Redazione

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Le analisi condotte nei siti archeologici scoperti nell’area dello Wadi Lazalim, in Tunisia meridionale, permettono di meglio comprendere come e quando potrebbe essere avvenuto il popolamento del Nord Africa da parte dei primi esemplari di uomo moderno. I risultati del lavoro, coordinato da ricercatori della Sapienza e sviluppato nell’ambito dei finanziamenti dei Grandi Scavi di Ateneo, sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports
Intorno alla fine del Pleistocene medio il continente africano ha ospitato graduali e interconnessi processi riguardanti l’evoluzione biologica e culturale della nostra specie. Fra questi, la transizione alla cosiddetta Middle Stone Age (MSA) circa 300.000 anni fa. I dati archeologici e cronologici delle fasi più antiche di questo processo sono però estremamente scarsi, e interpretare le informazioni provenienti dalle poche località del continente africano in cui queste prime evidenze sono state finora identificate è particolarmente difficile.

 

Il microscopio elettronico a trasmissione (TEM) ha permesso di valutare i danni gravi provocati dal virus Sars-CoV-2 nei polmoni, con dettagli visibili solo con tale strumentazione e con nessun altro dispositivo microscopico. Il TEM è in grado di visualizzare la struttura fine all’interno delle singole cellule, chiamata ultrastruttura, e ha permesso di capire meglio le gravi complicanze dovute a Covid19.

I risultati dello studio sulla ultrastruttura delle lesioni polmonari sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista di patologia Virchows Archiv. La ricerca è stata svolta dal team del Laboratorio di Imaging e Microscopia elettronica cellulare dell’Università di Genova (Prof.ssa Katia Cortese e collaboratori), situato presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale – DIMES, in collaborazione con il Laboratorio nazionale di Microscopia elettronica avanzata per lo studio dei patogeni infettivi dell’Istituto Robert Koch di Berlino diretto dal Dott. Michael Laue, con il prezioso contributo delle equipe di Pneumologia Interventistica (Dott.ssa Emanuela Barisione e collaboratori), Terapia Intensiva (Prof. Paolo Pelosi e collaboratori) e Anatomia Patologica (Prof. Roberto Fiocca e collaboratori) del Policlinico Universitario San Martino di Genova.

 

Miart torna in primavera: confermata dal 1° al 3 aprile 2022, con anteprima VIP il 31 marzo, la ventiseiesima edizione della fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e per la seconda volta diretta da Nicola Ricciardi.
A soli sette mesi di distanza dall’edizione 2021, eccezionalmente organizzata nel mese di settembre, con 150 gallerie operanti da 21 Paesi miart sarà cronologicamente la prima fiera d’arte del 2022 in Italia e tra le prime in Europa: un appuntamento imprescindibile per il pubblico e i collezionisti italiani e internazionali alla ricerca dei grandi capolavori del primo Novecento come delle creazioni delle ultime generazioni di artisti e del design d'autore. Miart 2022 torna a ospitare le principali gallerie italiane e al tempo stesso rafforza in modo significativo la sua portata internazionale, grazie a importanti ritorni e a nuovi e straordinari ingressi.

 

The effectiveness of eugenol — an eco-friendly, plant-based insecticide that is mainly extracted from cloves — in killing the larvae of mosquitoes can be greatly enhanced by the addition of chemicals called synergists, says a new study.

In a study, published February in Scientific Reports, scientists show that eugenol works persistently and safely against the Aedes aegypti mosquito that spreads viruses responsible for dengue, yellow fever, chikungunya and Zika. According to the World Mosquito Program, 390 million people are infected each year with dengue, and hundreds of thousands are affected by the other three diseases.

According to the study, no effective vaccines or specific treatments are available against dengue, Zika, and chikungunya and the best way to stem the transmission of these diseases is to reduce the population density of the vector mosquitoes at their larval stage.

Widely used synthetic pesticides such as carbamates, organophosphates and pyrethroids have the drawback that mosquitoes grow resistant to them over time. Extensive and long-term use of synthetic insecticides has led to their accumulation in water, soil and food and there are reports of hormonal disruptions in people engaged in spraying them.

Con il progressivo aumento dell’aspettativa di vita, aumenta anche la necessità di ricorrere alle protesi ortopediche per patologie dovute a invecchiamento, incidenti o disfunzionalità congenite. Il gruppo di ricerca di Elettromagnetismo Pervasivo di Ingegneria a Roma “Tor Vergata”, diretto dal prof. Gaetano Marrocco, ha recentemente sviluppato una nuova tecnologia wireless applicabile a qualunque tipo di protesi che riesce a individuare e localizzare la presenza di micro-fratture, non rilevabili dall’esterno, prima che esse danneggino la protesi. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista IEEE Journal of Electromagnetics, RF and Microwaves in Medicine and Biology.
“Ogni anno, più di 2,9 milioni di persone in tutto il mondo si sottopone a protesi articolari. Sebbene siano realizzate per durare anni, le statistiche rivelano che il 5%- 10% di esse andrà incontro a cedimenti prematuri. Una delle cause principali è la generazione di micro-fratture dovute alla fatica”: il prof Gaetano Marrocco, docente di Wireless Electromagnetic Technologies a Ingegneria “Tor Vergata”, fornisce alcuni dati che delineano l’importanza della revisione non invasiva delle protesi ortopediche. “Le micro-fratture sono un problema ancora lontano dalla risoluzione, nonostante i recenti progressi nella progettazione ne abbiano ridotto significativamente l’incidenza”. Le micro-fratture infatti possono essere rilevate durante gli screening periodici ma utilizzando apparecchiature specialistiche, grazie ai raggi X o alla risonanza magnetica nucleare.

