Bioetica e ambiente: una sfida per la sanita' pubblica

Il rapporto tra etica e ambiente si è sviluppato in tempi assai più remoti di quanto non si creda comunemente. Già nella produzione letteraria dell'Ellade e ancor più in quella dell'antica Roma non mancano riferimenti significativi al problema della difesa dell'ambiente dall'aggressione degli insediamenti umani. Scriveva Seneca: "Non passerà molto tempo che non vi sarà più un lago in cui non si rispecchino i timpani delle vostre ville! Non vi sarà più un fiume le cui sponde non siano assediate dalle vostre residenze di campagna! Ovunque la costa del mare s'incurvi in una baia, getterete le fondamenta di un nuovo palazzo!".

E come non ricordare la lex Julia Municipalis del 45 a.C. con cui Cesare cercava di limitare il caos del traffico quotidiano, stabilendo un divieto (vigente dal sorgere del sole fino all'ora decima) di circolazione per i carri, che migliorò la situazione dell'inquinamento acustico nelle ore diurne creando però, nel contempo, i presupposti di uno strepitus rotarum notturno contro il quale si scaglieranno Orazio e Marziale. Indubbiamente, però, l'esplosione del problema  ambientale all'attenzione comune è da riferire all'allarme ecologico sviluppatosi progressivamente a partire dagli anni '50 (l'inquinamento atmosferico comparve per la prima volta come tema in un congresso nazionale d'Igiene nel 1954, a Venezia) e diviene pienamente avvertito negli anni '60 e, soprattutto, '70 (in Italia, un decennio più tardi) in conseguenza della spinta esercitata da movimenti e associazioni ecologiste sorti in quegli anni.

Diversi sono i versanti dell'approccio etico alle tematiche ambientali: dal rapporto tra singolo e ambiente a quello tra collettività sociali e politiche e ambiente, dalla tutela e conservazione di alcuni ambienti particolari o di alcune specie animali o vegetali al problema della ricerca di fonti d'approvvigionamento energetico compatibili con la tutela ambientale, sino al problema dei diritti delle generazioni future di fronte all'alterazione degli ecosistemi e alla compromissione degli equilibri ecologici.


Il dibattito bioetico al riguardo si è arricchito nel tempo di posizioni distinte e, a volte, contrapposte. Si può, ad esempio, individuare una corrente di pensiero "antropocentrica", ispirata alla visione religiosa e, in particolare, cattolica della vita e del mondo, secondo la quale non è consentito all'uomo lo sfruttamento dell'ambiente  inteso come spoliazione indiscriminata della natura finalizzata al piacere e al profitto. La gestione delle risorse naturali cui l'uomo è chiamato da Dio deve avvenire in modo responsabile e la libertà di cui gode l'uomo deve essere temperata dalla responsabilità etica che gli deriva dalla condizione di garante della conservazione dell'ambiente naturale.  Non va però ignorato come l'interpretazione letterale e radicale di brani delle sacre scritture abbia costituita un supporto culturale non indifferente al'affermazione di un'etica del rapporto uomo-ambiente fortemente sbilanciata verso un dominio esercitato dall'uomo in modo assoluto e spesso violento nei confronti della natura. E' però altrettanto vero che  l'evoluzione del pensiero cattolico sul tema del rapporto uomo-creato ha contribuito in modo non indifferente ad incidere su di una rinnovata sensibilità ecologica e quindi sul riconoscimento di un più ampio e completo novero di diritti per gli esseri viventi non umani. Riconosce, al riguardo, Adriano Bompiani che il pensiero teologico occidentale, sia esso protestante che cattolico, nell'epoca rinascimentale e moderna, esaltando la dimensione creazionista ha certamente influito nella considerazione del rapporto tra uomo e natura in modo da sottolineare con particolare rilievo la subordinazione di quest'ultima.  


