Qual è l’atteggiamento nei confronti dei vaccini e delle misure di contenimento del Covid nella popolazione italiana?

Università degli Studi di Milano 14 Feb 2022


L’Università degli Studi di Milano, assieme all’Università di Messina, ha collaborato a un’indagine commissionata a BVA DOXA dalla Società Italiana di Medicina del Lavoro sulle opinioni rispetto al COVID-19, alle vaccinazioni e le misure di contenimento su un campione di 1000 persone dai 18 ai 74 anni rappresentativo della popolazione italiana, nel periodo dal 26 al 31 gennaio 2022.
Su mille persone dai 18 ai 74 anni, rappresentative della popolazione italiana, il 27.9 % del campione riporta di avere avuto il Covid, circa metà di essi nei mesi di dicembre 2021-gennaio 2022, ossia nella fase in cui ha preso il sopravvento la variante Omicron.
Nell’attività di contact tracing (71.3% dei casi) sono stati coinvolti attivamente anche i medici di famiglia e, per i contatti tra lavoratori, i medici del lavoro-competenti.

Ecco il campione da cui ha preso avvio l’indagine elaborata dal professor Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica presso l’Università degli Studi di Milano, assieme all’Università di Messina e coordinata da Doxa per conto della Società Italiana di Medicina del Lavoro. Secondo l’indagine, il 6% del campione - in larga parte attivo - non è stato vaccinato, ma soltanto il 3.8% riferisce di non avere alcuna intenzione di vaccinarsi. La maggior parte dei vaccinati (79%) era già convinto da solo di vaccinarsi, il 21% è stato convinto dalle norme governative, dal medico di famiglia e dal medico competente, oltre che da familiari e amici. Dopo l’adozione del green pass per i luoghi di lavoro, il 12% ha fatto tamponi ripetuti e metà di essi si è poi vaccinato.


Il 65% degli intervistati ritiene utile la campagna informativa governativa sul vaccino sui media. Quanto alla adozione del green pass rafforzato, il 78% è favorevole per bar, ristoranti, negozi, ecc., e il 75% sul luogo di lavoro. Il 76% è favorevole anche all’obbligo vaccinale negli ultra cinquantenni e il 73% a un lockdown ristretto ai non vaccinati. L’80% è favorevole a mantenere incentivazioni per lo smart working. Il 74% ritiene utili tamponi periodici per i lavoratori e il 94% le misure di sanificazione dei locali. Il 23% si è vaccinato contro l’influenza, circa il doppio rispetto allo scorso anno.


Dall’indagine emerge che la figura e il ruolo del medico del lavoro-competente sono conosciuti dal 70% degli intervistati, mentre per il restante 30% tale figura non è prevista dalla normativa. Circa un terzo degli intervistati ha anche avuto rapporti durante la pandemia. Il 29% degli intervistati riferisce di avere contratto COVID-19, corrispondente al 10% in più della percentuale ufficialmente registrata nella popolazione adulta. Considerando anche i casi asintomatici è probabile, quindi, che metà della popolazione italiana sia venuta in contatto col virus Sars-Cov-2. Circa metà dei casi di COVID-19 con sintomi clinici si è verificata negli ultimi due mesi, quando ha preso il sopravvento la variante omicron, estremamente contagiosa, ma fortunatamente meno severa per i vaccinati. Infine, dall’indagine è chiaro che il vaccino è stato accettato dalla quasi totalità della popolazione attiva, grazie anche al convincimento da parte dei medici competenti e dei medici di famiglia e la campagna vaccinale ha aumentato anche la vaccinazione anti-influenzale, contribuendo al controllo dell’epidemia influenzale stagionale. “I dati sono attualmente in fase di analisi più approfondita e di elaborazione, in previsione della preparazione di un lavoro scientifico” – spiega il professor Carlo La Vecchia – “Le misure di contenimento in atto godono del supporto della maggioranza della popolazione, sebbene circa un quarto degli italiani non sia del tutto o per niente favorevole”.

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