Redazione
Ecco i lieviti del pane amici del nostro microbiota che favoriscono l’assorbimento dei minerali
20 Ott 2021
Lo studio pubblicato sulla rivista internazionale “FOODS“.
Dalla ricerca arrivano i lieviti del pane amici del nostro microbiota che aiutano l’assorbimento dei minerali come il ferro e lo zinco. Un gruppo di scienziati dell’area agro-alimentare e medica dell’Università di Pisa di cui fanno parte Monica Agnolucci, Giuseppe Conte e Manuela Giovannetti ha identificato per la prima volta nuovi ceppi di lieviti che mostrano attività antiinfiammatorie. Si tratta di lieviti capaci di produrre alti livelli di acido linoleico coniugato e di acido propionico, composti noti per le loro specifiche proprietà salutistiche, anticarcinogeniche e ipocolesterolemiche.
Pubblicato sulla rivista internazionale “Foods”, lo studio è stato svolto nell’ambito del progetto nazionale “Processing for healthy cereal foods”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca con l’Università di Pisa come capofila che ha coordinato il lavoro di scienziati appartenenti a sette università e a un Istituto del CNR.
Un team di ricercatori coordinato dal Dipartimento di Psicologia di Sapienza, in collaborazione con l’Istituto di ricerca Santa Lucia IRCCS di Roma e con l’Università dell’Aquila, ha pubblicato sulla rivista JAMA Network Open uno studio che, per la prima volta in Italia, verifica gli effetti negativi sul personale infermieristico del lavoro a turni con rotazione antioraria, aprendo a prospettive potenzialmente innovative per l'organizzazione lavorativa nell’ambito ospedaliero e non solo.
Una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista JAMA Network Open e coordinata dal Dipartimento di Psicologia di Sapienza, in collaborazione con il Santa Lucia IRCCS di Roma e con l'Università dell'Aquila, ha studiato per la prima volta in Italia gli effetti del lavoro a turni nel personale infermieristico italiano sulla base della rotazione oraria o antioraria dei turni. Lo studio ha coinvolto 144 infermieri provenienti da 5 ospedali del Centro e Sud Italia, seguiti da luglio 2017 a febbraio 2020.
Negli ultimi anni, sempre più scienziati di diverse discipline che vanno dalla Biologia alla Fisica, dalla Matematica all’Ingegneria, stanno unendo le proprie forze per affrontare la madre di tutte le sfide scientifiche: la comprensione della mente umana.
Questo sforzo conoscitivo senza precedenti è alla base del boom dell’Intelligenza Artificiale, grazie alla quale supercomputer di IBM e Google hanno battuto campioni di giochi di strategia (scacchi, Jeopardy, Go), e grazie alla quale i nostri computer e telefoni sono dotati di software sempre più intelligenti, in grado di imparare dalle nostre esperienze. Nonostante questi incredibili progressi, la capacità del cervello umano di processare informazioni spazio-temporali in parallelo e a bassissimo consumo rimane inarrivabile per gli attuali approcci computazionali (il consumo del supercomputer Watson di IBM è circa un milione di volte maggiore di quello del nostro cervello).
Il Museo di Scienze Planetarie organizza le ricerche al suolo
Caccia alla meteorite, primo giorno ad Agliana e Quarrata
Morelli: "Per trovarla l'aiuto di tutti è prezioso"
Stamani i primi gruppi astrofili di Montelupo e Prato all'opera
Domani si replica spostandosi sul reticolo individuato da Prisma
Sono partiti in mattinata da La Ferruccia di Agliana, dopo aver ricevuto istruzioni precise su cosa cercare la trentina di volontari coinvolti nella ricerca del meteorite caduto in Toscana, nella zona fra Agliana e Quarrata. Mappa e campioni di meteoriti alla mano, il direttore del Museo di Scienze Planetarie Marco Morelli e il ricercatore di Scienze della Terra dell'Università di Firenze Tiberio Cuppone che coordinano le ricerche, hanno spiegato esattamente come potrebbe presentarsi sul terreno la meteorite che ha attraversato l'atmosfera della Terra la notte del 1° ottobre viaggiando a oltre 50mila chilometri l'ora.
