Alzheimer, le prime linee guida europee: una ‘bussola’ nel labirinto diagnostico
Una guida che indica gli esami a cui sottoporsi, in base alle 11 modalità di presentazione dei sintomi, per riconoscere l’Alzheimer e le altre forme di demenza. Sono queste le prime raccomandazioni approvate e condivise dagli esperti delle maggiori Società Scientifiche europee per individuare un percorso diagnostico preciso in quattro step successivi e districarsi tra le tante cause di demenza. Quando oltre all’esame del fluido cerebrospinale, PET, SPECT e scintigrafie sarà possibile utilizzare l’analisi di biomarcatori specifici nel sangue, questo approccio aiuterà a evitare fino al 70% dei test strumentali inutili, consentendo di avere diagnosi più corrette e risparmiare risorse economiche.
UniTS e Genomics England sviluppano TINC, un algoritmo per migliorare diagnosi e trattamenti dei tumori del sangue
I ricercatori di Genomics England, dell'Università di Trieste e del Great Ormond Street Hospital for Children dell’NHS Foundation Trust hanno sviluppato un nuovo algoritmo per rendere più accurata l'analisi del sequenziamento completo del genoma, effettuato con tecniche di Whole Genome Sequencing (WGS) in pazienti con tumori del sangue.
L’algoritmo sviluppato ha l’obiettivo di interpretare più precisamente i dati del sequenziamento nei casi in cui i campioni di cellule idealmente sane, prelevati dai pazienti, risultino invece contaminati da cellule malate.
Dalle buie acque sotterranee alla luce del sole: il proteo, l’anfibio di grotta per eccellenza, può uscire in superficie anche di giorno
Photograph by Matteo Riccardo Di Nicola
Una ricerca dell’Università Statale di Milano in collaborazione con la Società Adriatica di Speleologia e lo Spleovivarium di Trieste ha scoperto che il proteo può anche raggiungere la superficie. Durante questo studio è stata anche avvistata per la prima volta al mondo una larva di tre mesi. La ricerca è pubblicata su Ecology.
È uno degli animali più curiosi del pianeta. La sua pelle è priva di pigmentazione, gli occhi sono quasi assenti, ha un corpo anguilliforme, può vivere fino a 100 anni e digiunare per otto. Ma il suo habitat non è unicamente sotto terra. Diffuso nelle grotte della Slovenia (comprese quelle famosissime di Postumia), ma anche nelle acque sotterranee italiane, in particolare nelle province di Trieste e Gorizia sino al fiume Isonzo, il proteo (Proteus anguinus) è da sempre considerato un anfibio esclusivamente sotterraneo. Ora però, una ricerca, iniziata a giugno 2020, coordinata dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con la Società Adriatica di Speleologia e lo Spleovivarium di Trieste e pubblicata sulla rivista Ecology, ha scoperto che l’anfibio può raggiungere la superficie, anche durante il giorno.
Insulin resistance in shift workers not affected by melatonin treatment
Melatonin treatment does not affect the insulin resistance or the glucose tolerance of night shift workers, according to a new study from the University of Surrey and the University Medical Centre Hamburg. Melatonin treatment does, however, significantly improve the sleep quality of those working shifts.
In this study, scientists explored how oral melatonin affects insulin resistance and blood pressure in night shift workers, who face a higher risk of Type 2 diabetes. Insulin resistance is when cells struggle to absorb glucose from the blood. Previous research suggests melatonin could help these workers' glucose tolerance and heart health. This led scientists to investigate melatonin's broader effects on the body.
Professor Debra Skene, Professor of Neuroendocrinology at the University of Surrey, said:
"Night shift work is necessary for our emergency and health services and to keep our economy moving. However, working night shifts disrupt our circadian rhythms, which are driven by light/dark cycles and are associated with sleep disturbances, cardiometabolic diseases and increased risk of diabetes.
Un gruppo di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Torino sta studiando il canto del pinguino africano per salvarlo dall’estinzione
Livio Favaro, Francesca Terranova e Anna Zanoli fanno parte del team di biologi marini dell’Università di Torino che da anni si sta dedicando allo studio del pinguino africano, una specie che abita le coste del Sudafrica e della Namibia. “Il pinguino africano è noto anche come pinguino asino per il suo vocalizzo molto particolare, che ricorda un raglio. Ma al di là dell’elemento di curiosità, proprio sullo studio e il monitoraggio del canto di questi animali si fonda il progetto di ricerca e tutela che da anni portiamo avanti in collaborazione con le autorità del Sudafrica” ha dichiarato Livio Favaro.