Con il superamento della concezione razionalista cartesiana che, dal '600 in poi, aveva inteso il ruolo degli animali sulla terra come quello di vere e proprie macchine al servizio dell'uomo, unico essere pensante, si compie il primo momento di una evoluzione del pensiero scientifico e filosofico in direzione di una maggiore consapevolezza del ruolo di garanzia esercitato dall'uomo nei confronti della natura, piuttosto che di sfruttamento indiscriminato. L'etica kantiana, al riguardo, introducendo il concetto della "inopportunità" (ancora non si configura un vero e proprio dovere in tal senso) di compiere azioni crudeli verso gli animali, avvicina ulteriormente il pensiero dei filosofi alla meta di un riconoscimento ampio e completo dei diritti di tutti i viventi.
Al raggiungimento dell'attuale sensibilità verso questa sfera di problemi ed al superamento della precedente, angusta visione del rapporto uomo-natura  hanno contribuito non poco alcuni documenti del magistero cattolico che pongono adeguatamente in evidenza l'importanza di un' "etica della responsabilità"  nei rapporti con la natura (discorso di Giovanni Paolo II alle agenzie delle Nazioni Unite per l'ambiente, del 1985; enciclica Sollicitudo Rei Socialis; sessioni 1983 e 1988 della Pontificia Accademia delle Scienze).


Grande importanza ha avuto, in questo spostamento del baricentro nel rapporto etico tra uomo e natura verso posizioni più equilibrate, anche l'opera di Barry Commoner che, all'inizio degli anni '70, ha enumerato alcune regole ecologiche fondamentali tra le quali una, in modo particolare, ha colpito la suggestione del pubblico incidendo in modo significativo nell'acquisizione dell'odierno atteggiamento di sensibilità collettiva alle istanze dell'ecologia: ogni alterazione dell'ecosistema prodotta dall'uomo procura all'uomo stesso una sorta di debito nei confronti dell'ambiente, che, seppure in tempi più o meno lunghi, dovrà essere prima o poi saldato.
Un altro ambito in cui la riflessione etica sull'ambiente muove passi importanti e, se possibile, di fruizione operativa ancor più immediata per gli operatori della sanità pubblica, è quello della ricerca epidemiologica. Gli aspetti etici in epidemiologia sono molteplici: un primo aspetto è connesso al passaggio dall'acquisizione delle conoscenze all'attuazione di interventi di prevenzione, con i conseguenti possibili conflitti tra tutela della salute collettiva e difesa di interessi particolari. Altre dimensioni etiche meritevoli di approfondimenti nello specifico dell'epidemiologia sono rappresentate dai problemi di priorità ed equità che possono sorgere al momento della progettazione di uno studio epidemiologico. Produrre dati, infatti, su certi fenomeni anziché su altri presuppone valutazioni deliberative che possono essere oggetto di riflessione etica anche e soprattutto per le ricadute sugli interventi di prevenzione che possono essere realizzati (o non realizzati) in conseguenza degli indirizzi epidemiologici prescelti. Pietro Comba, uno degli studiosi italiani più accreditati in questo ambito, propone al riguardo un chiaro esempio: "Scegliere di fare uno studio sull'amianto, su cui si sa già molto, è diverso dallo scegliere di farne uno su di una sostanza che si sospetta pericolosa ma che non è stata ancora adeguatamente studiata. In questo esempio si può pensare che il primo tipo di scelta possa essere dettato dalla sicurezza di ottenere risultati o dalla sicurezza di ottenere dei finanziamenti, mentre il secondo potrebbe essere dettato dal dare valore alla ricerca di nuovi risultati oppure dall'interesse posto nella tutela delle persone esposte a quella sostanza. In questo caso, dunque, si riconoscono delle priorità diverse basandosi su valutazioni diverse, che possono essere anche etiche". Analogamente, osserva sempre Comba, l'attenzione etica può essere portata su problemi di equità poiché si possono progettare degli studi il cui fine sia rispondere a domande sull'esistenza o meno di differenze sociali rispetto alla mortalità o allo stato di salute di una popolazione determinata.