"La ricerca è ufficialmente partita stamani, domani andremo avanti e poi ogni fine settimana con l'aiuto dei volontari che vorranno partecipare – ribadisce Morelli – Ma l'aiuto di tutti è prezioso. Ancora una volta faccio appello a chi possiede orti, giardini e vivai nella fascia che comprende le frazioni di La Ferruccia, Sant'Antonio, Vignole, Olmi, Valenzatico, Case Ferretti fino a Lucciano di controllare il terreno e, se è possibile, dare un'occhiata anche sui grandi tetti delle aziende".
L’Università di Pisa partner dello studio pubblicato su Science Advances
L’aumento della CO2 nelle emissioni può far prevedere un’eruzione violenta di un vulcano con un anticipo sino a tre mesi. E’ questo quanto emerge da una ricerca pubblicata su Science Advances alla quale ha partecipato l’Università di Pisa all’interno di un consorzio tutto italiano che comprende le università di Palermo, Firenze e Torino e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (sezioni di Napoli e Bologna).
In particolare, lo studio ha analizzato la composizione e i flussi dei gas vulcanici a Stromboli grazie ad un sistema di monitoraggio finanziato dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale (DPC). I risultati hanno dimostrano come il gas vulcanico, in particolare l’aumento della CO2, giochi un ruolo chiave nelle dinamiche esplosive, e che i periodi preparatori delle esplosioni sono caratterizzati da emissioni anomale di CO2, rilasciate dal magma ancora immagazzinato in profondità.
Uno studio condotto dal Cnr-Ibiom di Bari insieme all’Università di Bari e all’Università Statale di Milano, con il supporto della piattaforma bioinformatica e genomica di Elixir Italia, ha sviluppato una metodologia che consente di verificare il grado di infettività di una persona affetta da Covid-19, discriminando tra il genoma a RNA del virus e le molecole derivanti dalla sua trascrizione. Il lavoro è pubblicato su Nature Communications Biology
Un team dell’Istituto di biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibiom) di Bari, dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, dell’Università Statale di Milano, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata e del Laboratorio Covid dell’Ospedale “Di Venere” di Bari, con il supporto della piattaforma genomica e bioinformatica messa a disposizione dal nodo italiano dell’Infrastruttura di ricerca europea Elixir per le scienze della vita, ha effettuato uno studio su 166 soggetti affetti da Covid-19 con differente grado di carica virale nel quale è stata messa a punto una metodologia per determinare il numero assoluto di molecole di RNA virale contenute nei tamponi molecolari utilizzati per individuare la positività al virus. La ricerca pubblicata su Nature Communications Biology permette di individuare il grado di infettività di persona affetta da Covid-19.
Un team di studenti dell’Università degli Studi di Milano ha scoperto la prima menzione dell’America nell’area mediterranea in un’opera inedita medievale scritta attorno al 1340, oltre cento anni prima che l’America venisse scoperta dall’esploratore genovese. Lo studio è stato pubblicato su Terrae incognitae.
Una clamorosa menzione di una terra situata al di là dell’Atlantico è stata individuata in un’opera inedita medievale, scritta dal domenicano Galvano Fiamma intorno al 1340: la scoperta è nata all’interno di un progetto didattico della Statale di Milano, cui hanno collaborato numerosi studenti di Lettere, ed è stata pubblicata sulla rivista statunitense Terrae incognitae, dedicata alla storia delle esplorazioni.
Tutti sanno che il continente americano entrò nell’orbita delle conoscenze degli Europei con la spedizione di Cristoforo Colombo, effettuata nel 1492. In realtà esplorazioni sulle coste settentrionali dell’Atlantico erano già state compiute nei secoli precedenti da navigatori vichinghi, e hanno lasciato sporadiche tracce nei racconti semileggendari di alcune saghe norrene. La notizia dell’esistenza di terre al di là dell’Atlantico non era però mai stata documentata fino a questo momento fuori dalla Scandinavia. Una ricerca in corso presso la Statale dimostra ora che qualcosa se ne sapeva anche più a sud.
