Continuità culturale ma distanza genetica. Il DNA antico sfida le convinzioni consolidate sullo stretto legame tra i fenici e le comunità puniche
Una ricerca condotta da un team internazionale e pubblicata sulla rivista “Nature” apre nuove prospettive di studio sulla formazione delle culture mediterranee.
Conosciuta come una delle culture marinare più influenti della storia, la civiltà fenicia emerse circa 3000 anni fa nel Levante, regione storica che si estendeva dal sud della Turchia fino al nord-est dell’Egitto comprendendo Siria, Libano, Palestina, Giordania e Israele. I fenici intrecciarono una vasta rete commerciale in tutto il Mediterraneo diffondendo la propria cultura, religione e lingua su tutta la costa. Nel VI secolo a.C. la colonia fenicia di Cartagine, diventata ormai indipendente dalla madrepatria, aveva formato un piccolo impero di comunità conosciute come “puniche”.
The most distant twin of the Milky Way ever observed
An international team led by the University of Geneva (UNIGE) has discovered the most distant spiral galaxy candidate known to date. This ultra-massive system existed just one billion years after the Big Bang and already shows a remarkably mature structure, with a central old bulge, a large star-forming disk, and well-defined spiral arms. The discovery was made using data from the James Webb Space Telescope (JWST) and offers important insights into how galaxies can form and evolve so rapidly in the early Universe. The study is published in Astronomy & Astrophysics.
Large spiral galaxies like the Milky Way are expected to take several billion years to form. During the first billion years of cosmic history, galaxies are thought to be small, chaotic, and irregular in shape. However, the JWST is beginning to reveal a very different picture. Its deep infrared imaging is uncovering surprisingly massive and well-structured galaxies at much earlier times than previously expected – prompting astronomers to reassess how and when galaxies take shape in the early Universe.
Una nuova tecnologia per la rimozione di contaminanti dall'acqua
Filtri basati sull'ossido di grafene, un nanomateriale in grado di rimuovere efficacemente contaminanti emergenti (EC) dall'acqua potabile
Sulla rivista Nature Water è descritta una nuova tecnologia basata sull’ossido di grafene e polisulfone, in grado di rimuovere efficacemente contaminanti emergenti dall’acqua potabile. Il risultato è stato messo a punto nell’ambito della collaborazione tra il Cnr-Isof e l’azienda MEDICA S.p.A.
Un’innovativa tecnologia di filtrazione dell’acqua basata sull’ossido di grafene, un nanomateriale in grado di rimuovere efficacemente contaminanti emergenti (EC) dall’acqua potabile: il risultato, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature Water, è frutto del lungo lavoro di collaborazione tra il Consiglio nazionale delle ricerche e l’azienda MEDICA S.p.A. finalizzata a integrare l’ossido di grafene (GO) in filtri per acqua a base di fibre capillari cave, per la cattura dei contaminanti.