazione con numerosi archivi. Ora quel progetto si arricchisce di un nuovo contenitore: un sito web che offre la possibilità di consultare i documenti raccolti, spesso inediti, di vedere gli interventi dei relatori della conferenza tenutasi nel febbraio dello scorso anno con la lectio magistralis della senatrice a vita Liliana Segre, ma anche di sfogliare il materiale della mostra, allestita in Ateneo.
Il progetto si è focalizzato sia sulle conseguenze che la limitazione di accesso all’istruzione e alle professioni ebbe sulle persone di origine ebraica, sia su ciò che la discriminazione educativa e professionale comportò sul sistema formativo e scientifico anche nell’Italia repubblicana. L’Università – come luogo privilegiato della ricerca e del sapere scientifico, il cui libero esercizio è costituzionalmente tutelato – non poteva non porre attenzione su ricadute culturali, giunte fino ai nostri giorni.
L’arrivo dei Longobardi in Italia: un’analisi biomolecolare
29 Lug 2020 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Un nuovo studio coordinato dal Laboratorio di Paleoantropologia e bioarcheologia della Sapienza, in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Università di Parma e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha ricostruito le dinamiche con cui i Longobardi arrivarono nella nostra penisola dopo la caduta dell’Impero Romano e si stanziarono sul territorio. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, sono stati ottenuti attraverso analisi biomolecolari su denti e ossa di individui rinvenuti nella necropoli longobarda di Povegliano Veronese (VR)
La grande marcia dei Longobardi nella nostra penisola comincia nel 568 d.C., quando i guerrieri dalle lunghe barbe cominciarono a premere imponentemente alle porte delle Alpi alla conquista di nuove terre.
Seguendo l’antica via Postumia, fondarono una serie di insediamenti, tra i quali Povegliano Veronese (VR), la cui area sepolcrale è stata oggetto di numerose indagini durante gli scavi archeologici condotti fra gli anni ’80 e ’90.
Oggi, un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports, risultato di una missione coordinata da Mary Anne Tafuri del Laboratorio di Paleoantropologia e bioarcheologia della Sapienza, ha ricostruito le dinamiche con cui i Longobardi arrivarono nella nostra penisola dopo la caduta dell’Impero Romano e si stanziarono sul territorio.
In Maremma la peste (manzoniana) del Seicento era il “Mal di contagio”: rinvenuta negli archivi la prima attestazione di questa espressione
24 Lug 2020 Scritto da Università di Pisa
La ricerca dell’italianista Marina Riccucci dell’Università di Pisa nell’archivio di Castelnuovo di Val di Cecina in uscita sulla rivista “Maritima”. Il sindaco: borse di studio e iniziative per valorizzare la memoria storica del territorio
La prima attestazione nota dell’espressione “Mal di contagio” riferita alla peste del Seicento, quella raccontata da Manzoni ne "I promessi sposi", si trova nell’archivio di Castelnuovo Val di Cecina, e precisamente nelle carte riguardanti Sasso Pisano. Il documento, contemporaneo allo scoppia dell’epidemia che colpì la Maremma nel 1631-2, anticipa di 150 anni l’origine dell’espressione sinora attribuita da lessici e vocabolari a Gaetano Fabbri e alla sua "Lezione intorno alla cagione e alla natura della peste" pubblicata a Firenze nel 1722. La scoperta di questa matrice maremmana del “Mal di contagio” arriva da uno studio dell’italianista Marina Riccucci dell’Università di Pisa in uscita sulla rivista “Maritima”.
TUTELA DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO SOMMERSO
24 Lug 2020 Scritto da Sara Piccardi - Responsabile della Comunicazione della Fondazione AzioneMare.Dott. Trigona con anfore
La capitaneria di porto di La Spezia emette un’ordinanza a protezione dei relitti scoperti dall’ing. Guido Gay della Fondazione Azionemare
Nel 2012 e nel 2014 l’ing. Guido Gay, della fondazione Azionemare, grazie al sonar a scansione laterale del suo catamarano Daedalus e all’impiego del ROV abissale PlutoPalla, aveva individuato due relitti di navi romane al largo dell’Isola del Tino, rispettivamente a 400 e 500 m di profondità.
Il più profondo, denominato Daedalus 21, si è conservato sostanzialmente intatto, con il suo carico di oltre 2000 anfore vinarie Dressel 1 (di cui 878 visibili in superficie) e vasi, databili intorno al II sec. a.C. Il relitto è lungo circa 25 metri e le immagini scattate dal ROV filoguidato PlutoPalla mostrano chiaramente 4 ceppi d’ancora che hanno permesso di definire la posizione della prua.
Il secondo ritrovamento, denominato Daedalus12, è apparso avvolto in una nuvola di sospensione, gravemente danneggiato dai solchi delle reti a strascico che hanno ridotto le anfore ad un ammasso caotico di frammenti, sparsi su un’area molto vasta.
Il giallo della morte di Raffaello. L'ipotesi dell'Università di Milano-Bicocca
17 Lug 2020 Scritto da Università di Milano Bicocca
A 500 anni dalla scomparsa del genio del Rinascimento Raffaello Sanzio, avvenuta dopo giorni di malattia il 6 aprile 1520, quando il pittore aveva solamente 37 anni, la causa precisa della sua morte è ancora circondata da un alone di mistero e nel tempo si sono avanzate le più disparate ipotesi: sifilide, malaria, tifo, polmonite, avvelenamento. Ora una ricerca dell'Università di Milano-Bicocca, basandosi su testimonianze dirette e indirette dell'epoca, cerca di fare luce tra queste ipotesi, indicando la polmonite come la più plausibile. E inquadrando il trattamento terapeutico allora adottato – il salasso – all'interno di un dibattito medico-sanitario vivace e non così omologato come a volte si è portati a pensare.
