Sonno REM e Malattie Neurodegenerative: Due Biomarcatori Distinguono in Anticipo Parkinson e Demenza di Lewy

Francesco Defler 29 Set 2025

Un gruppo di scienziati dell'Università di Montréal, guidato dal professore di medicina Shady Rahayel, ha compiuto una scoperta fondamentale nella diagnosi previsionale delle patologie neurodegenerative.

Attraverso due ricerche condotte in modo complementare, gli esperti sono ora in grado di determinare con anni di anticipo quali soggetti affetti da uno specifico disturbo del sonno sono destinati a sviluppare la Malattia di Parkinson o la Demenza con Corpi di Lewy (DCL).

L'attenzione si è focalizzata sul Disturbo Comportamentale del Sonno REM Isolato (iRBD), una condizione caratterizzata dal fatto che le persone agiscono i propri sogni – urlando, scalciando o agitando le membra – talvolta con violenza tale da poter ferire il proprio partner.

«Non si tratta solo di un sonno irrequieto; è un chiaro campanello d'allarme neurologico», precisa Rahayel, neuropsicologo e ricercatore. È noto che circa il 90% di chi soffre di iRBD evolverà verso il Parkinson o la DCL, ma finora la previsione dell'esito specifico e della tempistica era impossibile.

Marcatore 1: Smascherare in Anticipo il Parkinson
Il primo studio, guidato dalla dottoranda Violette Ayral e pubblicato su Neurology, ha analizzato 428 partecipanti internazionali.

La ricerca si è concentrata sul sistema glinfatico, la "rete di pulizia" del cervello che, durante il riposo, smaltisce i rifiuti metabolici e le proteine correlate alla neurodegenerazione. Un malfunzionamento di questo sistema porta all'accumulo di scorie, potenziale innesco del Parkinson.

Utilizzando una sofisticata risonanza magnetica (DTI-ALPS), i ricercatori hanno misurato la circolazione dei fluidi cerebrali in 250 pazienti con iRBD e 178 controlli sani, seguendoli in media per sei anni.

Il risultato chiave è stato sorprendente: i pazienti che mostravano un indice DTI-ALPS più basso nell'emisfero sinistro (segno di ridotta circolazione dei fluidi) avevano una probabilità 2,4 volte maggiore di ammalarsi di Parkinson. Questa asimmetria non era presente nei pazienti che hanno sviluppato la DCL.

«Questa lateralizzazione rispecchia ciò che osserviamo clinicamente nelle primissime fasi del Parkinson, dove i problemi motori spesso iniziano da un lato del corpo. Potrebbe rappresentare lo stadio più iniziale della malattia», ha commentato Ayral.

Questo è il più ampio studio internazionale su pazienti iRBD a dimostrare che la funzione glinfatica, rilevata con Risonanza Magnetica, può fungere da predittore per il Morbo di Parkinson.

Marcatore 2: Previsione Mirata della Demenza con Corpi di Lewy
Il secondo studio, guidato da Celine Haddad e pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, ha esaminato 438 partecipanti con un focus sulla DCL, una demenza degenerativa (seconda solo all'Alzheimer) che presenta un mix di sintomi parkinsoniani e cognitivi.

I ricercatori hanno misurato la quantità di "acqua libera" – il fluido che non è legato alle cellule e che scorre tra di esse – nel nucleo basale di Meynert, un'area cruciale per le funzioni cognitive. Un eccesso di acqua libera indica alterazioni microscopiche iniziali (come infiammazione o perdita di cellule) ed è quindi un marcatore indiretto della degenerazione neuronale.

Dopo un follow-up mediano di 8,4 anni, i dati hanno mostrato che gli individui che hanno sviluppato la DCL presentavano livelli di acqua libera significativamente più alti, risultando otto volte più a rischio di evolvere in questa demenza. Questo marcatore ha dimostrato una maggiore sensibilità predittiva rispetto ai metodi tradizionali.

«È straordinario che questo indicatore riesca a catturare cambiamenti così precoci, ancor prima che si manifestino i sintomi», ha aggiunto Haddad.

La Nuova Frontiera della Medicina di Precisione
Queste ricerche, le più vaste nel loro genere su pazienti iRBD confermati da polisonnografia, aprono la strada a test di screening personalizzati per prevedere l'evoluzione della malattia prima della comparsa dei sintomi clinici.

Secondo i ricercatori, questi strumenti consentiranno ai medici di adattare il monitoraggio clinico al percorso specifico di ciascun paziente e di mirare con maggiore precisione gli studi clinici per trattamenti preventivi. Un simile modello di intervento tempestivo ha il potenziale di rivoluzionare la gestione delle malattie neurodegenerative, permettendo di agire prima che il danno sia irreversibile.

«Sapevamo che l'iRBD è un segnale premonitore», ha concluso Rahayel. «Quello che non sapevamo era chi avrebbe sviluppato quale patologia. Grazie a questi studi, abbiamo finalmente gli strumenti per personalizzare le cure e migliorare la prognosi».

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