Lo studio, pubblicato l'11 gennaio scorso sulla rivista Food Quality and Safety (DOI: 10.1093/fqsafe/fyaf002), condotto congiuntamente dall'Università di Maastricht e dall'Autorità olandese per la sicurezza alimentare (NVWA), ha analizzato la potenziale migrazione di metalli pericolosi da imballaggi in carta riciclata attraverso l'impiego di diversi simulanti alimentari, tra cui acido acetico ed etanolo. I risultati ottenuti destano seria preoccupazione: i livelli di alluminio, piombo e altri metalli hanno frequentemente superato le soglie di sicurezza stabilite, mettendo in discussione l'adeguatezza delle attuali procedure di controllo.
L'indagine ha evidenziato come la migrazione dei metalli tossici vari sensibilmente in base al tipo di simulante alimentare e alla composizione dell'imballaggio, con le condizioni di acidità che si sono rivelate particolarmente critiche. Utilizzando quattro differenti simulanti – acido acetico al 3% (per cibi acidi), etanolo al 10% e al 50% (per alimenti acquosi e grassi) e Tenax (per alimenti secchi) – i ricercatori hanno rilevato come l'acido acetico al 3% fosse in grado di estrarre concentrazioni allarmanti di metalli. Tra questi, spiccano i livelli di piombo (34,83 mg/kg) e alluminio (fino a 10 g/kg), valori che superano di un margine impressionante (da 8.000 a 10.000 volte) i limiti di sicurezza olandesi. Se i simulanti a base di etanolo hanno mostrato una migrazione più contenuta, le condizioni di cibo secco hanno evidenziato un rilascio minimo di metalli, suggerendo un rischio inferiore per prodotti confezionati come il pane. Un dato allarmante emerso dalla ricerca è che i tradizionali metodi di estrazione esaustiva tendono a sottostimare i livelli di metalli rispetto ai test di migrazione, indicando che l'esposizione reale potrebbe essere significativamente più elevata rispetto alle stime attuali. Ulteriore motivo di preoccupazione è stata la rilevazione di metalli non regolamentati come uranio e cobalto a concentrazioni potenzialmente pericolose, mettendo in luce significative lacune normative. La ricerca evidenzia dunque come l'acidità degli alimenti e la composizione degli imballaggi giochino un ruolo cruciale nei meccanismi di migrazione dei metalli, con i prodotti alimentari acidi (come succhi di frutta e conserve sott'aceto) che presentano il rischio maggiore di contaminazione da imballaggi in carta riciclata. Questi risultati gettano ombre sulla presunta sicurezza dei materiali a contatto con gli alimenti in carta riciclata e sottolineano l'urgenza di protocolli di test più rigorosi e specifici per le diverse condizioni alimentari.
Il Dott. Athanasios Kourkopoulos, coordinatore dello studio, ha lanciato un chiaro monito: "I nostri risultati dimostrano che gli imballaggi in carta riciclata non sono inerti come si credeva. L'elevata migrazione di metalli tossici, soprattutto in presenza di acidità, richiede un'immediata attenzione da parte delle autorità regolatorie. È fondamentale armonizzare gli standard di sicurezza a livello europeo e implementare metodi di test più efficaci per tutelare la salute pubblica."
Lo studio si conclude con un pressante appello ai decisori politici affinché vengano stabiliti limiti di migrazione a livello comunitario per i metalli tossici negli imballaggi di carta, analogamente a quanto già avviene per la plastica. Ai produttori viene raccomandato di dare priorità a materiali o rivestimenti alternativi per minimizzare il rilascio di metalli, specialmente per alimenti acidi o con elevato contenuto di grassi. I consumatori, in via precauzionale, potrebbero considerare di limitare l'uso di imballaggi in carta riciclata per tali categorie di prodotti in attesa di soluzioni più sicure. La ricerca, infine, sollecita l'adozione di protocolli di analisi avanzati, in grado di simulare in modo più fedele le condizioni reali di utilizzo, garantendo così valutazioni del rischio più accurate. La sfida futura per il settore del packaging alimentare sarà dunque quella di trovare un equilibrio virtuoso tra sostenibilità e sicurezza.