La musica di Beethoven viaggia nello spazio

Nel 1977 – il 20 Agosto ed il 5 Settembre – furono lanciate nello spazio interstellare le due sonde gemelle Voyager, con l’obiettivo di studiare l’atmosfera dei pianeti, la loro struttura fisica, scoprire i campi magnetici e censire i loro anelli e satelliti. Ma le due sonde si persero nello spazio e non si sa più dove siano finite. 
Le due navicelle avevano al loro interno un messaggio per le civiltà che si pensava potessero incontrare. Il messaggio era registrato su di un disco di rame ricoperto d’oro che conteneva anche immagini, suoni, messaggi in 55 lingue diverse e 27 pezzi di musica. Tra i brani di musica che ancora navigano nello spazio infinito ci sono: 
  • il primo movimento della “Quinta Sinfonia” di Beethoven op. 67
  • il “Quartetto per archi n. 13 per due Violini, Viola e Violoncello” op. 130, anch’esso di Beethoven
  • alcuni brani di Mozart e di Bach.
Ma prima di perdersi nello spazio le navicelle avevano raggiunto Mercurio e ne avevano mandato alcune informazioni sulla terra, e le notizie che abbiamo oggi su questo pianeta le dobbiamo proprio a quel lontano viaggio. Sappiamo infatti che l'anno mercuriano dura 88 giorni terrestri, ed anche il giorno (cioè la durata di una rotazione su se stesso) è più breve, e dura 2/3 di un giorno terrestre (cioè 16 ore). Mercurio è il pianeta il più vicino al nostro sole, la sua superficie è cosparsa da crateri, tanto che a prima vista somiglia al nostro satellite, la Luna. 
Su questo pianeta - dove durante il giorno la temperatura sale a +400°C e la notte scende a -180°C - Ludwig van Beethoven è presente. C’è infatti un cratere che porta il suo nome, e lo riconosce perché si trova sulla linea dell'equatore mercuriano, tra le longitudini 740 e 1440. 
Beethoven non è da solo su quel pianeta lontano. A fargli compagnia, infatti, l’Unione Astronomica internazionale ha dato il nome del suo collega George Frederich Handel ad un altro cratere, posto a 3,4° di latitudine nord e 33,8° di longitudine ovest.
 
 

Il 16 dicembre 1999, nel giorno in cui il celebre compositore avrebbe compiuto ben 229 anni, l'universo si infiammò per alcuni secondi, al punto di saturare l'insieme del cielo. Considerando la data e lo scoppio del fenomeno, a questo avvenimento è stato dato il nome di “Beethoven Burst “.
Quel giorno, osservando le onde gamma in provenienza dall'universo, gli astronomi registrarono un'esplosione molto forte e molto rara in quella lunghezza d’onda. Gli scienziati hanno ricercato quindi la sorgente di questo fenomeno. Bisogna sapere che le onde gamma sono portatrici di energia in grande quantità. Fortunatamente, tali avvenimenti si svolgono lontano dalla nostra galassia.
 
 
 
Infatti, l'origine del “Beethoven Burst” si trova a 10 miliardi di anni luce dalla Terra (poco lontano da dove avvenne il Big-Bang). La sua causa è ancora sconosciuta, forse l'incontro di una stella a neutroni con un buco nero, o una ipernova circa 100 volte più potente della più grande supernova osservata. 
 
Marina Pinto 
Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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