Per rintracciare le specie aliene i ricercatori hanno analizzato il fouling, cioè l’insieme di organismi che vive sui substrati artificiali sommersi come le banchine o le chiglie delle imbarcazioni. Dai dati è dunque emerso che, contrariamente a quanto atteso, l’area turistica dei grandi porti ha una presenza di specie aliene molto maggiore rispetto a quella commerciale, che è direttamente interessata dal traffico marittimo internazionale.
“Lo studio del fouling risulta di particolare importanza al fine di comprendere l’identità degli invasori, i loro meccanismi di introduzione e i loro effetti sugli ambienti invasi, in particolare sulla biodiversità originaria – dice il dottor Jonathan Tempesti, dottorando del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa - inoltre, l’identificazione delle zone dei porti che risultano più vulnerabili, e dei fattori ambientali e antropici correlati, sono di fondamentale importanza per lo sviluppo di efficaci piani di monitoraggio e di prevenzione”.
La ricerca condotta nei porti di Livorno, Bastia e Olbia è durata due anni ed è stata svolta da un team dell’Università di Pisa da tempo impegnato in studi di biologia marina ed ecologia nelle aree marino-costiere dell’Alto Mar Tirreno. Il gruppo comprende ricercatori e docenti dei dipartimenti di Biologia e di Scienze della Terra. In particolare, questo lavoro fa parte del progetto di dottorato del dottor Jonathan Tempesti ed è stato condotto sotto la supervisione dei professori Ferruccio Maltagliati, Claudio Lardicci e Alberto Castelli, con il fondamentale contributo del dottor Joachim Langeneck. Hanno inoltre collaborato allo studio, che si è avvalso del supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e della Direction adjointe des Ports et Aéroports de la Collectivité de Corse, il dottor Luigi Romani del Gruppo Malacologico Livornese e la dottoressa Marie Garrido dell’Office de l'Environnement de la Corse.