Ottobre 2025


Per 25 anni, la Striscia di Gaza era stata un esempio virtuoso nella lotta contro la poliomielite. Grazie a programmi di vaccinazione efficaci e a una rete sanitaria capillare, la malattia era stata completamente debellata, offrendo un barlume di speranza e normalità in una regione segnata da decenni di tensioni. Oggi, quella vittoria è svanita, e il virus è tornato a colpire. La guerra in corso, infatti, ha distrutto le difese sanitarie che avevano protetto la popolazione per oltre due decenni.

I conflitti, terreno fertile per le epidemie

La storia ci insegna che i conflitti armati non portano solo distruzione, ma aprono anche la strada alle epidemie. Dalle piaghe medievali che si diffondevano al seguito degli eserciti, alle malattie che decimavano i soldati nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, la guerra e le malattie sono state da sempre compagne inseparabili. La distruzione delle infrastrutture, lo sfollamento di massa e il collasso dei sistemi sanitari creano un ambiente perfetto per la diffusione di malattie infettive che si credevano sconfitte. Il caso di Gaza non fa che confermare questa drammatica legge storica.

Pubblicato in Medicina



For 25 years, the Gaza Strip was a shining example in the fight against polio. Thanks to effective vaccination programs and a widespread health network, the disease had been completely eradicated, offering a glimmer of hope and normalcy in a region marked by decades of tension. Today, that victory is gone, and the virus has returned. The ongoing war has, in fact, destroyed the health defenses that had protected the population for over two decades.

Conflicts, a breeding ground for epidemics
History teaches us that armed conflicts don't just bring destruction; they also pave the way for epidemics. From the medieval plagues that spread in the wake of armies to the diseases that decimated soldiers in the trenches of World War I, war and disease have always been inseparable companions. The destruction of infrastructure, mass displacement, and the collapse of health systems create a perfect environment for infectious diseases that were thought to be defeated to spread. The case of Gaza simply confirms this dramatic historical pattern.

Pubblicato in Scienceonline

 

Il piombo non è solo un problema delle aree industrializzate. Un recente studio condotto dall'UAB e dalla UB in una regione incontaminata dell'Amazzonia peruviana dimostra che questa tossina persistente rappresenta una crisi sanitaria inaspettata per le popolazioni indigene.

I risultati sono sbalorditivi: i livelli medi di piombo nel sangue superano di oltre il doppio la soglia di rischio (11.74μg/dL), con una percentuale che sfiora il 95% di adulti e bambini con esposizione pericolosa. Il piombo è noto per i suoi effetti deleteri su organi vitali e, in particolare, sul neurosviluppo infantile.

Pubblicato in Ambiente


Un'indagine scientifica ha rivelato che il paesaggio raffigurato nel dipinto incompiuto di William Turner del 1828, intitolato Italian landscape probably Civita di Bagnoregio, non è Civita di Bagnoregio (o Pitigliano), come si è sempre creduto, ma una veduta del torrente Biedano vicino al Ponte del Diavolo a Blera (Viterbo).

La Scoperta e lo Studio
La nuova e suggestiva localizzazione è frutto di uno studio condotto da Mauro Bernabei del CNR-Ibe e Stefano Celletti, direttore del Parco Marturanum, e pubblicato sul Journal of Cultural Heritage.

Pubblicato in Arte

La Venus flytrap (Dionaea muscipula) incanta scienziati e curiosi da generazioni per la sua capacità unica: percepire il tocco di una preda nonostante la totale assenza di sistema nervoso. Fino a oggi, la componente molecolare che media questa sensibilità straordinaria era rimasta un mistero.

Il canale DmMSL10: la molecola sentinella del tocco

Grazie agli studi dell’equipe del Prof. Masatsugu Toyota e del Dr. Hiraku Suda presso la Saitama University, in collaborazione con il gruppo del Prof. Mitsuyasu Hasebe al NIBB, è stato scoperto che il canale ionico DmMSL10, concentrato alla base dei peli sensoriali, agisce come un sofisticato meccanorecettore.
“Questa ricerca ci ha permesso di visualizzare il momento preciso in cui uno stimolo fisico si trasforma in segnale biologico nella pianta vivente,” sottolinea Suda.

Dalla cellula all’azione: come nasce il segnale

Utilizzando piante di Venus flytrap geneticamente modificate per esprimere la proteina fluorescente GCaMP6f, il team ha impiegato la microscopia a due fotoni ed elettrofisiologia cellulare. Un lieve piegamento del pelo sensoriale provoca un innalzamento locale di Ca2+ e una variazione elettrica minima (potenziale recettore); uno stimolo più intenso genera invece un vero e proprio picco elettrico (potenziale d’azione) e una “onda di calcio” che si propaga dalla base del pelo alla lamina fogliare, innescando la chiusura.