Piramide di Cheope: nella camera appena scoperta c’è forse un trono di ferro?
22 Nov 2017 Scritto da Comunicato stampa Politecnico di MilanoL’ipotesi di Giulio Magli del Politecnico di Milano
I primi di novembre 2017 Nature ha pubblicato i risultati del progetto ScanPyramids degli archeologi guidati da Mehdi Tayoubi (Hip Institute, Parigi) e Kunihiro Morishima (Università di Nagoya, Giappone): esiste una “stanza segreta” lunga almeno 30 metri all’interno della Piramide di Cheope. Scoprirne la funzione e il contenuto sarà la sfida più appassionante in assoluto per gli archeologi. Giulio Magli, Direttore del Dipartimento di Matematica e docente di Archeoastronomia del Politecnico di Milano, ha formulato una delle prime ipotesi. “La Piramide di Cheope, costruita attorno al 2550 aC., e' uno dei monumenti piu' grandi e complessi della storia dell'architettura. Le sue camere interne sono accessibili tramite stretti condotti uno dei quali pero', prima di giungere alla camera funeraria, si allarga e si alza mprovvisamente formando la cosiddetta Grande Galleria – spiega Magli - La camera appena scoperta non ha una funzione pratica di "scarico del peso" che grava sopra la Grande Galleria, perchè il tetto della stessa fu gia' costruito con una tecnica a spiovente proprio per questo motivo”. Allora, che cosa significa? “Esiste una possibile interpretazione che e' in ottimo accordo con quanto sappiamo della religione funeraria egizia testimoniata nei Testi delle Piramidi. Nei testi infatti si legge che il faraone, prima di raggiungere le stelle del nord, dovra' passare le "porte del cielo" e sedere sul suo "trono di ferro"- continua. All’interno della Piramide ci sono quattro stretti canali, delle dimensioni di un fazzoletto, diretti verso le stelle. L'aldila' del faraone era infatti, secondo i "Testi delle Piramidi", nel cielo, e in particolare tra le stelle del nord, come l'Orsa e il Drago.
Acqua e civiltà, ecco come si è sviluppata l’antica città di Hatria.
01 Set 2014 Scritto da WWF AtriSiamo alla terza edizione della Passeggiata alle fontane archeologiche di Atri, evento organizzato dall’Associazione Studentesca Atriana, dall'Oasi WWF Calanchi di Atri, e da Italia Nostra sez. Atri, in collaborazione con il Comune di Atri, con l'ASD Natura Abruzzo, il gruppo scout di Atri e la Protezione Civile, che avrà luogo il 7 settembre, alle ore 15:00, in piazza Duomo ad Atri (TE).
La visita guidata, a prenotazione obbligatoria, sarà l’occasione per ricordare quanto la vita nonché lo sviluppo delle civiltà siano legati all’acqua. Le fontane archeologiche di Atri, infatti, hanno origine pre-romana e sono servite a permettere lo sviluppo della popolazione del territorio di Hatria. Sin dai nostri primi ricordi scolastici di storia sappiamo, infatti, che tutte le popolazioni antiche si sono sviluppate intorno ai fiumi, quello che per antonomasia ci ricorda lo sviluppo della civiltà è il Nilo con le sue acque e il suo terreno fertile adatto a molteplici utilizzi colturali.
Corso di formazione sulle tecnologie in uso nella preistoria
18 Nov 2013 Scritto da Archeologiasperimentale22 e 23 FEBBRAIO 2013, Città Prato
Lo stage è rivolto ad archeologi, studenti di Scienze Umanistiche e Naturali, insegnanti, operatori museali, guide archeologiche, naturalistiche, ambientali o turistiche, operatori culturali e semplici appassionati. Tale corso tratta la tecnologia dell'Uomo nella Preistoria.
All'interno di esso verranno affrontati diversi procedimenti tecnologici dei nostri antenati.
Programma di massima
Sul tema dell'acqua e sulle opere a questa dedicate in epoca romana è stato realizzato un interessante percorso tematico intitolato "Aquae", esposto durante tutto il mese di febbraio presso il Museo della Civiltà Romana della Capitale. L'iniziativa, patrocinata dall'Assessorato alle Politiche Culturali e dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, è organizzata dalla “Zètema servizi museali”.
I numerosi plastici esposti, le ricostruzioni storiche degli avvenimenti e delle tecniche idrauliche testimoniano un'attenzione crescente nei confronti del tema dell'acqua durante l'antichità. Una risorsa, questa, determinante per la scelta dei luoghi per i nuovi insediamenti e che ha influenzato le strategie militari, le scelte architettoniche, le politiche economiche e commerciali di qualsiasi comunità.
Non solo. Nella Roma antica, sia in età repubblicana sia durante quella imperiale, politici ed Imperatori erano pienamente consapevoli della importanza, in termini di propaganda, che le opere idrauliche garantivano nei confronti delle popolazioni. L'acqua, così come l'esercito ed il diritto, era una dei punti di forza che l'Impero offriva alle popolazioni barbare.