Insomma un'impresa paragonabile alle piramidi, alla grande muraglia, al Colosseo, se riferite alle conoscenze tecnologiche del periodo in cui quelle meraviglie sono state realizzate.
E come tutte le straordinarie opere dell'uomo la sua realizzazione è stata tutt'altro che priva di difficoltà: in effetti sono passati ben 25 anni da quando, nel 1984, il presidente Ronald Reagan proponeva ai suoi alleati, Italia compresa, l'idea di realizzare una grande stazione spaziale orbitante, la stazione Alpha, la casa comune dello spazio. Sono gli anni dello shuttle (inaugurato nel 1980), l'anno in cui i sovietici sperimentano l'efficienza del loro Shuttle, il Buran, gli anni in cui l'Urss sta per lanciare la nuova stazione orbitante, la MIR, il cui primo modulo sarà messo in orbita nel 1986. Il disegno di Reagan prelude però a un nuovo mondo quello che deve a Reagan e a Gorbaciov la fine della guerra fredda.
Nel 1984 era un'idea, che trovò molti estimatori, tra cui gli italiani, i primi a credere nell'impresa, tanto da contribuire non solo come paese membro dell'ESA, ma prima di tutto in bilaterale tramite l'Agenzia Spaziale Italiana, tanto che al nostro paese si deve oltre il 40% del volume abitabile della ISS (International Space Station). Ma soprattutto i russi, come ormai devono essere chiamati dopo la perestroica e la dissoluzione dell'impero sovietico, la caduta del muro (1989), il tentativo di restaurazione (1991) la CSI (stesso anno) e poi l'avvento di Putin (1999). Appena l'anno prima la ISS aveva iniziato la propria realizzazione, mentre la MIR orbitava ancora, con astronauti che facevano record di permanenza nello spazio più per motivi economici che per scelta scientifica (tanto da essere oggetto di ironia in un famoso spot sui cambiamenti geografici dovuti alla fine dell'impero sovietico) a bordo di una stazione orbitante che doveva essere dismessa già da qualche anno ma che raggiunse il record di 15 anni di vita quando nel 2001 fu fatta deorbitare per inabissarsi nell'oceano indiano.
Insomma la ISS si muoveva su un piano di collaborazione internazionale mentre il mondo si disfaceva per come lo conoscevamo. E soprattutto la ISS nasceva dall'unione di due conoscenze ed esperienze: USA e URSS si erano divisi nelle scelte strategiche dopo la corsa alla luna. La NASA verso una navetta orbitante che facesse da vettore spaziale e stazione orbitante, lo shuttle; L'agenzia spaziale russa, Rosaviacosmos, faceva esattamente il contrario: forte dell'affidabilità della soyuz, puntava sulle stazioni orbitanti e la MIR, che con i suoi 15 anni di attività, ha evidenziato un livello di eccellenza paragonabile a quello che la NASA aveva raggiunto con lo shuttle.
E la ISS, in effetti, nasce come la summa di queste due grandi capacità, a cui si uniscono altre eccellenze, prima fra queste quelle italiane, che ha reso il nostro paese un partner molto peculiare.
Il 20 novembre del 1998 si lancia il primo modulo, lo Zarya, poi verrà l'americano Unity e nel 2000 lo Svezda che permetterà la permanenza a bordo di tre astronauti permettendone il suo utilizzo. Nel 2001 il primo modulo dell'ASI, Leonardo e il primo astronauta europeo, l'italiano Umberto Guidoni. Insomma la realizzazione di questa grande impresa si sta compiendo, ma non saranno poche le avversità che l'accompagneranno. Nel 2001, una commissione voluta dal nuovo amministratore della NASA, la commissione Young, stilerà un severo rapporto sull'impresa, ponendo dubbi sulla sua validità ma finendo per valutare che andare avanti sarebbe stato meno oneroso che fermare tutto. L'andare avanti però prevedeva un ridimensionamento parziale del progetto che creò qualche discussione visto che i partner, Italia compresa, si ritrovavano a dividersi un “appartamento” più piccolo di quello per cui avevano intrapreso i propri impegni finanziari.
Questo portò a trattative per compensare e riequilibrare i contribuiti e i ritorni. Ma a questa analisi, già severa, si aggiunse la tragedia dello shuttle del febbraio del 2003, che comporterà un ritardo nella realizzazione della ISS. Il suo completamento, inizialmente previsto tra il 2004 e il 2005 è ora fissato nel 2010, anno in cui lo shuttle dovrebbe andare in pensione, mezzo su cui è stata concepita la costruzione ingegneristica della ISS. Ora toccherà al nuovo presidente degli USA, Obama, decidere, con i suoi partner, se mantenere in vita la ISS fino al 2015 o protrarla al 2020 e sullo scioglimento di questo interrogativo l'Europa dell'ESA ha deciso di sospendere alcune decisioni strategiche.
Ma nonostante le difficoltà la ISS rappresenta un'impresa scientifica e tecnologica che non ha precedenti che ha già prodotto, in termini tecnologici, scientifici e finanziari molti più benefici degli oneri che sono serviti alla sua realizzazione. E molti, se non tutti, di questi benefici, saranno alla base dei nuovi successi umani nella conquista del cosmo.
Francesco Rea