Il fatto che Science, una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, abbia dedicato un intero fascicolo – con tanto di copertina, seguita da un dettagliato focus sull’argomento, da 11 articoli specialistici consecutivi e da molti altri inserti (http://www.sciencemag.org/content/vol326/issue5949/index.dtl) – a un singolo rinvenimento paleo-antropologico, a un ominide, è certamente un fatto eccezionale.

Da quando il fascicolo di Scienze è stato messo in rete, abbiamo assistito a un turbinio di notizie e commenti che hanno iniziato a rimbalzare dal web, alle televisioni, alla carta stampata di tutto il mondo. In effetti, l'occasione è stata davvero eccezionale: si tratta del rinvenimento del più antico e più completo fra i nostri possibili antenati: uno scheletro frammentario di 4 milioni e mezzo di anni fa circa (4,4 per l'esattezza).

Il rinvenimento risale ai primi anni '90, ma era rimasto segreto fino ad oggi. In realtà, qualcosa era trapelato fra gli addetti ai lavori sin dalla metà di quel decennio, ma col tempo molti avevano iniziato a pensare che potesse trattarsi di una boutade o, quantomeno, di un passo falso dell’équipe interdisciplinare diretta da Tim White, dell'università di Berkeley, California, che da trent'anni lavora nel Middle Awash, in Etiopia. Il Middle Awash, o media valle del fiume Awash, è uno dei più ricchi giacimenti di evidenze fossili relative agli ultimi milioni di anni e, in particolare, di grande interesse per l'evoluzione umana. Da lì provengono australopitecine e uomini estinti di varia antichità: dai più antichi membri della nostra linea evolutiva, risalenti a  diversi milioni di anni fa, a evidenze fossili e archeologiche relative a lunghe fasi della preistoria sino ai primi Homo sapiens di quasi 200 mila anni fa.

 

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