Molto del nostro vivere quotidiano deve alla conquista dello spazio, dalle cose più banali, come i pannolini, a nuovi materiali, come il teflon o alcune leghe di metallo, all’ecografie, piuttosto che la capacità di rigenerazione dell’acqua, piuttosto che dell’aria o dei liquidi corporei, in una visione di conquista, ora e ancora molto futuribile ma non impensabile, di altri pianeti del sistema solare, primo fra tutti Marte. Ma molto della scienza e tecnologia che si è sviluppata per conquistare lo spazio è ora utilizzata per servire l’umanità. A cominciare dalle telecomunicazioni che hanno unito il globo terrestre, ai sistemi ottici e radar che dapprima ci hanno permesso di scrutare il cosmo e ora ci permettono di scrutare il nostro pianeta, comprendendolo meglio e quindi permettendo all’umanità di preservarlo nell’utilizzo delle sue risorse, non già più in maniera impropria e sconsiderata, ma in affinità e simbiosi.
Certo c’è ancora molto da capire, da scoprire. La Terra, che ancora conosciamo poco, non è che un granello di sabbia dell’immensa spiaggia che è l’universo. La materia oscura di cui è composto il 70% dell’universo ci nasconde ancora i suoi misteri, ma passi in avanti sono stati fatti e molto ci si attende dalle sonde e dai satelliti che gli scienziati di tutto il mondo, congiuntamente hanno realizzato. Il cosmo è ancora molto grande da esplorare, ma l’uomo ha saputo costruire un proprio futuro ipotizzandosi altrove, non solo nel proprio paese d’origine. Un futuro non prossimo, ci vorranno ancora decenni, ma non più fantascientifico ma ipotizzabile. E ogni tappa nella conoscenza e nella conquista dello “spazio esterno” è almeno tre passi avanti a beneficio del genere umano sulla Terra.
Francesco Rea