Vulvodinia, dolore e sessualita': quando la coppia e' a rischio
Evolutionary biology: Sponges can economize on oxygen use
Sponges lack a signaling pathway that responds to low intracellular oxygen levels in more complex animals. Do they use a different mechanism for this purpose or did their earliest ancestors evolve at a time when less oxygen was available? Gert Wörheide holds the Chair of Paleontology and Geobiology at the Department of Earth and Environmental Sciences at Ludwig-Maximilians-Universitaet (LMU) in Munich, and his research focuses on the early evolution of animals, which happened more than 650 million years ago. He and his colleagues recently demonstrated that the sponges (Porifera), and not the comb jellies (Ctenophora) as some believe, most likely are the sister group to all other animal phyla. In other words, modern sponges are derived from the lineage that first diverged from the last common ancestor of all animals, while all other animal groups emerged from the other branch of the family tree. In their latest study, carried out in collaboration with Professor Donald Canfield’s group at the University of Southern Denmark in Odense, Wörheide and his team have now shown that sponges can make do with far less oxygen than most other animals. Moreover, the new work, which appears in the international leading life and biomedical sciences journal eLife, reveals that sponges lack the specific biochemical signaling pathway that other animals use to sense the level of the gas present in their cells and tissues.
Parte il progetto di ricerca “La rabbia che non si vede” per rilevare indicatori precoci di aggressività nei minori
Presentato oggi presso la Hall del Policlinico lo studio biennale del Centro Pediatrico Interdipardimentale per la Psicopatologia da Web del Policlinico Gemelli, in collaborazione con la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) di Roma e il sostegno incondizionato di Comunità Incontro Onlus.
Rilevare indicatori precoci di rischio sulle nuove psicopatologie emergenti in età infantile e in adolescenza, attraverso la somministrazione di test che misurano l’aggressività nei minori. In sintesi è questo l’obiettivo del progetto di ricerca “La rabbia che non si vede” promosso dal Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web della Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli, presentato oggi, mercoledì 7 febbraio, nel corso del convegno “Prevenire la psicopatologia in età infantile” presso la hall del Policlinico. Dalle risposte ai questionari, differenziati per cinque fasce di età, emergeranno diversi gradi di rischio - basso, intermedio o alto - di sviluppare psicopatologie quali ritiro sociale con abbandono della scuola, cyberbullismo, dipendenze comportamentali e tossicodipendenze.
Nuovo Report sulla pesca segnala possibili rischi import illegale
Per la prima volta in un Rapporto pubblicato da EJF (Environmental Justice Foundation), Oceana, Pew e WWF viene analizzato il flusso di importazioni dei prodotti ittici nei paesi UE dal 2010, data in cui è entrato in vigore il Regolamento INN (contro la pesca illegale non dichiarata e non regolamentata). In questi 7 anni 25 sono i paesi che hanno ricevuto dalla Commissione UE un “cartellino giallo” per non aver intrapreso azioni tese a contrastare la pesca INN, in linea con gli standard internazionali, mentre per 3 di questi permane una situazione di “cartellino rosso” (qui l'elenco completo dei paesi sotto osservazione). Dal 2010 una serie di paesi hanno ricevuto degli avvertimenti - i cosiddetti cartellini gialli – per non aver apportato i miglioramenti richiesti nella gestione delle risorse ittiche. La maggior parte di questi ha però adottato delle riforme radicali, in seguito alle quali i cartellini gialli sono stati ritirati. Altri paesi invece, sono risultati completamente inadempienti e hanno ricevuto un cartellino rosso accompagnato dalle relative sanzioni, quali il divieto di importare prodotti ittici nell’UE. Il WWF ricorda che la pesca illegale e non regolamentata è una piaga che affligge molte aree: metodi non selettivi o distruttivi, pesca eccessiva, hanno effetti nefasti non solo sulla biodiversità ma anche sul benessere e lo sviluppo delle popolazioni locali, alimentando ulteriormente povertà e spinta alle migrazioni.
