L'intervento è durato complessivamente 22 ore; se si aggiungono anche le procedure di prelievo effettuate nell'ospedale del donatore, sono state necessarie più di 36 ore. È il primo trapianto combinato di polmoni e fegato eseguito interamente dagli specialisti del Bambino Gesù. Come sempre avviene per la gestione di casi complessi, sono state coinvolte diverse équipe: cardiochirurghi, chirurghi del trapianto di fegato, cardioanestesisti e cardiorianimatori, anestesisti e rianimatori del trapianto di fegato, pneumologi, pediatri, epatologi, cardiologi, strumentisti della cardiochirurgia e del trapianto di fegato, infermieri del coordinamento trapianti, personale infermieristico della rianimazione cardiochirurgica, tecnici di radiologia e radiologi, tecnici di laboratorio e biologi, autisti e operatori socio sanitari. In totale più di 40 professionisti. Oltre alla complessità organizzativa e alla necessità di disporre di tante diverse competenze pediatriche, un altro aspetto critico dell’intervento eseguito è stata la sua lunga durata e la necessità di preservare gli organi in attesa di essere trapiantati: il fegato, infatti, doveva attendere che venisse ultimato il trapianto dei polmoni.
Per ottimizzare la riuscita del trapianto è stato quindi utilizzato il sistema di perfusione extracorporea del fegato (una tecnica che permette di prolungare i tempi di ischemia, cioè l'intervallo durante il quale l'organo rimane al di fuori dell'organismo, migliorando la conservazione dell'organo stesso) che lo ha mantenuto "vitale" sino al termine della procedura toracica. Il paziente è stato successivamente trasferito nella rianimazione cardiochirurgica e in seguito presso il reparto di Fibrosi cistica: 54 giorni dopo il trapianto il ragazzo è tornato a casa dove è stato accolto con i fuochi d’artificio dai familiari. «Oggi posso dire che i miracoli esistono – commenta la mamma del ragazzo -. A Natale 2020 iniziavamo il percorso al Bambino Gesù con l’unica, ma incerta, prospettiva di un trapianto per salvare la vita di mio figlio. Averlo oggi a casa con me è il regalo di Natale più grande e inaspettato. Desidero ringraziare tutti i medici e gli operatori del Bambino Gesù per la loro professionalità e umanità e, soprattutto, per aver creduto con noi, e a volte più di noi, che mio figlio potesse tornare a vivere».
«Nessuno dei risultati eccezionali conseguiti e di cui siamo davvero fieri – sottolinea Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù – sarebbe mai possibile senza la generosità dei donatori e delle loro
famiglie, chiamati alla più altruistica delle scelte nel momento più profondo della sofferenza personale. La loro disponibilità è l’elemento indispensabile per l'attività di trapianto di organi che in Italia ogni anno cura più di 3000 pazienti».