Il canto corale

Marina Pinto 30 Lug 2008

A tutti piace cantare in coro, è una cosa innegabile. Già la musica in generale avvicina e rende la comunicazione fra le persone più spontanea e diretta, ed in più il cantare è una pratica liberatoria, emozionante, divertente e, tra l’altro, semplice, tutti possono farlo. Quindi, che c’è di meglio del cantare in coro?


Questi gli aspetti diretti, ossia quelli che percepiamo nell’immediato quando proviamo o iniziamo a cantare in coro, ma non dobbiamo trascurare l’aspetto storico di questa pratica musicale, che è molto antico, diremo addirittura remoto.
Infatti il canto corale è una manifestazione musicale che appartiene a tutte le civiltà fin dalle più antiche, che ha accompagnato la vita associativa dell’uomo attraverso le più varie e diverse forme, come i canti di lavoro, di guerra, di caccia, i canti religiosi, cerimoniali, funebri, magici, propiziatori, eccetera… Non dobbiamo dimenticare che la voce è lo strumento musicale che nasce con l’uomo e dentro l’uomo, per cui la coralità è l’espressione musicale più vicina ad esso, ed attraverso il canto è la comunicazione verbale che si trasforma in musica per esprimere tutto ciò che non si può dire con le sole parole.

Nei tempi antichi, in occidente, il canto liturgico è stato per diversi secoli l’unica forma musicale esistente, derivante dagli antichi canti religiosi ebraici e tradotto nel canto gregoriano (dal nome del suo fondatore, Papa Gregorio Magno), ed in seguito (dopo circa 600 anni) esso trovò una forma meno liturgica ma più artistica con l’avvento e lo sviluppo delle prime forme polifoniche. A quel tempo le donne erano escluse dalla pratica del canto – sacro o profano che fosse – ed allora le parti acute erano affidate agli uomini che cantavano in falsetto (poi vennero i castrati, e la vocalità prese tutt’altra strada).
Ma dopo il tempo del Rinascimento, la musica corale si estese al di là della sola liturgia, e le parti corali presenti nei melodrammi e negli oratori si svilupparono secondo regole armoniche precise e perfette nel loro equilibrio, fino ad arrivare, con le opere di Vivaldi, Bach, e Handel, al massimo splendore, per poi giungere alle pagine sublimi di Mozart e Beethoven.

Ma, tralasciando l’opera musicale dell’età barocca (invero affascinante ma assai complessa nella sua costruzione), la pratica del canto corale non ha disdegnato gli ambienti ed i contesti popolari e tribali di tante e diverse parti del mondo. Questi canti infatti accompagnano da sempre il lavoro manuale, gli avvenimenti della vita sociale, i rituali religiosi ed i riti pagani, ed in ognuno di questi generi essi hanno sviluppato delle caratteristiche proprie e distinte.
Per esempio ci sono i cori polifonici e poliritmici della musica africana, le armonie di terze e seste della musica alpina e slava, i cori per seconde parallele per voci femminili tipici dei Balcani, i cori unisoni indonesiani e dell’Oceania, i massicci cori russi e quelli orientali che intonano melodie basate sui sistemi pentatonici, per non parlare degli innumerevoli cori amatoriali d’ogni parte del mondo il cui repertorio è vastissimo
.
Inoltre la musica corale occupa un posto rilevante nell’educazione e nella formazione d’ogni individuo, perché il coro è una vera e propria scuola che educa la persona ad interagire con gli altri membri del gruppo: fondamentale è, infatti, per un corista, il controllo della propria voce in relazione a quella degli altri, facendo in modo che essa si amalgami e non prevarichi mai sull’insieme. Ed ecco che ascoltarsi ed ascoltare sono due elementi fondamentali per chi canta in un coro.
L’attività corale è quindi altamente educativa, ha in sé una naturale e riconosciuta capacità psicoterapeutica e sa favorire il corretto sviluppo dell’equilibrio mentale ed il benessere generale, per l’evoluzione intellettiva dell’essere umano  e per fare in modo che esso possa far emergere tutte le sue potenzialità.

Cantare in coro è dunque una vera e propria disciplina, dove c’è bisogno di ordine, attenzione, concentrazione, controllo, cultura specifica, sensibilità e comunicativa, ed inoltre l’attività pratica esercita un notevole impatto emozionale su che canta e su chi ascolta.

 

Marina Pinto 

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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