Ebola virus exploits host enzyme for efficient entry to target cells
The ebolavirus-like particle generated to investigate the mechanisms of Ebola virus entry. (Nanbo A. et al., PLoS Pathogens, January 16, 2018)
Researchers have identified a key process that enables the Ebola virus to infect host cells, providing a novel target for developing antiviral drugs. The deadly Ebola virus incorporates a cellular enzyme into its virus particles, facilitating the infection to the target cells, according to new research published in the journal PLOS Pathogens. When this enzyme Xkr8 is activated, it flips a phospholipid called phosphatidylserine (PS) from the inner layer of the Ebola virus’ membrane (envelope) to the outer layer. The exposed PS facilitates entry of the virus. The researchers at Hokkaido University and The University of Tokyo generated ebolavirus-like particles by expressing viral proteins in cultured mammalian cells to investigate mechanisms by which Ebola virus enters target cells. When the researchers disabled or blocked the activation of Xkr8, the exposure of PS on the surface of the virus particles was reduced. First appearing in Sudan and the Democratic Republic of Congo in 1976, Ebola has instilled fear wherever infections have emerged due to its high fatality rate ranging from 25% to 90%. Most recently, west Africa experienced a record-breaking outbreak in 2014-2016. The virus spreads via the bodily fluids of infected animals and humans. Currently, there are no approved drugs for treating Ebola. Scientists are beginning to unravel how the virus works, which is critical for developing effective treatments.
Ecco il profilo dei giocatori d’azzardo
I soggetti a rischio gambling presentano tratti depressivi e impulsivi, ricerca di emozioni positive e mancanza di fiducia negli altri, apertura mentale e coscienziosità. Lo attesta il profilo di personalità patologica rilevato da ricercatori dell’Ibfm-Cnr e dell’Università della Calabria definito mediante tecniche di intelligenza artificiale. Lo studio è pubblicato sul Journal of Neuroscience Methods
È possibile prevedere se una persona tenderà a sviluppare una soggezione patologica al gioco d’azzardo? Uno studio diretto dall’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Catanzaro, a cui ha partecipato l’Università della Calabria, pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience Methods, ha definito i tratti della personalità del gambler patologico grazie a tecniche avanzate di intelligenza artificiale.
“Chi è vittima del gioco d’azzardo patologico perde, oltre a ingenti quantità di denaro, la capacità di controllo delle proprie azioni e la fiducia dei propri cari, con la percezione di essere entrato in un tunnel senza via di scampo”, spiega Antonio Cerasa, ricercatore Ibfm-Cnr. “Le neuroscienze sono impegnate da decenni nello studio di questo disturbo che devasta la vita di moltissime famiglie italiane. Oggi sappiamo che la causa è multifattoriale (genetica, neurobiologica e comportamentale) e conferisce alla persona una vulnerabilità di base, amplificata da fattori psicosociali come povertà o traumi biografici. La letteratura indica già che, oltre a disfunzioni cerebrali e genetiche del sistema dopaminergico, i gambler patologici hanno anche un profilo di personalità disfunzionale, sono cioè più vulnerabili alle situazioni sociali che invitano al gioco, e questo aspetto non è mai studiato finora con metodi di intelligenza artificiale”.
Vitamin A in cattle fodder is potentially protecting against cow's milk allergy
Infants can sometimes develop an allergy to cow's milk that usually subsides by adulthood but may increase the risk for developing other allergic diseases. The allergic reaction can, however, be prevented by two components of cow's milk interacting together, as researchers of the interuniversity Messerli Research Institute of Vetmeduni Vienna, Meduni Vienna und the University of Vienna now describe in a study published in Scientific Reports. Loading of the vitamin A metabolite retinoic acid to the important milk protein Bos d 5, also known as beta-lactoglobulin, in cow’s milk can prevent an allergic reaction against the protein. A real milk allergy occurs in about three to five percent of European children and more rarely in adults. The disease is different from lactose intolerance, in which a lack of the enzyme lactase results in the inability to properly break down lactose, a sugar found in milk products. In the case of a milk allergy, the immune system itself reacts with a distinct immune response against the milk proteins. Specialized immune cells are formed which produce antibodies against the milk proteins and so trigger a potentially much more dangerous allergic reaction.