Una kermesse dai toni molto variegati quest’anno al Festival veneziano, dove il viaggio nel profondo del male ha avuto dalla sua la mano di un regista italiano molto apprezzato. È il caso di Michele Placido già in polemica con il Lido e parte della Nostra politica, per le vicende poco fortunate del suo sogno sessantottino, l’anno scorso. Placido, infatti, a questa edizione si è volutamente presentato Fuori Concorso con il film Vallanzasca - Gli angeli del male.

L’ennesima apoteosi di un criminale? Ebbene sì! Ma quanto lavoro dietro un eccellente Kim Rossi Stuart, che per due anni ha rifiutato altre offerte, pur di concentrarsi sul personaggio interpretato. Il pubblico ascolta un milanese perfetto, lontano anni luce da ogni barlume macchiettistico tipico di chi non è autoctono, che il bravissimo Kim ha appreso a Milano da un dialogue coach di scuola teatrale. La figura del criminale dal viso d’angelo, tra le mani del giovane attore romano, raggiunge una tale profondità di significato in ogni singola scena, che molta critica ha provato disappunto per la presenza della pellicola al Venezia solo Fuori concorso. Forse, se il film di Placido avesse gareggiato, non vi sarebbero stati dubbi circa l’assegnazione della Coppa Volpi. Spietato con i traditori, coerente a una propria “etica”, benché sui generis, leader al punto di prendere su di sé anche i delitti dei propri “compagni di lavoro”, gentile e charmant con le sue vittime, specie se donne.

 

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