I successi di Swift sono solo gli ultimi in ordine di tempo per l'Italia, che da decenni è all'avanguardia nel campo dell'astrofisica delle alte energie e, in particolar modo, nello studio dei lampi di raggi gamma. Una pietra miliare in questo settore è stata senz'altro la missione BeppoSAX (Satellite per Astronomia X, "Beppo" come il soprannome del fisico italiano Giuseppe Occhialini, tra i pionieri dello studio dei raggi cosmici), creato da una collaborazione tra l'Agenzia Spaziale Italiana e l'agenzia olandese per i programmi aerospaziali (NIVR). Tra il 1996 e il 2002 BeppoSAX ha aperto con le sue osservazioni un nuovo capitolo nello studio dell'Universo "violento". I maggiori successi della missione sono venuti proprio dall'osservazione dei gamma ray burst che, dalla loro scoperta nel 1967, avevano sempre costituito un enigma per gli astrofisici. Rivelando l'emissione di raggi X che accompagna quella in banda gamma, BeppoSAX ha permesso di ricostruire alcuni tasselli fondamentali del puzzle. BebboSAX fu infatti il primo satellite a "registrare" tale fenomeno e per questo gli fu riconosciuto il premio internazionale "Bruno Rossi".
“Swift è stato progettato per seguire la strada tracciata da BeppoSAX” dice Patrizia Caraveo dell’INAF, Co-Investigator italiana per Swift “ma, oltre ad essere un formidabile cacciatore di lampi gamma, è una splendida risorsa per tutti i campi dell'astrofisica. La capacità di puntare velocemente in ogni direzione del cielo, lo ha reso richiestissimo per lo studio di tutti i tipi di sorgenti celesti. Mentre va a caccia di lampi gamma, Swift osserva sorgenti che si sono fatte notare da telescopi a terra o da altri strumenti in orbita”.
Oggi, oltre a Swift, l’Istituto Nazionale di Astrofisica partecipa con il supporto dell’ASI a tutte le principali missioni spaziali a livello mondiale dedicate all’Astrofisica delle alte energie: da quella tutta italiana per lo studio dell’Universo nei raggi gamma AGILE, agli osservatori spaziali Fermi, XMM-Newton, Chandra, INTEGRAL, a quelli a terra, come MAGIC in collaborazione con l’INFN.
“Dai tempi di BeppoSAX ad oggi abbiamo fatto molta strada nella comprensione di questi fenomeni” commenta Tommaso Maccacaro, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Per ogni domanda a cui troviamo una risposta ne sorgono altre spontanee e molto rimane ancora da studiare. Ci auguriamo di poter continuare a disporre della strumentazione più avanzata per rimanere protagonisti in questo settore dell’Astrofisica di frontiera”.
Per ulteriori informazioni:
INAF: Marco Galliani, 06 35533390 – 335 1778428
Link
http://www.media.inaf.it/2010/04/19/swift-500-grb/
Video
http://www.media.inaf.it/gallery/v/video/chunks/swift-500.flv.html
Franceco Rea