Tuttavia dalle esperienze scientifiche raccolte in questo arco di tempo dagli astronauti in ambiente di microgravità sappiamo che l’uomo mal si adatta ad alcune condizioni imposte da un viaggio spaziale.
Cosa si sta facendo in ambito biomedico spaziale e quali metodiche e studi scientifici ci potranno aiutare a realizzare la colonizzazione umana di altri pianeti?
Dott. Vittorio Cotronei Responsabile Medicina e Biotecnologie dell’Agenzia Spaziale Italiana.
“Nell’ambito dei programmi dell’ASI è prevista la messa a punto e la realizzazione di missioni spaziali nonché di simulazioni a terra tali da ampliare l’offerta sperimentale, consentendo il raggiungimento di risultati scientifici adeguati e di conseguenza degli obiettivi che ci prefiggiamo. A tal fine, nell’ambito del progetto OSMA, dedicato allo studio del sistema osseo e muscolare e del progetto DCMC, dedicato allo studio dell’apparato nervoso e cardiocircolatorio, sono state previste anche attività sperimentali di simulazione a terra con la metodica del Bed-Rest (BR). Il Bed-Rest è un modello di studio a terra utilizzato comunemente dalla comunità scientifica internazionale per simulare gli effetti fisiologici dell’assenza di gravità sull'organismo. Si tratta di un allettamento di volontari sani per un periodo variabile (normalmente dai 7 ai 120 giorni) a secondo del protocollo sperimentale. La modalità Bed-Rest viene utilizzata, in particolare, per lo studio del sistema muscoloscheletrico e, in modalità head-down(a -6°), per lo studio del sistema cardiovascolare e renale. Infatti il paziente sottoposto a questa metodica avrà una migrazione del sangue e dei fluidi corporei verso la parte cefalica, simulando in modo credibile la situazione in cui si trova un’astronauta in assenza di gravità.
Il limite maggiore della sperimentazione nello spazio consiste nello scarso numero di individui su cui si può applicare, nei costi elevati e nella limitata ripetibilità degli esperimenti e dunque della loro attendibilità scientifica. Il Bed-Rest supera tutti questi problemi, consente continuità sperimentale ed è relativamente poco costoso. I risultati scientifici che otteniamo a terra vengono ovviamente successivamente testati in volo per essere validati. È ormai chiaro a tutte le maggiori agenzie spaziali ed in primis all’ESA che i due aspetti della sperimentazione sono inscindibili e sinergici. Del resto è quanto si fa anche in campo biologico. Gli esperimenti vengono preparati e testati a terra utilizzando strumenti che simulano parzialmente la microgravità. Solo quando l’esperimento è ritenuto valido nelle ipotesi sperimentali viene proposto ed effettuato in volo. Questo, ripeto, viene fatto, in entrambi i casi, per validare le ipotesi sperimentali e contenere gli enormi costi della sperimentazione spaziale. Il primo Bed-Rest nazionale si è tenuto a luglio 2007 presso l’Università di Primorska (Capodistria, Slovenia), ed era dedicato allo studio del sistema osseo e muscolare, mentre la seconda sperimentazione che si è svolta nell’agosto del 2008, ha abbracciato anche la parte relativa al sistema cardiocircolatorio. Se l’uomo vuole conquistare nuovi mondi e se il nostro Paese vuole mantenere un ruolo di primo piano nell’attività spaziale, sarà senza dubbio necessario che l’Agenzia Spaziale Italiana si impegni a proseguire la sperimentazione anche in questo settore”.
Fabrizio Zucchini