I sintomi neurologici nei pazienti COVID positivi possono manifestarsi come ictus nel 6% dei casi (il virus influenza profondamente i meccanismi della coagulazione), come alterazioni dello stato di coscienza (confusione, stato soporoso, ecc) nel 15% e come danno muscolare nel 19%. Altri pazienti presentano uno strano e persistente formicolio alle mani e ai piedi e sintomi da encefalite che possono portare anche alterazioni dello stato comportamentale con ricadute psichiatriche. “Nei mesi del lockdown sono aumentati gli accessi e i casi seguiti nel nostro reparto, soprattutto per quanto riguarda gli ictus, anche con sintomatologie severe per pazienti in giovane età - spiega Elio Clemente Agostoni, Direttore della Neurologia e Stroke Unit. Spesso il quadro polmonare di questi pazienti appare con interessamenti di carattere micro-embolico e questi contribuiscono ad aggravare la situazione generale e le condizioni neurologiche”.
Le conoscenze sulle sindromi da “neuro-COVID” si stanno affinando e tra l’altro si sta valutando la possibilità che una possibile via di accesso del virus al sistema nervoso centrale sia un danno a carico della mucosa olfattoria. Infatti, nei pazienti positivi per infezione COVID-19 si nota spesso la presenza di un’alterazione dell’olfatto che potrebbe rivelare un’infiammazione della mucosa nasale e conseguente danno delle vie olfattorie e portare quindi alla diffusione del virus all’interno del sistema nervoso centrale e dei nuclei respiratori.
Sempre nell’ambito neuro-COVID nell’Unità Spinale di Niguarda si è seguito un caso, l’unico documentato al mondo di lesione midollare dovuta agli esiti del COVID che ha indotto una paraplegia in un uomo di 69 anni con comorbidità per ipertensione e diabete. Il case report è stato pubblicato sulla rivista internazionale Spinal Cord Series and Cases. “La lesione midollare si è verificata 27 giorni dopo la comparsa dei sintomi COVID ed è stata conseguente a uno stato trombotico dovuta all’infezione" - spiega Michele Spinelli, Direttore dell’Unità Spinale. L’ischemia ha coinvolto un’arteria del midollo spinale con conseguente danno che ha portato allo stato di paraplegia. “Nei mesi del lockdown - aggiunge Spinelli - si è attivata una rete internazionale che ha permesso uno scambio di informazione a distanza tra le principali unità spinali del mondo. Un network utile per confrontarsi anche sulla gestione dei pazienti durante la pandemia, i ricoveri in questo tipo di strutture infatti richiedono i massimi standard di sicurezza”.