Oltre a ospitare centinaia di miliardi di stelle, infatti, la nostra galassia contiene una miscela di gas e polveri, che è poi la materia prima necessaria a formare le stelle stesse. I minuscoli grani di polvere in essa presenti, pur avendo temperature bassissime, riescono comunque a emettere radiazione elettromagnetica, ma solo a frequenze inferiori a quelle della luce visibile – dagli infrarossi alle microonde. Nel caso in cui la conformazione dei singoli grani non sia sferica, si registrerà un’asimmetria nella radiazione da essi emessa: in particolare, sarà maggiore quella che oscilla parallelamente all’asse più lungo del grano. Di conseguenza, avremo luce polarizzata. Nella nuova immagine prodotta da Planck, le zone più scure corrispondono a quelle nelle quali l’emissione polarizzata è più intensa, mentre le striature indicano la direzione del campo magnetico proiettata sul piano celeste.
La banda scura che corre orizzontalmente al centro dell’immagine corrisponde al piano galattico. In esso, dalla polarizzazione emerge uno schema regolare, su grandi scale angolari, dovuto al fatto che le linee del campo magnetico scorrono prevalentemente parallele al piano della Via Lattea. I dati rivelano anche variazioni nella direzione di polarizzazione all’interno delle nubi di gas e polvere confinanti. Un fenomeno ben visibile in alcune forme aggrovigliate presenti al di sopra e al di sotto del piano galattico, laddove il campo magnetico locale è particolarmente disorganizzato .
I dati di polarizzazione galattica raccolti da Planck sono descritti e analizzati in una serie di quattro articoli appena sottoposti alla rivista Astronomy & Astrophysics. Lo studio del campo magnetico della Via Lattea non è però l’unica ragione che ha spinto gli scienziati di Planck a interessarsene. Celato dietro all’emissione di foreground della nostra galassia c’è infatti il segnale primordiale della radiazione cosmica di fondo (CMB), la luce più antica dell'Universo. Planck ha già prodotto una mappa dell’intensità della CMB con una precisione senza precedenti. Gli scienziati stanno ora cercando di misurarne anche la polarizzazione. Una misura, questa, che rientra fra gli obiettivi principali della missione di Planck, perché potrebbe fornire la prova dell’esistenza delle onde gravitazionali primordiali, quelle prodotte nell'Universo immediatamente dopo il Big Bang.
Chiara Di Mizio
Immagine: il campo magnetico della Via Lattea mappato dal satellite Planck. Credits @ ESA and the Planck collaboration