Pubblicato in Scienza generale

 

La promessa e il dubbio dei “magic mushrooms”

Negli ultimi anni, la psilocibina – principio attivo dei cosiddetti “funghi magici” – è stata proposta come potenziale rivoluzione nel trattamento delle patologie psichiatriche. Tuttavia, una nuova ricerca interdisciplinare condotta dall’Institut for Psychedelics and Neurotherapeutics (IPN) dell’Università della California, Davis, e pubblicata su Nature Communications, mette fortemente in discussione questa applicazione per la depressione postpartum.

Quando il trattamento “miracoloso” non funziona: risultati inattesi nella depressione perinatale

Un team dell’IPN guidato dal professor David E. Olson ha effettuato il primo studio sistematico sugli effetti della psilocibina in un modello murino di depressione postpartum. Contrariamente alle attese, la somministrazione del composto ha amplificato ansia e sintomi depressivi nelle mamme topo, dimostrando che “non tutte le condizioni mentali traggono beneficio dalle stesse terapie”.
Olson chiarisce:
“L’IPN ha dimostrato che una singola dose di un psichedelico può generare effetti benefici duraturi, ma il quadro è complesso in funzione della categoria di pazienti e del loro contesto neuroendocrino.”

Pubblicato in Medicina

Un legame complesso e controintuitivo

L'inquinamento atmosferico è universalmente riconosciuto come una minaccia per la salute umana e per gli ecosistemi. Le particelle sottili (PM2.5), prodotte dalla combustione di combustibili fossili, dagli incendi o sollevate dalle tempeste di sabbia, sono note per i loro effetti dannosi. Tuttavia, una nuova ricerca sta svelando un lato inaspettato e profondamente controintuitivo di questo fenomeno: in determinate condizioni, queste stesse particelle possono avere un effetto benefico sui raccolti agricoli, agendo come catalizzatori per la pioggia e aumentando la resilienza delle colture allo stress idrico. Uno studio condotto da un team internazionale di scienziati del clima e agronomi sta riscrivendo la nostra comprensione dei complessi legami tra atmosfera, inquinamento e agricoltura.

Pubblicato in Ambiente

 

It was October 4, 1957. In Baikonur, Kazakhstan, the world held its breath. At 10:28 PM Moscow time, a deafening roar tore through the steppe's silence. The R-7 Semyorka rocket lifted off from the launchpad, carrying a revolutionary payload: a small, aluminum sphere weighing just 83.6 kilograms and measuring 58 centimeters in diameter. Its name was Sputnik 1.

That tiny artificial satellite, the first ever launched by humanity, had a simple but profound goal: to send a radio signal. Two long, slender antennas protruded from its surface, ready to broadcast the famous "beep-beep-beep" that, for 22 days, would mesmerize and frighten the planet.

Pubblicato in Scienceonline

 

Era il 4 ottobre 1957. A Baikonur, Kazakistan, il mondo attendeva con il fiato sospeso. Alle 22:28 ora di Mosca, un rombo assordante squarciò il silenzio della steppa. Il razzo R-7 Semërka si staccò dalla rampa, portando con sé un carico rivoluzionario: una piccola sfera di alluminio di appena 83,6 chilogrammi e 58 centimetri di diametro. Il suo nome era Sputnik 1.

Quel piccolo satellite artificiale, il primo mai lanciato dall'umanità, aveva un obiettivo semplice ma profondo: inviare un segnale radio. Due antenne lunghe e sottili spuntavano dalla sua superficie, pronte a diffondere il famoso "beep-beep-beep" che, per 22 giorni, avrebbe affascinato e spaventato il pianeta.

Pubblicato in Astrofisica


Dal 3 al 5 ottobre torna l'Urban Nature, il festival nazionale del WWF Italia giunto alla nona edizione, con oltre 100 appuntamenti distribuiti in tutte le regioni. L'iniziativa mira a valorizzare la biodiversità urbana come strumento chiave per rendere le città più vivibili, sicure e resilienti agli effetti della crisi climatica.

In concomitanza con il festival, il WWF pubblica il nuovo report "Adattamento alla crisi climatica in ambito urbano: ripensare le città come sistemi viventi di natura e persone", che invita a trasformare l'adattamento in un'occasione per ristabilire la relazione tra natura, persone e sistemi urbani.

Pubblicato in Ambiente

 

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