Non ridete, pare sia proprio così. Difatti un’industria americana sta mettendo a punto un apparecchio chiamato Hypersonic Sound, che rivoluzionerà il modo in cui si potrà ascoltare la musica: non più dalle orecchie ma direttamente nel cervello.
Si tratta di uno strumento altamente tecnologico che, a detta del suo inventore Elwood, converte le onde sonore in uno spettro di frequenze superiori a quelle udibili dall’orecchio umano (che sono dalle 16 alle 20000) e le trasporta in modo selettivo direttamente al cervello attraverso l’osso temporale del cranio, senza quindi passare per l’apparato uditivo.
Un tale dispositivo permetterebbe l’utilizzo di segnali sonori (musica in primis, naturalmente) dovunque ed in qualunque momento della giornata senza che essi possano disturbare chi è vicino (capita sull’autobus, per esempio, di sentire senza volerlo la musica sparata a tutto volume nelle orecchie dell’incauto fruitore dell’I-pod che ci è accanto), e se tale dispositivo si mostrasse davvero efficace il concetto di ascolto verrebbe completamente rivoluzionato (ascolto dal latino auscultare, cioè sentire con l’orecchio), una funzione nata con l’uomo che è stata per millenni alla base della comunicazione, della sopravvivenza e della stessa sua evoluzione.
Ma perché tutto questo? Potrebbe sembrare una bizzarria, una fantasiosa strategia tecnologica nata per mostrare al mondo la bravura di certi inventori, ma invece un perché c’è, ed è un perché anche molto importante.
Il fatto è che oggigiorno gli apparecchi riproduttori di musica sono costruiti con una possibilità di ascolto invero molto fedele ma anche con un volume spesso troppo alto. E allora, come accertato, l’ascolto ripetuto di musica a volume alto direttamente nelle orecchie provoca irrimediabilmente un danno irreversibile all’udito, e questo è un problema serio, soprattutto per le nuove generazioni (che di musica non possono fare certo a meno, ma in verità nessuno vive bene senza), e quindi il sistema di poterne godere a pieno senza che questo diventi un “malanno” (per non dire un’invalidità), mostra tutto il valore di tale invenzione.
Orecchie sane, quindi, da domani in poi, ma sempre con la musica in testa.
Marina Pinto