Donne private di Storia

Fabrizio Giangrande 28 Giu 2011

Sono attualmente in corso, nell'anno commemorativo del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, numerose iniziative volte a celebrare il Risorgimento e a riflettere sui differenti aspetti culturali, storici, politici e sociali di questa fondamentale fase storica per il nostro Paese.
Tra questi eventi è di particolare interesse la mostra dal titolo: ”17 Marzo 1861: Donne private di Storia”, presentata a Roma presso la Biblioteca Comunale Elsa Morante il 18 marzo e visibile presso l'Atelier degli Artisti dal 4 al 12 maggio. L'esposizione, che ha ottenuto il patrocinio dell'Assessorato alle Politiche culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, è curata da Livia Compagnoni e Tiziana Di Bartolomeo ed è finalizzata a promuovere una attenta riflessione sul ruolo e sull'apporto delle donne al processo di Unificazione d'Italia. Un ruolo, quello delle donne nel  Risorgimento, cui la stereografia ufficiale non ha dato giusta rilevanza.

Nell'epopea unitaria, infatti, spesso la presenza del genere femminile assume tratti romanzeschi o viene ricordata solo in virtù di uno stretto rapporto di parentela con un grande patriota italiano. Si fornisce, in sostanza, una visione distorta della storia. L'immagine che lo stereotipo propone della donna deriva da una società che, dopo la fase dell'illuminismo e della Rivoluzione francese, con le loro aspirazioni di uguaglianza e libertà, riproponeva il ruolo della donna come silenziosa vestale di una famiglia ancora organizzata in maniera patriarcale nell'ambito dello Stato borghese.
La mostra si prefigge il compito di correggere una distorta rappresentazione storica, mediante un percorso che si svolge attraverso diverse aree semantiche, avvalendosi per questo di pitture, sculture, fotografie e documenti che tracciano i confini dell'universo femminile, rievocando le figure più significative, note e meno note, della Storia Risorgimentale.
Un modo per rendere giustizia a quelle donne che nel processo costitutivo dell'Unità hanno fornito con coraggio e determinazione il proprio contributo in differenti forme a seconda della classe sociale di appartenenza.
Donne appartenenti alle classi popolari che hanno combattuto in prima linea imprigionate ed uccise, donne che hanno sostenuto i propri coniugi ed i propri figli provando nel cuore le ferite e gli strazi subiti dai prorpi cari. Donne appartenenti alle elites sociali e culturali, impegnate nell'associazionismo per diffondere la pratica del dibattito e della democrazia.  Nobildonne che aprivano le proprie case a letterati, patrioti ed artisti contribuendo in maniera sostanziale alla creazione di un humus fertile alla diffusione dei fervori unitari e risorgimentali, e che, pur non combattendo con le armi, hanno lavorato per la costruzione del paese civile, fondando ospedali, scuole ed orfanotrofi.
La mostra offre dunque la possibilità di riflettere sul processo d'unificazione d'Italia, sul paese che sarebbe stato possibile creare, sulle opportunità non colte, sulle aspettative e le speranze tradite di una parte fondamentale di coloro che hanno combattuto per la sua costituzione.
Una riflessione che coinvolge la quotidianità sia in generale sui valori  espressi durante il Risorgimento sia in particolare sul ruolo della donna e sull'immagine non rappresentativa che di essa ancora troppo spesso si produce. Un'immagine che  stride con i valori di uguaglianza e libertà e soprattutto con quelli della giustizia e della democrazia.

Fabrizio Giangrande

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