Martedì, 20 Aprile 2010
Martedì, 20 Aprile 2010 00:00

Scienzaonline Anno 7° n. 75 Aprile 2010

Scienzaonline Anno 7° n. 75 Aprile 2010

Pubblicato in Numero uscita
Martedì, 20 Aprile 2010 00:00

Swift, 500 di questi lampi!

Il satellite NASA Swift, dedicato allo studio dei lampi di raggi gamma, le più potenti esplosioni che avvengono nell’Universo, ha fatto cinquecento. Il 13 aprile scorso gli strumenti a bordo dell’osservatorio orbitante hanno infatti registrato il cinquecentesimo evento dall’inizio della missione, che ha preso il via nel novembre del 2004.

Nella sua lunga e prolifica "caccia" ai lampi gamma, Swift ha finora dato agli astronomi di tutto il mondo grandi soddisfazioni. “Dall’identificazione dei lampi di raggi gamma "brevi" allo studio "in diretta" dell’esplosione di una Supernova fino alla scoperta del GRB più distante mai identificato, ad otre 13 miliardi di anni luce da noi, solo per citarne alcuni, Swift ha collezionato una lunga serie di successi” dice Guido Chincarini, Responsabile scientifico italiano per la missione. “Oggi l’enorme mole di dati accumulati è una miniera di informazioni preziosissime per comprendere in dettaglio i processi fisici che stanno alla base dei fenomeni più violenti del nostro Universo”.
Il merito di questi risultati, fondamentali per la ricerca astrofisica, è anche di scienziati, tecnici e industrie del nostro Paese. L'Italia con l’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera ha collaborato con i partner statunitensi e inglesi all’ideazione e alla realizzazione della missione, producendo anche gli specchi del telescopio a bordo di Swift dedicato alle osservazioni nei raggi X, che è fondamentale per individuare con precisione la posizione nel cielo dei lampi gamma e, quindi, determinarne con certezza la loro distanza. “Swift ha rappresentato per l'Italia non solo un grande successo scientifico, ma anche tecnologico” sottolinea Giovanni Pareschi, direttore dell’INAF-Osseratorio Astronomico di Brera. “Il modulo ottico con specchi in nichel elettroformato, sviluppato per ASI sotto la responsabilità INAF-Osservatorio Astronomico di Brera in collaborazione con Media Lario, ha funzionato secondo le aspettative”. L'Agenzia Spaziale Italiana fornisce inoltre al progetto Swift l'utilizzo della stazione di Malindi in Kenia, una struttura decisiva per il corretto svolgimento della missione. Italiano è anche il consorzio responsabile dello sviluppo delle procedure di analisi dei dati raccolti dal telescopio X. Nel nostro Paese tutti i dati registrati da Swift sono sotto la responsabilità del Centro Dati denominato Italian Swift Archive Center (ISAC), che è composto da due soggetti: l'ASI Science Data Center (ASDC) a Roma e l'INAF-Osservatorio Astronomico di Brera.

Pubblicato in Cosmologia

E’ piena estate nell’emisfero sud della luna di Nettuno, Tritone, come dimostra la prima analisi in assoluto ad infrarossi fin qui effettuata. Usando il VLT dell’ESO il team europeo di osservazione ha scoperto monossido di Carbonio e fatto una prima rilevazione di Metano nella sottile atmosfera di Tritone. Queste osservazioni rivelano che lo spessore dell’atmosfera varia stagionalmente aumentando nelle stagioni calde.

“Abbiamo trovato una evidenza reale di come il Sole faccia sentire la sua presenza su Tritone anche se così lontano. Questa fredda luna, a dire il vero, ha le stagioni come noi le abbiamo sulla terra, solo che cambiano molto più lentamente, “ dice Emmanuel Lellouch, primo autore della pubblicazione che riporta questa scoperta in Astronomy & Astrophysics.

Su Tritone, dove la temperatura media è di circa -235 gradi è attualmente estate nell’emisfero sud e inverno in quello nord. Come l’emisfero sud di Tritone aumenta di temperatura, un sottile strato di azoto ghiacciato, metano e monossido di carbonio sublima in gas, inspessendo la fredda atmosfera con l’avanzare della stagione durante l’orbita di Nettuno intorno al Sole lunga 165 anni. Una stagione che su Tritone dura almeno 40 anni e Tritone ha passato il solstizio d’estate nel suo emisfero sud nel 2000.

