Dati sperimentali e studi clinici
In laboratorio, la melittina ha dimostrato di distruggere le membrane cellulari tumorali nel giro di un’ora e di interrompere rapidamente i segnali interni che sostengono la crescita del tumore.
Negli animali da esperimento, il trattamento a base di veleno d’ape ha ridotto la crescita del tumore, le metastasi e migliorato la sopravvivenza nei modelli di tumore al seno più aggressivi.
Alcuni casi clinici riportano benefici anche nei pazienti: ad esempio, in pazienti non operabili, la combinazione di apiterapia e chemioterapia ha portato a una riduzione delle dimensioni della neoplasia e dei marker tumorali.
Sicurezza e limiti della terapia con veleno di ape
Pur mostrando risultati promettenti, l’utilizzo del veleno d’ape presenta alcune criticità:
Il rischio di reazioni allergiche, talora gravi, rende fondamentale valutare la tolleranza individuale prima del trattamento.
Il dosaggio ottimale, le modalità di somministrazione e i possibili effetti a lungo termine devono essere ancora chiariti da studi clinici più ampi prima di poter parlare di terapia standard.
Al momento, la terapia viene considerata sperimentale e utilizzata soprattutto all’interno di protocolli di ricerca controllati.
Evoluzione della ricerca
Numerosi lavori pubblicati negli ultimi anni confermano l’attività anticancerogena della melittina e del veleno d’ape, una review del 2024 sottolinea la capacità del veleno di indurre apoptosi, inibire la migrazione delle cellule tumorali e ridurre le metastasi, con effetto sinergico se associato a chemioterapici classici.
Ricercatori australiani hanno osservato una rapida morte delle cellule di cancro al seno triplo negativo e HER2+, senza danni rilevanti alle cellule sane, sia con il veleno che con melittina sintetica.
Test clinici pilota hanno testato l’apiterapia come coadiuvante della chemioterapia, riportando una miglior tolleranza e una riduzione degli effetti collaterali.
Alcuni esperti in passato erano scettici riguardo all’efficacia delle tossine animali come quelle delle api contro i tumori umani, temendo effetti secondari non gestibili, ma la progressiva messa a punto di dosaggi e la possibilità di utilizzare solo i peptidi attivi stanno cambiando radicalmente il quadro.
Sarà dunque la strada giusta?
Le evidenze disponibili suggeriscono che il veleno d’ape, e in particolare la melittina, rappresentino una frontiera interessante della ricerca oncologica, soprattutto in combinazione con le terapie esistenti. Tuttavia, siamo ancora lontani dalla validazione clinica: occorrono studi su larga scala, trial randomizzati e una maggiore caratterizzazione della sicurezza, prima che la terapia possa uscire dall’ambito sperimentale e candidarsi come opzione terapeutica nei tumori del seno.
La sfida dei prossimi anni sarà trasformare queste promesse di laboratorio in trattamenti sicuri, efficaci e accessibili, sfruttando le conoscenze attuali su meccanismi molecolari e tecniche di veicolazione selettiva dei peptidi attivi nelle cellule tumorali.