Materiali per la green energy: nanoserbatoi metallici per lo stoccaggio dell'idrogeno
Courtesy Anna Regoutz (UCL, London)
Un team di ricerca internazionale composto, per l’Italia, da ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Università Roma Tre, ha identificato attraverso un approccio innovativo il collegamento tra struttura elettronica e proprietà termodinamiche di alcuni materiali. La scoperta, pubblicata su PRX Energy, permette di affrontare in modo tecnologicamente più efficiente il problema dello stoccaggio dell’idrogeno.
Un gruppo di ricerca internazionale composto, per l’Italia, da ricercatori dell'Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche di Trieste (Cnr-Iom) e dell’Università Roma Tre, in collaborazione con colleghi dell’University College di Londra, dell’Università di Bristol (Regno Unito), dell’University of Technology di Delft (Olanda) e dell’Università di Zurigo (Svizzera) ha raggiunto importanti risultati per affrontare in modo tecnologicamente più efficiente il problema dello stoccaggio dell’idrogeno.
Un nuovo studio paleogenetico traccia le migrazioni umane durante l’Impero romano
Un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Università di Stanford insieme alla Sapienza e all’Università di Vienna ha analizzato migliaia di genomi antichi, di cui 204 inediti, da resti scheletrici rinvenuti in Europa, Asia e Africa, confermando la diversità genetica delle popolazioni che abitavano queste aree
Un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Università di Stanford insieme alla Sapienza e all’Università di Vienna, ha utilizzato materiale genetico estratto da scheletri antichi per ricostruire un quadro dettagliato delle migrazioni e degli spostamenti a lungo raggio durante il periodo di massimo splendore dell'Impero.
Inventato in Italia il software per ottimizzare la qualità delle immagini di risonanza magnetica cardiaca
Come l’abilità nel “cogliere l’attimo” conta nella fotografia d’autore, così fino ad oggi è stata l’esperienza dell’operatore di radiologia a fare la differenza nella visualizzazione di aree cicatriziali nel cuore durante l’esecuzione di esami di risonanza magnetica cardiaca. Un’invenzione di scienziate e scienziati italiani promette di innovare questa fondamentale pratica diagnostica, rendendola accurata al primo “scatto” grazie all’intelligenza artificiale. Si chiama “THAITI” ed è un software messo a punto e brevettato da un team interdisciplinare composto da Daniela Besozzi e Daniele M. Papetti dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Marco S. Nobile dell’Università Ca’ Foscari Venezia, e Camilla Torlasco dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano di Milano.
Cambiamento climatico, l'Artico sta perdendo la memoria
Lo scioglimento causato dal riscaldamento globale sta deteriorando rapidamente il segnale climatico contenuto nei ghiacciai delle isole Svalbard. Questo è quanto scoperto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr e dall’Università Ca’ Foscari Venezia. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Cryosphere.
In tutto il mondo i ghiacciai si stanno ritirando a una velocità senza precedenti, e questo sta comportando la perdita delle informazioni riguardanti la storia del clima e dell’ambiente in essi contenute. A perdere la memoria sono anche i ghiacciai dell’arcipelago delle Svalbard, nel Circolo polare artico: lo dimostra per la prima volta uno studio internazionale pubblicato sulla rivista The Cryosphere, guidato da ricercatori dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, al quale partecipano l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr (Cnr-Isac) e l'Università di Perugia.
L’invisibile barriera genetica che divideva l’Eurasia occidentale nella preistoria
Un nuovo studio internazionale, che ha visto la partecipazione della Sapienza Università di Roma, ha dimostrato l’esistenza di due gruppi di popolazioni diverse culturalmente ma anche geneticamente nell’area che va dal Mar Nero alla regione del Mar Baltico nel corso del Mesolitico e del Neolitico. I risultati, ottenuti grazie all’analisi di più di 1.600 antichi genomi umani, sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
Un team internazionale di ricercatori, di cui fa parte Dušan Borić del Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza Università di Roma, ha analizzato un ampio set di dati sul DNA antico dimostrando l’esistenza di differenze genetiche, oltre che culturali, tra le antiche popolazioni occidentali dell'Eurasia.