Pubblicato in Planetologia

Ieri, 19 Aprile, la nube del vulcano “E” (Eyjafjallajokull) è stata avvistata per la prima volta sull’Italia da alcuni dei gruppi della rete Aeroclouds, un progetto di ricerca italiano coordinato dall’ISAC-CNR. La nube è stata rilevata in mattinata su Firenze e a Monte Cimone (Appennino Modenese) e nel pomeriggio su Roma. Il fenomeno prosegue tuttora (20 APR ore 12) con caratteristiche non dissimili da quelle di ieri. Finora la concentrazione del particolato nella nube è nettamente più bassa di quella generalmente mostrata, ad esempio, dai trasporti di sabbie sahariane che interessano la nostra regione il 25% dei giorni dell’anno.

Il radar-laser (Lidar) dell’IFAC-CNR di Firenze ha rilevato la presenza della nube tra i 2000 e i 3000 m di altezza il 19 aprile. Simulazioni modellistiche delle traiettorie a queste quote confermano la provenienza di quest’aria dall’Islanda. Cattive condizioni meteo hanno ridotto l’operatività del Lidar nel pomeriggio e nella mattinata del 20. Tuttavia oggi la nube è visibile a circa 1500 m di quota.

Le osservazioni condotte dall'ISAC-CNR presso la Stazione "O. Vittori" di Monte Cimone hanno evidenziato, a partire dalle ore 11:00 del  19 Aprile, un aumento della concentrazione del particolato atmosferico sia nella frazione fine che grossolana. Il fenomeno si è intensificato a partire dalle ore 22:00 dello stesso giorno, con  punte massime di PM10 pari a circa 30 μg/m3 nel corso della mattinata del 20-4. Tali valori non sono tuttavia più elevati di quelli che si registrano a Monte Cimone in concomitanza dei fenomeni di trasporto di sabbia sahariana che regolarmente interessano il Sud Europa.

Pubblicato in Geologia
Martedì, 20 Aprile 2010 00:00

Aggiornamenti su nube vulcanica

I sistemi lidar (Light Detection and Ranging) sono radar ottici basati sull’invio in atmosfera di radiazione laser e sono gli unici sistemi in grado di fornire la quota (base e top) di una nube vulcanica.
L’Istituto di Metodologie per l'Analisi Ambientale del Cnr (Imaa-Cnr) coordina il progetto europeo EARLINET (European Aerosol Research Lidar Network), una rete di 26 stazioni lidar, costituitasi nel 2000 e distribuita a scala europea, dalla Norvegia al sud Italia, dal Portogallo alla Grecia.
Fin dalle prime ore dall’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull, le stazioni italiane EARLINET (L’Aquila, Napoli, Potenza e Lecce) sono in allerta e cominceranno le osservazioni appena le condizioni meteo lo permetteranno. Dai primi dati modellistici la nube potrebbe essere presente già da oggi nei cieli italiani, con un picco tra martedì e mercoledì.
Osservata in Olanda sin dal 15 aprile, la nube si è spostata sulla Francia e ha poi raggiunto la Germania. Il picco di intensità su Monaco è stato osservato il 17 aprile, dove lo strato più piccolo, di circa 100 metri e costituito da cenere (particelle più grosse), è sceso a quota 3000 m s.l.m.

Pubblicato in Geologia
Martedì, 20 Aprile 2010 00:00

Deformazioni di un Vulcano

Una nube di cenere che si innalza dalla cima del vulcano. È questa l’immagine che, mai come in questi ultimi giorni, viene immediatamente in mente quando si pensa all’attività vulcanica. Durante la recente eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajoekull, tv e giornali ci hanno mostrato numerose immagini della colonna di cenere emessa dal vulcano. Molte delle immagini sono state riprese da aereo, molte altre acquisite da dispositivi montati a bordo di satelliti. Grazie alla grandissima diffusione di strumenti come Google Earth, è oggi noto a molti che immagini della superficie terrestre sono continuamente acquisite dai satelliti che orbitano intorno alla Terra a svariate centinaia di chilometri di altezza. Questi satelliti sono provvisti di sensori ottici, non molto diversi, come principio di funzionamento, dalle comuni macchine fotografiche.

