Le vernici luminescenti per sensori di gas o di pressione, anche note come pressure sensitive paints, sono costituite da particolari materiali, detti cromofori, dotati di una specifica sensibilità a sostanze chimiche gassose. Quando opportunamente illuminati, brillano con un’intensità che dipende dalla pressione del gas a cui sono soggetti.
Fig.1 (Shuttle)L’illustrazione mostra le diverse fasi di un test aerodinamico basato sull’utilizzo di una vernice luminescente. La vernice, costituita dai ‘nanofogli’ rappresentati nell’ingrandimento centrale, viene applicata tramite aerografo su un modello in scala ridotta di velivolo o automobile, in questo caso una navicella shuttle. Il modello viene quindi posizionato all’interno di una galleria del vento, sottoposto ad un flusso d’aria e contemporaneamente illuminato con luce ultravioletta. Dove la pressione è maggiore, la vernice si illumina di più: la luce emessa viene quindi raccolta e rielaborata al computer, fornendo in questo modo un’immagine in positivo dei punti di maggiore o minor pressione sulla superficie del velivolo.
Le vernici luminescenti sono utilizzate nello sviluppo delle lampade a basso consumo energetico, dove è necessario valutare i flussi interni di gas, oppure nel campo dell’ingegneria aerospaziale e automobilistica per effettuare test aerodinamici su modelli di velivoli o automobili, in modo da migliorarne le prestazioni ed ottimizzarne i consumi. In questo caso, i modelli vengono ricoperti di vernice, posizionati all’interno di una galleria del vento e esposti a flussi d’aria mentre sono al contempo illuminati da una lampada ultravioletta. La luce emessa dalla vernice è quindi rilevata da una fotocamera ed elaborata da appositi software che, ricostruendo l’immagine del modello, permettono di risalire alla pressione di gas in ogni punto della sua superficie.
Fig. 2 (Foto Vacuum/Oxygen)
Fotografie della vernice luminescente in vuoto (vacuum) e in presenza di ossigeno (oxygen), accostate alle corrispondenti rielaborazioni grafiche tridimensionali dell’intensità della luce emessa. Il rettangolo centrale contiene una fotografia dei nanofogli di cui è costituita la vernice ottenuta tramite microscopio elettronico in trasmissione. Come si può apprezzare sia nella foto sia nella rappresentazione 3D, la presenza di ossigeno ‘accende’ la vernice, causando un significativo aumento del segnale luminoso emesso dai nanofogli.
Il funzionamento delle vernici sensibili alla pressione attualmente in uso si basa però sul fatto che quando interagiscono con gas ossidanti si attivano processi che ne spengono l’emissione luminosa. «Ci si trova quindi nella situazione paradossale per cui più gas significa meno luce: l’immagine della distribuzione della pressione su un modello in un test aerodinamico è di conseguenza in negativo», spiega Monica Lorenzon che lavora su questo progetto nel suo dottorato in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali. La realizzazione di una vernice sensibile alla pressione dal comportamento inverso, ovvero che aumenti la propria intensità luminosa in presenza di ossigeno, è stata finora impedita dalla mancanza cromofori adeguati. La ricerca svolta all’Università di Milano-Bicocca ha permesso di sviluppare nano-materiali costituiti da nanofogli di semiconduttore, in grado di generare un segnale luminoso più intenso in presenza di ossigeno, oltre che di rivelare efficientemente variazioni di pressione grazie alle loro ampie superfici sensibili.
«Questa tecnologia, di cui noi abbiamo fornito la prova di principio - spiega Sergio Brovelli - potrà essere sfruttata in tutti i contesti in cui sia necessario misurare con elevata risoluzione spaziale la pressione di gas su una superficie: dall’ingegneria meccanica alla difesa, fino allo sviluppo di dispositivi a basso consumo energetico.»
La ricerca è stata realizzata anche grazie ai contributi di Fondazione Cariplo, della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e della Comunità Europea.
Ufficio Stampa Università di Milano-Bicocca