Oltre trenta i siti storico-culturali toccati dai runner nel corso dei 42km della competizione. In aggiunta alla maratona, la Staffetta solidale Acea Run4Rome e la Stracittadina Fun Race 5km, che si potrà correre ovunque ci si trovi. L’evento ha l'obiettivo di diventare ecosostenibile entro il 2023.
Al via la maratona di Roma 2021
Si corre domenica 19 settembre l’Acea Run Rome The Marathon, la maratona di Roma, con la partenza fissata alle ore 6.45 sui Fori Imperiali. Una corsa molto attesa, dopo il rinvio dello scorso marzo 2020, che inizierà con l’Alba Edition Special Race.
Il percorso della maratona di Roma
Il tracciato della gara prevede il passaggio per diversi luoghi storici della città: dai Fori Imperiali si passa subito per l’Altare della Patria, poi dal Campidoglio, Teatro Marcello, Circo Massimo e la Piramide Cestia. Si prosegue su via della Conciliazione, la Basilica di San Pietro e per poi attraversare il Ponte Cavour, il Lungotevere, i luoghi del villaggio olimpico 1960. Dopo il passaggio verso Roma nord, nei pressi di Monte Antenne, si ritorna verso il traguardo. Via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di Spagna, Piazza Navona, Piazza Venezia, Via dei Fori Imperiali e infine il traguardo di fronte al Colosseo.
Malattie neurodegenerative, nanoparticelle d’oro rallentano l’avanzare dell’atassia di Friedreich
30 Ago 2021
Lo studio, coordinato dell’Università Statale di Milano e dal Policlinico di Milano, assieme all’Università di Milano-Bicocca, all’Università di Torino e all’ University of Miami Miller School of Medicine, ha scoperto che le nanoparticelle d’oro riducono il danno ossidativo e migliorano la funzionalità mitocondriale nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich. La ricerca è stata pubblicata su Science Translational Medicine.
Nanoparticelle composte da clusters di atomi d’oro migliorano la funzionalità mitocondriale e riducono il danno ossidativo nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich, una malattia neurodegenerativa causata da un'anomalia del gene che codifica per una proteina e che colpisce principalmente il sistema nervoso centrale e periferico: lo studio è stato pubblicato di recente su Science Translational Medicine.
Malattie neurodegenerative, nanoparticelle d’oro rallentano l’avanzare dell’atassia di Friedreich
26 Ago 2021
Lo studio, coordinato dell’Università Statale di Milano e dal Policlinico di Milano, assieme all’Università di Torino, all’Università di Milano-Bicocca e alla University of Miami Miller School of Medicine, ha scoperto che le nanoparticelle d’oro riducono il danno ossidativo e migliorano la funzionalità mitocondriale nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich. La ricerca è stata pubblicata su Science Translational Medicine.
Nanoparticelle composte da clusters di atomi d’oro migliorano la funzionalità mitocondriale e riducono il danno ossidativo nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich, una malattia neurodegenerativa causata da un'anomalia del gene che codifica per una proteina e che colpisce principalmente il sistema nervoso centrale e periferico: lo studio è stato pubblicato di recente su Science Translational Medicine.
La ricerca è iniziata nel 2019 da Chiara Villa, ricercatrice dell’Università Statale di Milano, afferente al Laboratorio di cellule staminali del “Centro Dino Ferrari” Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico, diretto da Yvan Torrente, docente di Neurologia della Statale, con l’obiettivo di indagare il ruolo di nanoparticelle di atomi d’oro nel trattamento dell’Atassia di Friedreich (FRDA). Questo studio nasce da una collaborazione tra i gruppi di ricerca dell’Università di Milano- Bicocca (diretto da Angelo Monguzzi), dell’Università di Torino (diretto da Giorgio Merlo) e dell’Università di Miami diretto da Carlos Moraes.