Roma sunu Senegal

 

L'integrazione tra popoli e culture differenti non è solo il pre-giudizio che deve influenzare le nostre politiche sociali e di sviluppo ma un valore da coltivare, proteggere e tramandare.

Seguendo questo percorso logico ed emotivo è stata allestita la mostra fotografica "Roma sunu Senegal" realizzata da Roberto Cavallini ed inaugurata presso i locali della Biblioteca del XV Municipio di Roma il giorno 13 dicembre.

L'inaugurazione della mostra è stata presenziata da Giovanni Paris, Presidente del Municipio ospitante, Annalisa Giannetti, Presidente dell'Associazione "Roma XVI con l'Africa", Sabina Pistone, Docente presso l'Istituto Federico Caffè.

 

 

Il percorso della mostra, che consta di 34 fotografie in bianco e nero, è il risultato, come ha spiegato Roberto Cavallini, Professore presso l'Università di Tor Vergata e critico fotografico, di un accurato lavoro durato oltre tre anni.

Un lavoro di osservazione realizzato all'interno della comunità senegalese del XVI Municipio di Roma e che ha visto come protagonisti i membri della comunità, i cittadini italiani, le scuole, le Istituzioni Municipali e le associazioni di volontariato.

Il risultato è "Roma sunu Senegal" ("sunu" nella lingua Wolof significa "nostro").

Un viaggio che, attraverso la forza evocativa delle immagini, ci proietta all'interno di una realtà allo stesso tempo tanto distante da noi  ma molto prossima. Una realtà parallela sulla quale non solo è conveniente, ma è giusto riflettere al fine di comprenderne l'enorme ricchezza.

Le fotografie, che raccontano scene di vita quotidiana della comunità senegalese a Roma, sono esposte seguendo l'ordine cronologico in cui sono state eseguite. In questo modo lo spettatore ha la possibilità di apprezzare a pieno il modo in cui il processo di integrazione si è sviluppato. Infatti mentre le prime foto del percorso espositivo ritraggono esclusivamente il ghetto, le successive fotografano i protagonisti nelle scuole, nei posti di lavoro o durante le pratiche sportive. Il percorso mostra dunque un crescente coinvolgimento della comunità all'interno del tessuto sociale della città. Immagini dal forte contenuto emotivo che testimoniano le paure, le gioie, le sofferenze e le delusioni di questo gruppo sociale.

Una mostra fotografica dunque dai forti contenuti e dalla duplice validità. Essa infatti da un lato scuote le coscienze umane portando alla luce un dramma comune in numerosi paesi. Dall'altro, il modo in cui la mostra è stata allestita dimostra che una vera integrazione è possibile.

Arginando le paure, combattendo l'ignoranza di cui intolleranza e razzismo si nutrono, è possibile invertire quella spirale di odio e violenza di cui i tragici avvenimenti avvenuti a Firenze proprio a scapito della stessa comunità senegalese sono evidente e preoccupante dimostrazione.

 

 

Fabrizio Giangrande

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Ultima modifica il Sabato, 23 Giugno 2012 21:49
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