L’esatta valutazione del rischio di cancro da esposizioni a basse dosi di radiazioni resta comunque difficile. Le stime di rischio finora disponibili sono derivate prevalentemente da studi epidemiologici e sono inevitabilmente basate su interpolazioni, approssimazioni ed assunzioni teoriche. L’approccio epidemiologico richiede, infatti, grandi numeri di decine di migliaia di pazienti per documentare un rischio clinicamente significativo connesso a dosi di esposizione relativamente basse. Sussiste, pertanto, la necessità di una stima diretta del reale danno al DNA (il principale bersaglio delle radiaioni ionizzanti) attraverso l’impiego di biomarcatori che possono agire come dosimetri biologici individuali del danno indotto da radiazioni ionizzanti. Di recente, quest’attività di ricerca è stata indicata come tra le priorità della ricerca (“Research Need n.1”) nel rapporto BEIR VII: “Determination of the level of various molecular markers of DNA damage and other biomarkers as a function of low dose ionizing radiation” In particolare, la valutazione degli effetti biologici e clinici a lungo termine dell’esposizione radiologica medica in pazienti cardiopatici congeniti è stata riconosciuta come altra priorità di ricerca importante dal rapporto BEIR VII: “the need of studies of infants who are exposed to diagnostic radiation because catheters have been placed in their hearts, as well as infants who receive multiple X-rays and CT scans”:
Gli studi recenti condotti dal nostro gruppo CNR sono risultati anticipatori di queste priorità di ricerca individuate dalla Comunità Scientifiche e Regolatorie, dimostrando l’utilità dell’impiego di biomarcatori cromosomici - convalidati predittori a lungo termine di cancro- per la valutazione del rischio di esposiazione a basse dosi di radiazioni ionizzanti.
I nostri risultati hanno confermato le stime epidemiologiche e la corrente assunzione utilizzata dagli Organismi di Radioprotezione che anche modeste dosi di esposizione a radiazioni ionizzanti possono indurre danno al DNA delle cellule. In particolare, è stato osservato un aumento di danno pro-oncogeno in medici cardiologi interventisti professionalmente esposti (Andreassi et. al Faseb J 2005), in pazienti adulti sottoposti a procedure interventistiche (Andreassi et al. Eur Heart J 2007) e – in misura più marcata – in giovani adolescenti con cardiopatie congenite sottoposti a cateterismo cardiaco in età pediatrica (Andreassi et al. Eur Heart J 2006; Circualtion Andreassi 2009).
Maria Grazia Andreassi