Paleontologia
Orme fossili di antenati dei dinosauri in provincia di Brescia
22 Apr 2009 Scritto da Nicola CosanniLe orme scoperte a Zone sono fossili-guida per datare le rocce in tutto il mondo
L'articolo pubblicato il 5 gennaio 2008 sul portale Paleofox.com (Orme di Dinosauro nel comune di Zone) ha avuto il suo epilogo il 16 aprile 2009 nella conferenza stampa tenuta presso il Museo di Storia Naturale di Milano. Le orme, studiate ora da un team scientifico, hanno fatto luce su una parte della storia geologica della nostra Italia considerata sempre povera da questo punto di vista ma che riserva sorprese continue con il progredire degli studi.
Impronte digitali per i detectives del passato
Il comune di Zone (Brescia), che si affaccia sulla sponda orientale del Lago d’Iseo, era già noto a studiosi e appassionati di geologia per le “piramidi di terra”, spettacolari forme di erosione risalenti alla fine dell’ultima glaciazione. Una approfondita indagine paleontologica conferma ora che, a meno di due chilometri dalle piramidi, su una parete di roccia formatasi nel Triassico superiore (220 milioni di anni fa), sono conservate le orme di grandi rettili arcosauri, antenati di coccodrilli e dinosauri.
Era un piccolo animale a quattro zampe grosso più o meno come un gatto, aveva dieci anni alla sua morte ed arriva da un passato lontano 47 milioni di anni. Al Museo di Storia Naturale di New York con toni trionfalistici è stato dato l’annuncio che finalmente è stato scoperto l’anello mancante tra uomo e scimmia.
Per piú di 200 anni l´Italia rappresentava una „eccezione“ tra i paesi europei – non restituendo prove fossili della presenza dei dinosauri sul territorio. Solo negli ultimi anni si è visto che l´Italia (come molti altri paesi) era anche terra di (per) dinosauri.
All’ombra del Diplodocus carnegiei. Inaugurata a Bologna la prima mostra sui dinosauri italiani
22 Set 2009 Scritto da Luisa SistiCista dolmenica a Butera, Sicilia
Nell'antica età del bronzo (fine III millennio a.C.) si diffusero in Europa grandi costruzioni in pietra, i dolmen, rinvenuti da poco anche in Sicilia, seppure con dimensioni più ridotte. Dei loro costruttori si conosce quasi nulla, ma lo studio di due archeologi preistorici siciliani, Salvo Piccolo e Alessandro Bonfanti, tenta di dissolvere la nebbia che aleggia sul popolo che li ha realizzati nella nostra isola più grande. Da anni, infatti, i due studiosi indagano i contesti che gravitano sui piccoli megaliti siciliani, giungendo a evidenti risultati: “Dolmen, menhir e cromlech – dice Piccolo – sono monumenti preistorici in pietra diffusi un po' ovunque in Europa. I primi, sono costituiti da due pilastri e un lastrone orizzontale sovrapposto, dentro i quali si inumavano i defunti; i secondi erano segnacoli funerari, allineati e infissi verticalmente nel terreno a indicare, probabilmente, la via siderale per l'aldilà (ad esempio i menhir di Carnac, in Francia). I cromlech, invece, erano costruzioni di forma circolare al cui interno si celebravano riti arcani sollecitati dalle osservazioni astrali. Com'è facile intuire si trattava di architetture parecchio elaborate, testimoni di conoscenze astronomiche sorprendenti che ben si prestavano agli esoterismi religiosi”.
Il dolmen di Monte Bubbonia
La Sicilia ha avuto una Preistoria talmente intricata, che risulta difficile orientarsi nel guazzabuglio di “Culture” che si sono succedute; e ciò per la sua posizione geografica, al centro del Mediterraneo, che le ha assicurato per millenni un ruolo alquanto dinamico, fatto di frequenti ondate migratorie da cui traspare sempre l'impatto tra due influenze: una mediterranea, di chiara matrice orientale, e l'altra europea, proveniente da nord-ovest e dalla stessa penisola italica.
Questo eterogeneo panorama si fa più chiaro a partire dalla fine del III millennio a.C., quando l'isola viene investita da un ulteriore movimento proveniente dall'Egeo e dalle coste anatoliche, che vi apporta nuove concezioni sociali, artistiche e spirituali. I segni di questo cambiamento si riconoscono nella necropoli di “Castelluccio” (tra Noto e Siracusa), che dà nome alla facies culturale più conosciuta e diffusa della Sicilia del bronzo antico (fine III millennio/prima metà II millennio a.C.). Le numerose tombe a “grotticella” scavate nelle pareti rocciose dei monti circostanti, documentano il culto dei morti, la pratica dell'inumazione collettiva, la devozione alla Madre terra.
Il più grande coccodrillo marino superò l'estinzione del Giurassico
15 Gen 2016 Scritto da Alma MaterOggi mi è arrivato un Volume che cercavo su carta da tempo e sono riuscito a trovarlo usato ma in ottime condizioni! Approfitto per scrivere due righe quindi sulla fondamentale importanza della Bibliografia e di una scelta di Volumi per completare il bagaglio scientifico di una collezione paleontologica.
Internet: dati non referati e temporaneità degli archivi
Oggi si dà per scontato che essendo internet onnipresente e diffusa ad un livello mai visto prima dalla civiltà umana che si possa trovare tutto o quasi senza più aver bisogno del supporto cartaceo (sopratutto nel caso di volumi di paleontologia).
L'ULTIMO PASTO PER UN FOSSILE DI SAURICHTHYS NE RIVELA GLI ORGANI INTERNI
12 Gen 2016 Scritto da Nicola A. CosanniDescritto il "Megaconus Mammaliaformis" probabile antenato dei mammiferi
09 Ago 2013 Scritto da Nicola Antonio CosanniUn team di ricerca internazionale, tra cui l'Università di Bonn descrive un mammifero enigmatico che è vissuto circa 165 milioni di anni e poi si estinse. Alcune strutture sui suoi denti rivelano una specializzazione negli alimenti vegetali. Con la sua soffice pelliccia, l'animale risultava essere tenero, ma sulle zampe posteriori, possedeva probabili difese tossiche o velenose. Nulla faceva pensare all’identikit di un animale “carino”. I paleontologi dell’universita’ di Bonn, in Germania, hanno ricostruito le fattezze di un fossile pubblicato in uno studio su ‘Nature’. Hanno così descritto per la prima volta le fattezze di un mammifero vissuto 165 milioni di anni fa, il ‘Megaconus Mammaliaformis’. Tale fossile possedeva due denti davanti grandi e minacciosi e la corporatura simile a quella di un topo. Finora la sola cosa che si conosceva di lui erano i denti dotati di poderose cuspidi, che portava ad una ricostruzione del suo aspetto ben piu’ minaccioso.
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