Sempre sui principali social media saranno poi diffusi messaggi e materiale informativo relativi all’importanza dei test genomici. All’iniziativa hanno aderito varie Società Scientifiche e Associazioni che lavorano in ambito oncologico. Tra queste AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), SIAPEC (Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citopatologia Diagnostica), Cittadinanzattiva, EURAMA, Fondazione Insieme Contro il Cancro, Fondazione ONDA, Fondazione The Bridge, Komen e Senonetwork. I risultati e le sottoscrizioni raccolte durante la social challenge verranno inviati a fine marzo, quando la campagna terminerà, al Ministero della Salute.
Da anni ormai i test genomici, grazie ai quali moltissime donne colpite da tumore al seno possono evitare la chemioterapia, sono disponibili nella maggioranza dei Paesi europei, ma l’Italia non ne ha ancora autorizzato la rimborsabilità. Solo lo scorso 30 dicembre, con l’approvazione della Legge di Bilancio è stato istituito un fondo nazionale di 20 milioni di euro annui per il rimborso delle spese sostenute dagli ospedali per l’acquisto dei test. Tuttavia il fondo non sarà accessibile finché il Ministero della Salute non emanerà un decreto attuativo, dopodiché le Regioni dovranno distribuire le risorse alle strutture del territorio.
“Resta ancora molto da fare prima che i test siano effettivamente utilizzati sull’intero territorio nazionale – afferma Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia –. Con la nostra campagna vogliamo sensibilizzare in modo innovativo tutte le istituzioni sanitarie, sia nazionali che locali, affinché l’iter venga rapidamente completato.”
L’intero sistema sanitario nazionale sta affrontando una sfida gigantesca a causa della pandemia ma la nostra salute non è minacciata solo dal Covid-19: i tumori sono in aumento e quelli al seno rappresentano oltre il 14% di tutte le nuove diagnosi. “Riteniamo fondamentale un utilizzo più razionale di tutte le risorse umane, terapeutiche ed economiche a disposizione per la lotta contro il cancro – aggiunge la Presidente D’Antona – e questo può avvenire anche grazie all’utilizzo dei test genomici.”
Grazie ai test genomici è possibile identificare quei tumori mammari per i quali la chemioterapia non è necessaria. Aiutano infatti l’oncologo, grazie al supporto dell’anatomo-patologo, a predire l’aggressività di un tumore al seno con recettori ormonali positivi e a valutare l’utilità di aggiungere la chemio alla terapia anti-ormonale. I benefici sia per la singola donna sia per l’intero sistema sanitario nazionale sono notevoli. Ridurre il ricorso a cure non appropriate consente da un lato di preservare la qualità di vita delle pazienti evitando loro effetti collaterali importanti, dall’altro di risparmiare risorse che possono essere reinvestite in altri ambiti della senologia.