 

Nessun macchinario ma un semplice foglio di carta per la produzione di uno strato sottile di perovskite, il materiale impiegato nella realizzazione di celle solari nella tecnologia fotovoltaica di nuova generazione. La perovskite mostra efficienze simili al silicio ma può essere prodotta attraverso tecniche di stampa partendo da inchiostri liquidi. Il nuovo metodo, è stato sviluppato da un team di ricercatori e ricercatrici dell'Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e dell'Università di Zanjan, in Iran, e costituisce una tecnica a basso sosto che può essere utilizzata da chi non possiede i macchinari necessari per la formazione di film a perovskite: basta infatti un semplice foglio di carta. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista internazionale ad accesso aperto iScience - Cell Press.

 

Sono stati presentati i risultati dello studio sierologico “Ricerca di IgG specifiche per SARS-CoV-2 nel Personale dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino e dell’Università degli Studi di Torino e valutazione della risposta immunitaria post-vaccinazione anti-COVID 19”.

 Sono intervenuti, introducendo lo studio, il Dott. Giovanni La Valle e il Dott. Lorenzo Angelone, rispettivamente Direttore generale e Direttore sanitario dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, il Dott. Antonio Scarmozzino, Direttore Dipartimento Qualità e Sicurezza delle cure, la Prof.ssa Paola Cassoni, Direttrice Dipartimento Medicina di Laboratorio, la Prof.ssa Rossana Cavallo, Direttrice S.C. Microbiologia Virologia U, P.I. (Principal Investigator) dello studio. E, successivamente, presentando specifici risultati dello studio: la Dott.ssa Gitana Scozzari, S.C. Direzione Sanitaria P.O. Molinette, Disegno dello Studio di coorte: obiettivi, fasi e metodi; il Dott. Giovannino Ciccone, S.S.D. Epidemiologia Clinica e Valutativa, Risultati della fase pre-vaccinale: sieroprevalenza; la Dott.ssa Enrica Migliore, S.S.D. Epidemiologia Clinica e Valutativa, Risultati della fase post-vaccinale: risposta sierologica; la Prof.ssa Cristina Costa, S.C. Microbiologia Virologia U Risultati della fase post-vaccinale: analisi di immunità cellulare; il Prof. Antonio Amoroso, S.C. Immunogenetica e Biologia dei Trapianti U, Risultati della fase post-vaccinale: analisi delle frequenze HLA; il Dott. Maurizio Coggiola, S.C. Medicina del Lavoro U, Rischio Occupazionale Ospedaliero Dati di Sorveglianza Sanitaria.

 

Messo a punto da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna un fago anti-cancro.

Si tratta di un virus innocuo per gli esseri umani, ingegnerizzato geneticamente e modificato chimicamente per eliminare in modo selettivo solo le cellule tumorali. Il trattamento, mirato e non invasivo, viene attivato dalla luce.

Non tutti i virus vengono per nuocere. Un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna ha messo a punto una nuova terapia mirata contro il cancro che si basa sull’azione di un fago – un virus che infetta i batteri – geneticamente modificato. Lo studio – che ha conquistato la copertina della rivista Nanoscale – è stato realizzato nell’ambito del progetto NanoPhage, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. I risultati mostrano come sia possibile ingegnerizzare un particolare tipo di virus, il fago M13, in modo che possa eliminare selettivamente solo le cellule tumorali.

 

Lo studio, pubblicato dalla prestigiosa rivista Gastroenterology, è importante per comprendere a fondo la patologia e per identificare possibili marker molecolari utili sia nella diagnostica sia nella terapia

Gli scienziati del Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino hanno scoperto un fattore indispensabile per l’insorgenza del tumore al pancreas, identificato nel ruolo della proteina chiave p130Cas. Il loro studio è stato pubblicato dalla prestigiosa rivista Gastroenterology.

Il tumore al pancreas rimane a oggi uno dei tumori più letali e complessi da individuare: la scarsa percentuale di sopravvivenza è principalmente dovuta al fatto che la malattia, nelle sue fasi iniziali, non si manifesta con sintomi eclatanti. Inoltre, la comprensione di tali fasi è ancora limitata, così come la conoscenza di marcatori molecolari per la diagnosi precoce. I tumori pancreatici hanno origine a partire dalle cellule esocrine, responsabili della produzione degli enzimi pancreatici, che permettono la digestione: tali cellule possono andare incontro a una metaplasia acino-duttale (termine che indica la trasformazione di una tipologia cellulare in un’altra differente), che rappresenta il primo step nella progressione tumorale sostenuta dall’oncogene Kras. Gli oncogeni sono geni che, se subiscono delle mutazioni, causano lo sviluppo del tumore; in più del 90% dei tumori pancreatici sono state infatti individuate mutazioni di Kras. Tramite screening genetici ad ampio spettro, la proteina adattatrice p130Cas è emersa come un potenziale interattore di Kras e possibile candidato per predire la suscettibilità allo sviluppo del tumore pancreatico.

 

The variant’s rapid spread, different vaccine strategies and varying levels of immunity worldwide make the pandemic’s future difficult to model.
On 11 January, just seven weeks after the Omicron variant was first reported, the World Health Organization (WHO) warned of a “tidal wave” of infection washing from west to east across the world. Fifty of the 53 countries in Europe and central Asia had reported cases of Omicron, said Hans Henri Kluge, the WHO’s regional director for Europe.

 

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