Da quanto esposto appare chiara l'importanza della riflessione sui problemi dell'approccio bioetico alle tematiche dell'ambiente, a maggior ragione per quanti operano nella sanità pubblica e sono chiamati ad un impegno costante e fortemente impregnato d'etica come quello a tutela dell'integrità degli equilibri ambientali. Nel novero dell'abbondante materiale bibliografico sull'argomento, merita una particolare citazione un documento del Comitato Nazionale di Bioetica (Bioetica e ambiente - 21 settembre 1995), tuttora riferimento importante per i cultori della materia e per gli operatori sanitari. Nelle quasi 60 pagine del volumetto, oggi scaricabile da intenet (www.governo.it/bioetica/pareri.html) sono contenute valutazioni e analisi la cui conoscenza può costituire la base di un bagaglio culturale di cui è opportuno che gli operatori di sanità pubblica non siano sforniti. Vengono infatti illustrati i contenuti teorici delle posizioni oggi prevalenti in materia di etica ambientale, cioè l'etica ecologista o dei diritti della natura, che riconosce l'esistenza di una questione ambientale per cui i comportamenti umani nei confronti dell'ambiente devono essere sottoposti alle leggi della biosfera; la posizione del rifiuto dell'etica che è diametralmente opposta e nega l'esistenza di una specifica questione ambientale, considerando l'etica del tutto irrilevante per la soluzione dei problemi ambientali; l'etica ambientalista che, pur riconoscendo l'esistenza degli aspetti etici nella problematica ambientale, non ritiene che l'ecologia sia in grado di fondare norme etico-sociali né, tanto meno, di condizionare le decisioni politiche in materia ambientale.
Il richiamo a principi-valore generali quali i principi di socialità, responsabilità, e sussidiarietà è considerato, dal CNB, fondamentale per indirizzare quei cambiamenti dei sistemi di produzione e consumo che consentano di evitare lo spreco delle risorse e le trasformazioni irreversibili dell'ambiente.


La descrizione, corredata da dati e stime, degli effetti dell'intervento umano sugli ecosistemi, l'analisi delle alternative possibili per la gestione di una corretta politica ambientale e una corposa parte (ben tre capitoli) dedicata al diritto e alla giurisprudenza con riferimenti alla normativa italiana, comunitaria e internazionale, concludono il documento che non manca di due consuete e utili appendici: la bibliografia e un glossario di termini ecologici.


Ciò che in definitiva emerge dalla lettura del documento del CNB e da una complessiva analisi dei problemi ambientali è che, a fronte della indubbia crescita di sensibilità individuale e collettiva verso i problemi della tutela dell'ambiente e del vivace dibattito bioetico sui riflessi del rapporto uomo-natura, ancora non è possibile individuare una normativa adeguata ai progressi di conoscenza e alla maturazione culturale dell'opinione pubblica. Il panorama legislativo nazionale, leggiamo nel documento, appare "caotico e ingovernabile" caratterizzato da un "groviglio inestricabile" di regimi giuridici che s'intrecciano e si scontrano. All'origine della complessità normativa, la molteplicità di criteri e di interessi che influenzano, incentivandola o ostacolandola, la produzione giuridica ambientale (qualità della vita, sviluppo, interessi fondamentali della collettività, valorizzazione del patrimonio naturale nazionale, tutela della salute). L'auspicio e soprattutto l'impegno che deve vedere in prima linea gli operatori di sanità pubblica riguarda, quindi, anche l'incentivo a una normazione adeguata ai tempi. Il CNB è assai chiaro al riguardo: "Questo settore della regolamentazione giuridica richiede palesemente un riordinamento di carattere generale che conferisca coerenza nei fini e certezza nei valori perseguiti, unite a un ripensamento delle direttive di fondo, alla luce delle giuste istanze ecologiche".

*Ricercatore nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - Roma


BIBLIOGRAFIA

Bompiani A. - Bioetica in Italia - Edizioni Dehoniane, 1992
Botti C., Comba P. - La ricerca epidemiologica su ambiente e salute: considerazioni sulle priorità e sull'equità - Dossier 3 Istituto Gramsci - 1993; 47-56
Comitato Nazionale di Bioetica - Bioetica e ambiente - 1995
Commoner B. - Il cerchio da chiudere - Garzanti, Milano, 1972
Mattai G. - Problemi ecologici e bioetici a confronto con l'esigenza di un nuovo modello di sviluppo - Rivista di Teologia morale (9), 1977, 36

 

Roberto Bucci

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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