Forse è meno noto che esistono altri satelliti che osservano la Terra utilizzando, invece della “luce”, una radiazione elettromagnetica a microonde simile a quella utilizzata per i telefoni cellulari o per riscaldare e cuocere pietanze nei forni, detti appunto “a microonde”. Uno dei vantaggi di tali sistemi è la capacità di acquisire immagini sia di giorno sia di notte, anche quando il cielo è coperto da nuvole o, come nel caso islandese, dalla cenere emessa dallo stesso vulcano, visto che in entrambi i casi le microonde riescono ad attraversale.

Pubblicato in Geologia

Trentacinque anni dopo la sua nascita, la Rivista “Informatica e diritto” intende
rinnovarsi sia nell’articolazione delle sue rubriche, sia nella modalità di acquisizione dei
contributi da pubblicare, sia nelle tematiche da privilegiare.
La Rivista, com’è noto ai suoi lettori, ha da sempre prestato grande attenzione alla
speciale natura del rapporto tra tecnica e diritto, costituendo tale rapporto la sede naturale
delle discipline cui la Rivista stessa è dedicata, cioè il “diritto dell'informatica” e “l'informatica
giuridica”.
Si tratta di un rapporto articolato ed affascinante al contempo, che l'avvento di Internet
ha reso negli anni ulteriormente complesso, ponendolo sovente all'attenzione dei giuristi per la
mole di questioni nuove che esso ha saputo sollevare.

Pubblicato in Informatica

Thirty five years after its birth, the review “Informatica e diritto” is going to renew itself both in its columns and  methods of choice of the contributions to publish, and in the topics to favour.
The Review, as the readers know, has always given particular attention to the special character of the connection between techniques and law, being such relation the natural place of the topics whom the Review is devoted, “Information Technology and Law” and “Legal Informatics”.
It's an articulated and, at the same time, fascinating connection, that the arrival of Internet, during the late years, has made further complex, submitting it to the attention of the jurists because of the new matters that it has been able to raise.
Purpose of the review is to linger over these matters again, publishing contributions that try to look into the different aspects of the complexity of the connection between Internet and law, in particular between Internet and the old generation rights, changed in their own nature because of the mean through which they are exercised.

Pubblicato in Informatica
Martedì, 20 Aprile 2010 00:00

Il male oscuro di Robert Schumann

Il compositore Robert Schumann fu afflitto da disturbi mentali importanti, e la sua situazione fu talmente grave da dover essere ricoverato in una casa di cura dalla quale non uscì più. La causa di una tale dolorosa condizione non ha ancor oggi una risposta certa, perché è certo che non si trattò di una demenza senile o di una malattia di Alzheimer non riconosciuta, ma piuttosto di un disturbo manifestatosi assai precocemente, iniziato nell’adolescenza e poi sempre più aggravato nell’età adulta.
Schumann ebbe una famiglia normale, padre, madre ed una sorella maggiore. Il padre era un uomo schivo e tendenzialmente depresso, ma che comunque egli amò molto e che gli mancò terribilmente allorquando morì a breve distanza dalla sorella, la quale, minata da una malattia mentale congenita, si suicidò. La tragedia familiare, accaduta quando Schumann aveva 16 anni, scosse terribilmente la sua psiche, e fu uno choc dal quale non si riprese mai.

Pubblicato in Medicina
Martedì, 20 Aprile 2010 00:00

Musica e depressione

È cosa sicura: la musica può guarire dalla depressione. Non parliamo di generiche condizioni di tristezza, stanchezza o apatia, ma di uno stato patologico clinicamente accertato con il quale non si può assolutamente vivere.
Di compositori depressi la letteratura musicale è piena. Soffrirono di depressioni serie e profonde artisti del calibro di Beethoven, Mozart, Rossini, Berlioz, Paganini, Ciajkovskij, Shostakovich (ma la lista sarebbe ancora lunga), e tutti per gravi motivazioni. Beethoven ebbe come causa della depressione la sordità, Mozart ebbe dei periodi bui a causa dell’incomprensione degli altri nei confronti della sua musica, troppo all’avanguardia per il suo tempo, Rossini si ritrovò depresso ed obeso dopo una lunga vita dedicata alla musica, Berlioz e Paganini allo stesso modo sentirono il male di vivere nonostante i grandi successi delle loro opere, perché nessuno le capiva fino in fondo. Ciajkovskij dal canto suo fu depresso per motivi personali, ma ugualmente compose opere meravigliose, ed infine il grande Shostakovich si ritrovò incupito e triste per problemi derivanti da un’infanzia non certo felice ed una carriera irta di difficoltà.

Pubblicato in Medicina
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