Mars e Nestlé fanno un passo importante per proteggere i nostri oceani, cosa aspettano gli altri colossi dell’industria ittica?

Greenpeace 22 Mar 2017

Trasbordo di tonno in mare aperto, Oceano Indiano.


Grazie alle richieste dei consumatori, Mars e Nestlé – le due più grandi compagnie al mondo di cibo per animali – hanno deciso di prendere provvedimenti affinché nei loro prodotti non arrivi pesce catturato con attività che danneggiano il mare e i diritti di chi vi lavora. Proprio in questi giorni, le due compagnie si sono infatti impegnate a eliminare dalle proprie filiere di produzione una pratica controversa, quella dei trasbordi in alto mare, che permette ai pescherecci di trasferire le proprie catture ad altre navi in mare aperto – lontane da ogni tipo di controllo – e di continuare cosi a pescare per mesi senza tornare mai in porto. I trasbordi sono spesso associati a pesca illegale, traffici di pinne di squalo e, purtroppo, anche a gravi violazioni dei diritti umani dei lavoratori, letteralmente “intrappolati” a bordo dei pescherecci, come denunciato da Greenpeace Southeast Asia.

Mentre Nestlé ha deciso di mettere totalmente al bando tali pratiche, vietandone l’uso per le materie prime dei proprio prodotti per animali, Mars ha invece deciso di sospenderle fino a quando i suoi fornitori non avranno preso misure adeguate per garantire che tali pratiche non siano associate a problemi di pesca illegale e violazione dei diritti dei lavoratori. Negli ultimi anni numerose inchieste giornalistiche - condotte, tra gli altri, da Guardian, Associated Press e New York Times - hanno dimostrato come le filiere ittiche, e in particolare quelle del cibo per animali, siano drammaticamente "contaminate" da situazioni di lavoro forzato, traffici umani e altri abusi di cui sono vittime coloro che lavorano a bordo dei pescherecci che riforniscono i nostri mercati. Tra le aziende implicate, oltre a colossi come Mars e Nestlè, c’è anche Thai Union, il più grande produttore di tonno al mondo, presente in Italia con il marchio Mareblu, e fornitore di molti supermercati e aziende con prodotti ittici.

 

Solo un anno fa lanciavamo la sfida a Mars. E, grazie alle migliaia di richieste di chi ama gli animali e il mare, questa azienda aveva deciso di sviluppare un preciso piano di azione per affrontare i problemi emersi lungo le proprie filiere. Oggi, insieme a Nestlè, si propone come leader per cambiare l’intero settore, lottando contro una pratica così pericolosa. Cosa aspettano gli altri colossi dell’industri ittica a seguire questi esempi? Da mesi chiediamo a Thai Union di impegnarsi con forza per garantire che i propri prodotti provengano da una pesca sostenibile e priva di abusi. È ora che anche questo gigante della pesca mondiale bandisca da tutte le proprie produzioni pratiche pericolose come i trasbordi in alto mare, guidando l’intero settore verso pratiche più sostenibili.

 

Ogni ombra di violazione dei diritti umani, pesca illegale o distruttiva nei prodotti che tutti i giorni diamo ai nostri animali, o mettiamo nel nostro piatto, è inaccettabile. Stiamo distruggendo i nostri mari, e la vita di chi da essi dipende. Dobbiamo iniziare a consumare meno, evitare i prodotti che vengono da una pesca ingiusta e distruttiva, e scegliere con attenzione cosa mettiamo nel nostro carrello della spesa.

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