Oltre i confini
Fabrizio Giangrande
13 Ott 2012
Superare i confini che si presentano. Confini di qualsiasi tipo, siano essi di natura geografica, culturale, intima, umana.
Questo il tema della V Edizione del Festival di Letteratura e Cultura Ebraica che ha aperto i battenti il giorno 8 settembre e che si concluderà il giorno 12.
Cinque giorni nei quali si susseguiranno numerosi eventi che si svolgeranno all'interno del Vecchio Ghetto Demolito di Roma, culla della cultura ebraica occidentale. Il Festival è promosso da Provincia e Comune di Roma, dalla Regione Lazio, dalla Comunità ebraica di Roma e dall'Ambasciata d'Israele in Italia.
Curatori della manifestazione sono Mariella Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann che si sono avvalsi della collaborazione di Zètema "progetto cultura" e del Centro di cultura Ebraica.
Come sempre ricco, dinamico e poliedrico il programma di questa edizione del Festival a cui partecipano intellettuali ed artisti internazionali.
Gli appuntamenti, infatti, spaziano dalla scrittura alla musica, dal teatro al cinema, dalle arti figurative allo sport senza trascurare le contaminazioni tra le differenti forme espressive.
La serata di apertura intitolata "Notte della Cabbalà", dedicata alla mistica tradizionale ebraica, è stata assai seguita dai cittadini che hanno affollato le strette vie del Vecchio Ghetto fino alle prime luci dell'alba in una piacevole atmosfera scandita dalla musica di David Broza e Gabriele Coen.
Tra gli eventi in programma per la serata inaugurale del Festival di particolare interesse l'incontro tenutosi all'interno del Palazzo della Cultura tra il giornalista Pierluigi Battista e lo scrittore ed attivista dei diritti umani Marek Halter.
Nel corso dello stimolante confronto lo scrittore polacco, nato a Varsavia nel 1936, ha ripercorso alcune delle tappe fondamentali della sua vita raccontando una serie di aneddoti significativi per la sua esperienza di uomo e di ebreo. Dalla fuga dal Ghetto di Varsavia all'arresto in Ucraina, dal trasferimento forzato in Uzbekistan all'arrivo in Francia, paese dove risiede attualmente.
Halter si è soffermato sulla sua professione di scrittore ricordandone in particolare gli inizi, quasi casuali, quando un amico giornalista lo invitò a scrivere la sua storia personale "una storia che il mondo doveva conoscere".
Numerose le personalità che durante la propria carriera di scrittore ha avuto il privilegio di incontrare. Tra queste lo scrittore ha voluto ricordare Giovanni Paolo II con il quale ha avuto, come lo stesso Halter ha definito, "un bel rapporto" basato su una empatia favorita dalla comune provenienza dalla città di Varsavia ma soprattutto dalla condivisione dei drammi che la Polonia ha vissuto nel corso del ventesimo secolo.
E poi il suo impegno per la pace in Medioriente. Una pace che, come lo stesso Halter ha tenuto a precisare durante l'incontro, deve essere per tutti e per la quale egli dedica il proprio impegno di scrittore fin dal 1957.
Lo stesso scrittore ha sottolineato che, mai come in questo momento storico, la pace è un bene auspicabile e raggiungibile solo attraverso un impegno comune da parte di tutti i popoli, le culture e le religioni.
Una collaborazione finalizzata alla valorizzazione delle diversità intese come ricchezza. Collaborazione che ponga l'accento sui bisogni e sui valori comuni di ogni individuo per favorire il superamento dei confini che solcano il nostro mondo, fino alla loro eliminazione, siano essi visibili o invisibili.
Fabrizio Giangrande
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